Gravità e vita nel cosmo (39)

I lettori che ricordano le nostre noterelle sulla "conquista" del cosmo hanno forse presente il senso delle nostre riserve sulla possibilità futura di portare uomini vivi fuori della Terra.

Quando i russi lanciarono il primo Sputnik subito discutemmo la sensazionale affermazione che l'uomo avesse fabbricato un corpo celeste. Pur trattandosi non di una "nave" con uomini a bordo, chiedemmo che il satellite artificiale avesse un periodo di rivoluzione superiore alla solita ora e mezza, e girasse ad almeno un raggio della superficie del pianeta, ricordando che la Luna gira in un mese ed è lenta: un chilometro solo al secondo, contro gli otto chilometri di tutti i satelliti.

Si trattò poi di mettere un uomo in viaggio col satellite e noi, mentre abbiamo sempre negato che i "cosmonauti" russi od americani "governassero" la rotta del loro satellite, proietto tanto passivo quando non è abitato che quando lo è, osammo dubitare (misoneisti!) che l'uomo potesse vivere in "assenza di gravità". Gli otto che ce l'hanno fatta a tornare a terra - cosa molto importante in pratica ma nulla in dottrina - ci avrebbero smentito. Ma noi abbiamo osservato che non si tratta di assenza della gravità, bensì di compenso totale tra la attrazione terrestre, quasi intatta, e una equivalente forza centrifuga. Ossia insinuammo che alla distanza paragonabile a quella Terra-Luna l'uomo morrebbe. Non ci basavamo sulle radiazioni radioattive, poi trovate imponenti e distruttive poco fuori del corpo fisico Terra, con la sua atmosfera.

Più volte abbiamo detto che le sette od otto orbite russo americane stanno tutte chiuse in un angusto "cunicolo" dai dati fissi, e quindi non provano ancora che si sopravviva se di poco se ne esce. Dopo l'ultimo volo di Schirra gli americani lo hanno valutato come il più riuscito e perfetto, ma hanno ammesso che il solo effetto delle sue manovre era di orientare un poco il suo abitacolo, mai di variarne l'orbita cui la legge di Keplero lo condanna, in velocità e in direzione della traiettoria.

È vero che tutti quei bravi giovani ne sono usciti vivi. Ma hanno fatto poco di diverso dagli animali da esperimento: non è stato ancora percorso il ciclo che per i veicoli aerei fu fatto dalla pecora, da Montgolfier, e dai dirigibilisti.

Secondo un articolo dell'Unità, il dr. Tibor Eghner è uno scienziato ungherese esperto in biologia cosmica, ed è molto al corrente dei programmi sovietici. Si sarebbe giunti alla conclusione che i viaggiatori nelle astronavi non ce la possono fare a stare senza gravità. La vita animale riesce possibile, nei limiti delle prove già note. Gli ultimi studi avrebbero dimostrato che "la psiche vuole la gravità perché il volo spaziale, a differenza di quanto si credeva prima (oh, oggi si aggiorna tutto non ogni giorno, ma ogni ora!), mentre la parte fisica dell'organismo se la cava con un minimo di adattamento, impegna l'uomo quasi esclusivamente sul fronte dei riflessi nervosi". Come parlate bene, messer lo esperto! Insomma, dopo faticosissimi allenamenti i piloti spaziali ce la fanno a vivere, respirare, bere e andare in bagno, ma pensare, ragionare, decidere, eseguire decisioni, è cosa che riguarda la psiche e, senza un campo di gravità, nulla da fare.

Allora se non si può negare che un uomo pensante possa stare altrove che su questa nostra Terra, e se non ci è stato provato che nella nuova sede lo si possa portare, risulta ammesso quanto noi scrivemmo senza essere esperti e nella nostra diffidenza infinita per il progresso tecnico di oggi: il corpo su cui sta l'uomo vivente e pensante, o una bestia del suo tipo, deve attirarlo con una gravità propria, dell'ordine di quella della nostra Terra. Se pensiamo che già la Luna, che ha il diametro di circa un terzo di quello della Terra, attirerebbe un ipotetico essere che vi passeggiasse con una gravità che è appena 0,17 della nostra, si conclude che una "astronave" o "isola spaziale" su cui si possa vivere, non risolverebbe il problema anche con dimensioni dell'ordine di cento chilometri.

Il nostro dottor Tibor annunzia una bella trovata: nelle astronavi vi sarà una gravità artificiale, ma non diretta verso l'interno. Si farà ruotare il veicolo su sé stesso con una certa velocità, e si desterà una forza centrifuga che permetterà ai passeggeri di stare in piedi sulla parete esterna con la testa verso il centro, soggetti ad una gravità pari a quella terrestre. Allora non solo potranno sopravvivere, ma acquisteranno le facoltà mentali.

