Gramsci a Pietro Tresso

Vienna, aprile 1924

Carissimo Lanzi,

ho avuto la tua lettera dell'11 e quantunque pensi di avere risposto, con la lettera che devi aver ricevuto, a molti punti ai quali accenni, tuttavia mi pare opportuno chiarirne meglio qualcuno.

Io non faccio questioni di maggior pericolo a sinistra che a destra. Per noi, nella attuale situazione, la questione concreta è quella di differenziarsi dalla sinistra, ecco tutto. Sono, sì o no, in questi termini i fatti? Ecco la domanda a cui bisogna rispondere e, dopo aver risposto, occorre tirarne tutte le conseguenze logiche che dalla risposta dipendono. Tu non hai voluto firmare il manifesto delle sinistre. Ma che cosa era questo manifesto? Era l'unico terreno che Amadeo riteneva possibile per continuare nella collaborazione con quella che dirò la nostra tendenza generale. Tu non hai voluto firmare il manifesto, così come ho fatto io; perché? Perché hai ritenuto che questo unico terreno fosse piuttosto una bottiglia. Ma allora cosa intendi fare? Quali suggerimenti offri? Delle frasi generali: il pericolo è maggiore a destra che a sinistra ecc. Questo può essere vero a lungo andare, cioè negli sviluppi ulteriori della nostra situazione. Ma oggi, immediatamente, bisogna spiegare alle masse del partito perché nella maggioranza sia avvenuta la rottura. Questa spiegazione tu non la puoi solo dare facendo la polemica contro la destra, ciò che sarebbe puerile ed avrebbe l'aria di un ripiego furbescamente ridicolo. Questa spiegazione la puoi dare solo facendo una polemica con Amadeo: non c'è scampo, non si può sfuggire a ciò, altro che ritirandosi nell'ombra e lasciando che gli altri tolgano le castagne dal fuoco. Entro quali limiti dovrà essere tenuta questa polemica? In quali punti del nostro gruppo siamo perfettamente d'accordo ed in quali invece non lo siamo? I punti su cui siamo d'accordo sono essenziali o secondari; offrono il terreno per un raggruppamento permanente e suscettibile di sviluppo oppure no? Ecco le questioni concrete che noi dobbiamo porci e alla soluzione delle quali tu non contribuirai se continui solo ad esprimere dubbi, timori, a vedere pericoli, a fare affermazioni generali.

Non so da quale mia affermazione tu abbia tratto la conseguenza che io voglia assimilare a destra ed espellere a sinistra. Ciò è fantastico. Per me il problema si presenta così: a destra non potremo mai espellere gli elementi anticomunisti, fino a che la destra si presenterà come un insieme apparentemente omogeneo nel sostenere e difendere il punto di vista del Comintern. Ecco uno dei punti su cui io mi baso per criticare la sinistra: aver lasciato creare una posizione simile, che nel quadro del "partito mondiale" è contro di noi. La minoranza infatti si presenta come la maggioranza internazionale e noi, che diciamo di essere per il partito mondiale, ci insacchiamo bellamente, a meno che non accettiamo il punto di vista di Amadeo del credo internazionale, dell'organizzazione rigida, ecc.: accettazione che ci salverebbe solo la faccia, d'altronde, perché nei congressi questo punto di vista sarebbe respinto come meccanico ed astratto. Io dico invece: bisogna spingere ed accelerare il processo di disgregazione che avviene nella minoranza, per cui essa viene a comporsi in due gruppi: Tasca-Vota che bisogna assimilare, e M. e Bombacci, che bisogna defecare. Non si può ottenere l'una cosa se non si cerca l'altra. Tasca è un uomo politico e non bisogna sempre pensare che gli altri sono disposti a lasciarsi sempre ammazzare politicamente per la nostra bella faccia. D'altronde il partito non è un club di amici cordiali che si sbaciucchiano ad ogni istante e si fanno continuamente dichiarazioni di stima fino al millesimo spaccato. Il partito è specialmente un organismo politico e da questo punto di vista bisogna sempre porre le questioni. Bisogna essere cauti? D'accordo. Ma che forma pratica deve assumere questa cautela? Ecco il punto. Consisterà nell'aver sempre il viso allarmato, nella diffidenza continua di carattere esteriore, nel piantar grane ad ogni passo? D'altra parte si risponderà con mezzi dello stesso calibro, con le insinuazioni, con le diffamazioni e il partito sarà nel suo insieme avvelenato dallo spirito di fazione e dalle questioni personali. La soluzione deve essere quindi politica e nella lotta politica devono trovare il loro equilibrio e la loro giusta fisionomia le diverse posizioni individuali.

Per la sinistra . Nessuna prospettiva di espulsione. Ma tuttavia occorre porsi chiaramente il problema di ciò che può avvenire se Amadeo spinge sino alle estreme conseguenze la sua posizione. Caro Lanzi, non io pongo artificialmente il problema: esso esiste di per sé e sarebbe criminoso non accorgersene, per le conseguenze che ne possono derivare. Penso che tu non ti renda conto sufficientemente che Amadeo non è un uomo di paglia, che fa dei bei gesti per i bei gesti: egli è fermamente convinto di ciò che pensa e può darsi non esiterà a spingere fino in fondo. Può darsi e non può darsi evidentemente. Ma noi dobbiamo sempre porci l'ipotesi peggiore per essere più vicini alla realtà. Che fare? Non abbiamo da scegliere, come pare tu creda. Dobbiamo organizzare il nostro gruppo in modo che qualsiasi atteggiamento Amadeo prenda, esso sia il meno dannoso per l'insieme del partito. Io penso addirittura che se Amadeo ha l'impressione di aver pochi seguaci, sarà più prudente e sarà anche possibile che egli lavori nel centro. E' un uomo pratico, non un Donchisciotte, e vuole che le iniziative diano dei frutti e non siano solo dei gesti.

Così non sono d'accordo con te per ciò che dici sulla disciplina, che mi pare sia concepita da te un po' meccanicamente e soldatescamente. Per imporre una disciplina bisogna possedere un centro forte che svolga una politica adeguata. Forse i casi Bombacci, M. ecc. sono di oggi e non esistevano invece anche nel '21 e '22? Perché allora non sono stati risolti? Ricordi l'articolo di Belloni pubblicato nel Lavoratore (sul Capitalismo di Stato) nel primo semestre 1923? Cosa si è fatto? Che provvedimenti sono stati presi? E non credo che ciò sia casuale, caro Lanzi. È invece da tener conto del fatto che Amadeo, in queste cose, era molto indulgente, perché dà loro poca importanza, mentre dà molta importanza alle questioni di organizzazione: ciò che dipende dalla sua concezione generale, secondo me almeno.

Spero di rivederti a breve.

Sardi

Arch. Felt.

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