Lettera contro il Comitato d'Intesa

Firenze, 21 luglio 1925

Cara Unità,

vorrai permettere a un umile bracciante dire due parole sulla crisi che attraversa il nostro partito riguardo ai compagni che avevano costituito il così detto Comitato d'Intesa.

Mi meraviglio che la nostra Centrale se ne sia accorta proprio ora della funzione che il predetto Comitato aveva da qualche anno facendo opera disgregatrice in mezzo alle nostre file.

Noi di Firenze ne avevamo abbastanza delle prove che esisteva un'altra centrale che impartiva degli ordini differenti da quelli che dalla vostra centrale venivano dati, e mi spiego: rivolgendomi al compagno di fuori che si trovava nella nostra città e che subì una vera e propria aggressione da un intellettuale bordighiano e col pericolo di compromettere il nostro movimento fiorentino, la Centrale doveva dare subito un giudizio di espulsione del suddetto individuo, non so ancora quali provvedimenti in proposito abbia preso l'esecutivo centrale. Io sono per una disciplina di ferro del nostro partito ma per tutti, non solamente per gl'umili operai che non si possono difendere come fanno i grandi uomini che componevano il Comitato d'Intesa.

Approvo i provvedimenti presi dalla Centrale ma non approvo gli ultimi dove la Centrale dice di reintegrare nei loro diritti del partito i così detti membri del Comitato d'Intesa.

Solo con disciplina può reggersi un partito rivoluzionario, così diceva il nostro Lenin.

W il Partito Comunista d'Italia

W III Internazionale

Tessera n. 17275 [Toni o Tom.]

Da APC, 306/43-45

Prima di copertina
La Sinistra Comunista e il Comitato d'Intesa

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