Alfa ad Onorio (9 luglio 1951)

9 luglio 1951

Ho certamente gradito il contributo delle osservazioni tue all'appello internazionale da me proposto, e ti rispondo subito sulle cose principali.

Prendo prima la tua osservazione relativa alla pag. 3. Domandi: proprio soltanto l'America tende ad assoggettare etc.? — Ma tu stesso hai riportato l'inciso mio; secondo la natura e la necessità di ogni grande concentramento metropolitano di capitale, di forza di produzione e di potere.

Dunque non solo l'America, ma ogni concentramento. Dove e quali nei successivi momenti storici tali concentramenti? Qui il punto. Portiamo in conto: territorio e sue risorse, popolazione, sviluppo della macchina industriale, numero del proletariato moderno, possessi coloniali come materie prime, riserve umane, mercati, continuità storica del potere statale, esito delle guerre recenti, progresso nel concentramento mondiale delle forze sia produttive che di armamento. Ed allora possiamo concludere che nel 1905 o 6 grandi potenze erano sullo stesso fronte o quasi, nel 1914 poniamo si fronteggiavano Inghilterra e Germania; oggi? Esaminati tutti quei fattori si vede che l'America è il concentramento n. 1 nel senso, oltre tutto il resto, ed oltre la probabilità di vincere in ulteriori conflitti, che sicuramente può intervenire ovunque una rivoluzione anticapitalista vincesse. In questo senso storico dico che oggi la rivoluzione, che non può che essere internazionale, perde il tempo se non fa fuori lo stato di Washington. Ciò significa che ne siamo ancora lontani? Okei.

Veniamo poi alla solita richiesta; analisi e definizione della odierna società russa. Ti sarà noto che penso che su tale punto si può e deve dire poco e con circospezione. È una elaborazione compiuta dal movimento in un lungo periodo, un dato nuovo della storia, il primo caso di rivoluzione che si rincartoccia in sé e sparisce; io do il contributo che posso e non credo che vi sia il sommo sacerdote che aperto il Talmùd al versetto così e così risponda così e così. Naturalmente ne dissi a Roma di più e ne andrò dicendo di più in "Prometeo", a tempo. Tu paragoni due cose che stanno su diversi piani: veramente preoccupa un poco tanto difetto di comprensione in tutti, poi tutti, e non faccio caso personale, si sentono spinti e predisposti a compiti di guida. L'appello ha un valore delimitativo, in certo senso negativo (come tutte le decisive proporzioni del marxismo che sono se non proprio negative almeno "alternative") serve a stabilire confini tra noi ed altri e tu lo dovresti chiamare "politico" con aggettivo che ti piace. Lo si legge in non molti minuti, a Roma, per varie ore, si trattarono problemi da un lato di analisi scientifica (direi ricerca, esame, analisi mi piace poco se pure è termine di moda) e poi dall'altro di prassi tattica. Per forza maggiore compiutezza e dettaglio insieme.

Vengo quindi alla Russia. Vorrei che quelli che collaborano a definire l'appello formulassero positivamente le varianti che propongono. La formula di fase monopolistica e capitalismo di Stato ti pare completa? t estremamente indeterminata. La si applica tanto al regime di Mussolini che a quello britannico odierno che a quello russo. Due vie diverse per arrivare a posizioni analoghe? Giusto, è un buon concetto di propaganda, ma per carità evitiamo le confusioni. In quello che dirò, non credere che io individui in quanto hai scritto gli errori che vado ad indicare; ma tu dovresti appunto proporre di dati argomenti una tua stesura; tu ed ogni altro che faccia osservazioni, lavoro che credo utile e che è ben diverso dal "materiale per tutta l'organizzazione" con relativi: fesso è lui, fesso è quell'altro.

Non è esatto che in una fase del capitalismo sia stata protagonista la borghesia classe e che nella attuale sia protagonista lo Stato. Classe e Stato sono cose e nozioni diverse e non possono passarsi la stecca. Anche prima vi era lo Stato e anche dopo vi è la classe. Lo Stato non è il protagonista dei fatti economici ma un derivato di essi; se non la politica sorge dall'economia ma l'economia dalla politica e dal maneggio del potere, muore la interpretazione marxista della storia (chi lo pensa lo dica chiaro!) e tornano in auge le vecchie teorie, nuovissime per i fessi, che la storia nasce dal desiderio di comando dei capi, e il desiderio di comando da quello di ricchezza.

