Per la difesa e la riscossa proletaria contro l'offensiva borghese

Lavoratori italiani!

Sicuro d'interpretare non solo il sentimento degli operai comunisti, ma quello di tutto il proletariato italiano, che vede la minaccia di ore tristissime addensarsi all'orizzonte, il Comitato Sindacale del nostro partito ha rivolto la seguente comunicazione alle grandi organizzazioni sindacali nazionali d'Italia.

Comitato Sindacale Comunista

Alla Confederazione Generale del Lavoro

All'Unione Sindacale Italiana

Al Sindacato Ferrovieri Italiani

A nome degli operai comunisti e simpatizzanti per le direttive comuniste, che militano nelle organizzazioni sindacali italiane, vi presentiamo una formale proposta per un'azione di classe di tutto il proletariato organizzato, diretta a fronteggiare l'attuale critica situazione.

Le conquiste realizzate dai lavoratori italiani con la forza della loro organizzazione e attraverso memorabili battaglie sono poste in pericolo dall'atteggiamento aggressivo delle classi capitalistiche.

Mentre infierisce la disoccupazione, e continue serrate rovesciano sul lastrico migliaia di lavoratori che contribuirono ai favolosi guadagni realizzati negli ultimi anni dalla classe padronale, si delinea anche l'attacco alle condizioni di lavoro conquistate dal proletariato riguardo al livello dei salari, alla durata della giornata di lavoro, ai rapporti disciplinari con gli intraprenditori; e continua a imperversare la prepotenza di bande armate borghesi contro le sedi delle organizzazioni di classe e le esplicazioni dell'attività di queste.

Nei periodi di progressivo, se pur lento, miglioramento delle condizioni di vita del proletariato, si concepisce che si esplichino azioni parziali e di gruppi per limitate conquiste, e che da talune parti non si veda opportuno trasformare quest'azione graduale in una lotta d'insieme di tutto il proletariato, che, per conseguire più alte conquiste, potrebbe compromettere, in caso di vicende sfavorevoli, la saldezza delle posizioni già conquistate.

Qualunque sia il valore di quest'argomento, non si può più invocarlo quando le condizioni in cui vive il proletariato vanno modificandosi in senso peggiorativo, lasciando prevedere che il movimento, lungi dall'arrestarsi ad un prossimo stato di equilibrio, incalzerà sempre più, respingendo le masse lavoratrici ad uno stadio, che si riteneva superato da tempo, di depressione e di sfruttamento. In tali condizioni, le azioni dei gruppi di proletari isolati sono destinate a certa sconfitta; non conducono che a subire le imposizioni dell'avversario, e, con questo, a rendere nullo il valore sia dei conseguiti vantaggi di lotte precedenti, sia dei fortilizi che le organizzazioni costituiscono, se non s'intende portare la lotta al di sopra dei limiti delle singole categorie professionali ed aggruppamenti locali.

Per ciò fare – ed in ogni altra via tattica non vi è come sbocco che la sconfitta e la disorganizzazione – non ci si deve limitare allo stretto orizzonte delle questioni contingenti e particolari, ma si devono porre i chiari capisaldi di un'azione generale di tutto il proletariato, il quale dev'essere chiamato a difendere precise posizioni di massima, abbandonando le valutazioni di dettaglio di quella o di questa profferta avversaria, piccolo episodio della grande e generale offensiva padronale, che i primi successi renderebbero più audace.

Proponiamo, quindi, che le grandi organizzazioni, proletarie, che sono sul terreno della lotta di classe, impostino una grande battaglia proletaria, dichiarando che le questioni che oggi generalmente interessano tutte le categorie dei lavoratori sono elevate dall'organizzazione sindacale a questioni di principio, e che ogni concessione, anche limitata e poco estesa, su tali punti è rifiutata come creazione di un precedente il quale darebbe battaglia vinta agli avversari.

I punti precisi che la classe operaia dovrebbe, non chiedere, ma difendere sono, secondo le nostre proposte, i seguenti:

a) otto ore di lavoro;

b) rispetto dei concordati vigenti e dell'attuale valore globale dei salari;

c) rispetto dei patti colonici per i piccoli agricoltori;

d) assicurazione dell'esistenza per i lavoratori licenziati e le loro famiglie attraverso la corresponsione di un indennizzo proporzionato al costo della vita e al numero dei componenti la famiglia, tendendo a raggiungere il livello dell'integrale salario per una media famiglia operaia, gravando gli oneri sulla classe industriale per una quota parte dei salari, e per il resto sullo Stato;

e) integrità del diritto di organizzazione e riconoscimento di questa.

Elevare questi punti a questione di principio significa attuare lo sciopero generale nazionale di tutte le categorie organizzate degli operai e dei contadini, appena su un qualunque fronte delle organizzazioni di classe, per una qualsiasi categoria o in una qualsiasi zona le classi padronali intaccheranno le posizioni raggiunte dai lavoratori sui detti capisaldi.