La cosa non è affatto impossibile quanto alla creazione della necessaria forza centrifuga, lo diremo in un momento. Notiamo solo che questo esperimento è descritto come il solo che possa evitare la "nausea spaziale" che deriva dal fatto che il nostro cervello, fuori della azione della gravità, perde il senso tridimensionale dello spazio. Noi da principio citammo i famosi canali semicircolari dell'orecchio interno. Ora si ammette questo: "Gherman Titov ebbe sintomi che ricordano quelli del mal di mare; specie nella quinta e sesta orbita. Disse di aver avuto la sensazione di stare appeso al soffitto con la testa in giù". Orbene noi, non esperti e non introdotti a Mosca, per provare alla buona che senza gravità si muore, facemmo questa pedestre deduzione. Uno appeso per i piedi muore dopo poche ore per essere passato dalla gravità g a quella meno g. Uno messo nella gravità zero deve morire, sia pure in un tempo più lungo, avendo subito uno scarto della metà.

L'esperto dice che il senso rotatorio regolare e uniforme non dà vertigini (da bambino non avrà mai fatto il giro tondo!) e che dà fastidio un altro effetto: il beccheggio o rullio della capsula che si gira senza regola mentre corre sull'orbita di rigore; a questo si rimedierà con due giroscopi o meglio tre, solidali all'asse su cui il veicolo girerà in folle.

Il veicolo nuovo deve essere non sferico ma cilindrico, altrimenti ai due poli si avrebbe la forza centrifuga zero. Inoltre si deve evitare che i piedi del viaggiatore (o dei tre che pare la Russia annunzi) pesino molto e la testa meno o zero: la conquista o riconquista della psiche non la possiamo affidare ai piedi.

Se il diametro del cilindro fosse di m. 7,00 un uomo di 1,75 passeggiando in "scoperta" non darebbe di cozzo nelle teste degli altri, ma avrebbe sempre alla testa una velocità e una forza centrifuga minore. Il cervello avrebbe una gravità metà che sulla Terra, mentre i piedi la avrebbero pari, come mostra un calcoletto che omettiamo.

Ci pare di dover assegnare a questo cilindro rotante il diametro di quattordici metri, tecnicamente molto impegnativo. Allora alla periferia (suole delle scarpe) vogliamo una gravità come quella della Terra (9,80 metri per secondo). Per avere una pari forza centrifuga non occorre una velocità spaventosa: basta un giro completo sull'asse in cinque secondi, ossia quella che si chiama velocità angolare sarà circa 0,20 giri al secondo. La velocità lineare dei piedi risulta circa 8 metri al secondo. La testa gira su un raggio non di sette metri ma di 5,25, la velocità angolare è la stessa, ma quella lineare è minore di circa un quarto. La gravità artificiale negativa sarà inferiore a g, ossia appunto circa i tre quarti.

Lo scarto tenuto entro questi limiti ci pare tollerabile per la funzione del cervello. Ma non lo sarebbe se il cilindro fosse più piccolo.

Consideriamo che questo cilindro sia una vera macchina per il capogiro. Chi ci sia stato per ore ed ore, se sarà riuscito ad avere per qualche tempo i "riflessi nervosi", uscirà certo vivo forse, ma impazzito o incretinito.

Questo esperto ungherese ha scritto tuttavia una bella frase: "la gravità è l'archivio naturale di tutte le cose". Senza di essa non c'è gerarchia nei pesi o nei volumi. Come materialisti, sottoscriviamo. Fuori di questo archivio pesante non solo non possono stare le cose ma nemmeno la psiche, ossia la vita.

Il problema cosmo - vita - pensiero ha una chiave. La gravità.

Da "Il programma comunista" n. 21 del 1962

Note

[1] Le missioni lunari con equipaggio hanno portato complessivamente ventisette uomini sulla Luna (o nei pressi) i quali sono tornati un po' malridotti ma vivi.

[2] Nonostante gli psicofarmaci, il "sostegno da terra" di squadre psichiatriche, gli appositi programmi televisivi, le studiate comunicazioni con i famigliari, alcuni astronauti russi hanno dovuto interrompere la missione per cedimento psicofisico.

[3] Il disturbo vestibolare deriva dall'infrazione della regola di equilibrio per la cui salvaguardia si è evoluto il sistema interno dell'orecchio (vestibolo). La condizione di imponderabilità, il "girotondo", il beccheggio e il rullio provocano il noto "mal di mare" a causa dell'infrazione della regola. Invece la rotazione regolare di una stazione spaziale a ciambella come quelle viste su tanti disegni non sarebbe avvertita dall'equipaggio al suo interno. In essa si potrebbe riprodurre in teoria uno stato di ponderabilità simile a quello della Terra, tutto dipende dal raggio della ciambella e dalla velocità alla quale verrebbe fatta ruotare. I tre giroscopi cui si fa cenno fanno parte di un gruppo meccanico di alta precisione, montato su sospensioni cardaniche e onnipresente sui veicoli spaziali, chiamato, per analogia, sistema vestibolare. Da esso dipendono l'assetto tridimensionale e il suo mantenimento.

La cosiddetta conquista dello spazio