Bordiga ai compagni emigranti

Napoli, 8 febbraio 1926

Carissimi,

saprete le ragioni per le quali non ho scritto. Avevo però parlato a lungo a Milano con Lanfranchi sui problemi che vi interessano ed egli avrebbe dovuto scrivervi una lunga lettera. Se non lo ha fatto, apprendo però ora che lo farà Vercesi in risposta alle molte comunicazioni avute dalla Francia. Vercesi è stato al congresso italiano e con lui abbiamo parlato delle cose francesi sicché quanto scriverà corrisponde al mio pensiero.

Certo dobbiamo approfittare delle attuali possibilità di parlare in Francia. La parte generale delle nostre tesi, ampiamente completate al congresso, e che vi farò avere, potrà esservi utile. Bisogna poi pigliare posizione sui problemi francesi. Spero di avere modo di lavorare un poco per voi in questo senso. Sulle cose interne del partito francese sono giuste le critiche della destra di R. P. e del B. C., ma questi gruppi hanno il torto di farne la quistione di base, mentre noi dobbiamo evitare di porre alla base una quistione di carattere morale e procedurale. Del resto le critiche ai bolscevizzatori francesi, alla loro asinità disfattista e al loro livore di tirannelli in sedicesimo è la stessa critica che va fatta ai centristi di tutti i partiti e in ultima analisi al metodo di lavoro artificiale ed erroneo della Comintern, di cui abbiamo parlato apertamente al congresso.

Quanto alle basi politiche di quei gruppi: non possiamo che combattere apertamente quelli della R. P. per l'errore teorico sindacalista, e quelli della destra perché preconizzano una tattica di fronte unico politico a tipo brandleriano cogli opportunisti. Dobbiamo però dire che una tale tesi in se stessa è logica, come logica è la nostra di opporci ad ogni manovra coi socialdemocratici e i loro partiti, mentre la più assurda è quella ufficiale che non sa definirsi e copre di frasi estremiste il vero pericolo opportunista. Souverine e i destri compiono poi l'errore di far capire chiaramente che sono pronti a schierarsi con l'esecutivo di Mosca e a dichiararsi loro i veri leninisti, bolscevichi etc. purché Mosca colpisca alcune persone e offra alcune garanzie: noi non possiamo contentarci di questo, e sosteniamo che la critica deve raggiungere ed investire Mosca e i suoi metodi. Più rettilinei sono a tal proposito quelli della R. P., a parte la loro piattaforma completamente errata.

Bisogna lottare nel senso che la soluzione della quistione del P.F. non sia più cercata nei limiti della quistione "des postes" come sempre, e nell'avvicendamento di individui, gruppi, e coppie, alla dirigenza. Si deve porla come una quistione di elevamento della capacità politica del partito, che è rimasta allo zero iniziale di quattro o cinque anni fa nella coscienza teorica, nella capacità di azione e in tutto. Questo è possibile solo se internazionalmente si rompesse il trucco della immobilizzazione bolscevizzatrice. Non è solo quistione di permettere un congresso in tutta democrazia, come chiede la destra. Questo significherà che Mosca permette a un nuovo gruppetto di fregare gli altri che ora sono caduti in disgrazia, cogli stessi loro sistemi.

Naturalmente noi dobbiamo porre alcune tesi sulla situazione francese e i compiti del proletariato e del P.C. soprattutto in ordine alle quist. sindacali. Un P.C. deve avere eguale preparazione a lottare contro la tattica fascista e quella democratica della borghesia. In Francia è più pericolosa la seconda, sia per la situazione oggettiva, sia per le tradizioni dei difetti del partito. Il partito deve essere teoricamente rieducato in questo senso. La più assoluta indipendenza verso i partiti cartellisti e socialdemocratici deve essere assicurata. Le quistioni sindacali devono essere viste come quistioni che interessano il partito che interviene in esse senza preservativi. La situazione consente la formazione di un inquadramento sindacale serio del partito, ben più importante che le cellule, mentre la base organizzativa dovrebbe essere la territoriale, non però a scopi elettoralistici. Gli italiani devono essere contro i comitati antifascisti misti. Contro il fascismo francese il P.C. deve mirare ad assumere la direzione esclusiva della lotta sul suo terreno e coi mezzi diretti, denunciando il pacifismo di ogni altro partito come il vero ossigeno al fascismo nascente.

Mi pare giusto il dire che il fascismo in Francia non è maturo anche perché è mancata una vera grande minaccia rivoluzionaria nel dopoguerra. Bisogna illustrare per la Francia il gioco democrazia-fascismo in Italia visto da noi non come contrapposizione ma come necessaria preparazione e successione dialettica: vedi nostre tesi.

Il resto .... ad altra volta. Saluti carissimi a tutti voi

Amadeo

(Lettera di Amadeo, con firma autografa, a compagni dell'emigrazione francese.)

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