Le organizzazioni nazionali del proletariato italiano sono da noi invitate; in nome della causa proletaria, a dare a questa proposta il loro consenso, consultando all'uopo i loro Consigli nazionali.

Noi proponiamo che questi discutano la presente precisa comunicazione, e – qualora la approvino – nominino immediatamente una rappresentanza pel comitato d'agitazione che sarebbe composto dalle organizzazioni sindacati nazionali.

L'importanza della nostra proposta non ha bisogno di ulteriori argomenti. Il dilazionarne l'attuazione vorrebbe solo dire ingaggiare più tardi la lotta in condizioni ancora più critiche delle attuali.

Il proletariato è minaccialo seriamente dalla miseria, dalla servitù, dall'abbrutimento, dalla fame.

Dovrebbe, esso, assistere al dissolversi lento dei suoi organismi di battaglia senza saggiare le sue forze tuttora formidabili, per sottrarsi al tetro avvenire che lo attende, nel momento in cui nemmeno la stessa classe padronale governante sa mostrargli come la sua acquiescenza si risolverebbe in una qualunque soluzione del terribile problema?

Ai grandi organismi sindacali delle masse operaie e contadine d'Italia la risposta.

Il Comitato Sindacale Comunista non aggiunge considerazioni intese a mettere in rilievo le speciali tesi della sua fede politica; esso si limita a dichiarare che i lavoratori comunisti, se la battaglia sarà ingaggiata, saranno al loro posto, nella lotta e nel sacrificio per la causa comune. Milano, 14 agosto 1921.

Il Comitato Sindacale del Partito Comunista d'Italia

Da "Il Comunista" del 21 agosto 1921.

Lavoratori d'Italia!

 

I comunisti, lanciando questa proposta e quest'appello assolvono un preciso dovere verso il loro programma e le loro finalità. Essi prendono chiaramente posizione di battaglia e dicono la chiara parola che scaturisce dalla loro dottrina e dalla loro tattica alle masse tormentate dall'incertezza e dalla esasperazione.

Quanto oggi avviene, col passaggio dall'apparente prosperità dell'immediato dopoguerra, che sembrava consentire al proletariato conquiste economiche che migliorassero la sua situazione nei quadri dell'attuale regime di produzione, alla crisi impressionante di tutto l'assetto economico, che viene a colpire unicamente e gravemente le classi lavoratrici, è la prova migliore di quanto affermano in tutto il mondo i comunisti. Nella situazione attuale non vi è la possibilità di realizzare compromessi, che concilino gli interessi anche di piccoli gruppi proletari con quelli dei capitalisti, con la sopravvivenza del sistema di produzione borghese.

La salvezza e la difesa degli operai da un domani senza pari peggiore dell'oggi, che sinistramente completerebbe gli strazi della guerra pur ieri finita, stanno nella battaglia a fondo, in cui il proletariato ingaggi a tempo tutte le sue forze, prima che esse siano paralizzate e disfatte dallo stesso imperversare della crisi.

Non può rifiutarsi d'intendere questo chi si dice amico della classe proletaria, chi non sia ligio agli interessi ed alla politica delle classi sfruttatrici.

Lavoratori d'Italia!

Il periodo dei miglioramenti e delle conquiste successive fu anche quello dei grandi e facili entusiasmi, che però non condussero, per ragioni che qui non è il luogo di esaminare, alla vittoria agognata.

Il periodo delle ristrettezze e delle avversità è quello in cui meglio e più sicuramente la vostra forza di classe troverà la via giusta per realizzare la comune emancipazione.

Lo stesso infierire su di voi, in tutti i campi e in tutte le forme, della classe avversaria, è segno infallibile della fine del dominio dì questa.

È nei momenti difficili che i forti temprano le loro forze, e che l'apparenza dell'entusiasmo cede il posto alla ferrea decisione di combattere e di vincere. Il morale del rosso proletariato italiano non è abbattuto. Il canto del trionfo morirà nella gola dei bianchi. Il proletariato cerca, nella stessa esasperazione del suo soffrire, le vie della sua riscossa.

Lavoratori d'Italia!

Questa via l'Internazionale Comunista ve l'addita: essa è nell'azione, nella lotta accesa su tutti i fronti, nella decisione di attaccare senza esitazione, poiché si combatte oggi per la vita o per la morte, poiché oggi – più che mai – sono vere le parole dei nostri maestri, che nelle battaglie di classe il proletariato non ha altro da perdere che le sue catene.

A voi ottenere dai vostri organismi di classe la virile parola di battaglia.

Avanti, contro le provocazioni e le aggressioni del capitalismo, per la rivoluzione proletaria!

Il CE del Partito Comunista

NB – Sia data la più larga diffusione al presente manifesto. La stampa comunista lo riproduca integralmente. Le nostre Federazioni, i nostri organi sindacali ed i gruppi comunisti lo diffondano in migliaia di copie e lo commentino alle masse.

Da "Il Comunista" del 21 agosto 1921.

Archivio storico 1921 - 1923