Più o meno alla stessa fessata viene chi si domanda: nella prima fase i protagonisti del duello eran borghesia e proletariato, ora prendiamo la lanterna e andiamo alla ricerca del terzo… uomo. Una terza classe? non la si trova e allora si risponde: lo Stato, come se quello che cercava il terzo uomo dicesse: eccolo, è questo paio di pantaloni. Oppure si risponde: la burocrazia: ecco la nuova classe? Che diavolo vuol dire questo? Non so se tu avesti un mio scritto su questo: la burocrazia l'hanno avuta tutti i regimi di classe: essa non può essere "una classe". In linguaggio nostro la burocrazia è una delle "forme della produzione" mentre le classi sono forze di produzione, successivamente nella storia.

Conoscerai tra i miei testi (utilissimo che di essi si facciano critiche e si sollevino obiezioni) quello in cui dico che il capitalismo di Stato significa non un assoggettamento del capitale allo Stato, ma un ulteriore assoggettamento dello Stato al capitale.

Capitale — capitalismo — classe capitalistica o borghese — Stato capitalistico o borghese. Non facciamo pasticci. Ordine storico per ordinare le teste.

Una volta vi era già del capitale, ma non ancora il resto.

Questo capitale cominciò a concentrare forze di produzione (materie, uomini, macchine) e vi fu il capitalismo, ma lo Stato non era ancora borghese.

Poi vi fu la classe borghese, unione di tutti quelli che nel nuovo sistema produttivo capitalistico erano in alto, nello Stato in basso.

Questa classe prese il potere perché il capitalismo aveva bisogno per il suo sviluppo di forme ben diverse da quelle antiche. Si ebbe il nuovo Stato, la nuova burocrazia e via.

Marx, a prendere o lasciare, indica questo "postcapitalismo" (altra fessa parola di moda): il proletariato prende il potere e attua il socialismo.

A ciò si oppone lo Stato borghese, e la classe borghese.

Che cosa precisamente è la classe? Un insieme di persone? Detto male. È invece una "rete di interessi". Non ti è piaciuta la mia formula intreccio, incontro di interessi? Io vi vedo un saggio passo avanti mentre vedo poco nel gioco disordinato delle parole: capitale, Stato, burocrazia.

Quando le classi erano ancora caste e poi ordini coincidevano con gruppi fissi di persone (di famiglie). Dalla rivoluzione borghese, a dispetto del cardinale diritto ereditario, non è più così. Un pari di Francia non era nessuno oltre Manica. Un capitalista lo è ovunque.

Tutte queste elementari cose — di cui non ti descrivo come un avversario, meglio ripetertelo perché sei abbastanza angoloso — sboccano nella questione russa. Ammesso che non abbiamo dati (Marx poteva compulsare tutto il materiale del British Museum, fotografia fedele del capitalismo inglese, ma noi non possiamo stabilirci a Mosca ove troveremmo carte false) sulla definizione anagrafica della classe dominante russa, non facciamo un passo avanti colla famosa "burocrazia". Io ho già fatto molto assumendo esistere uno strato di intraprenditori senza proprietà titolare dei mezzi di produzione e forti beneficiari di profitto. Ma la burocrazia può essere anche come nei nostri paesi, uno strumento di costoro e dei loro grossi affari, come uno strumento di affari oltre frontiera.

La burocrazia governa e sbafa per sé sola? Ma che vuol dire questo? Lo Stato personalizzato in una rete di funzionari, la classe-Stato? Ohibò.

A noi, Monsieur de la Palisse. In capitalismo di Stato non vi sono che burocrati nella popolazione: anche l'operaio di officina è uno statale. Lo Stato-padrone, vecchia formula anarcoide.

Comunque in un testo come quello che volevo fare non è il caso di dire di più sull'argomento economico russo.

Ma tu mi dici: perché tutta l'artiglieria puntata verso occidente? Qualcuno può credere che in Russia la rivoluzione non si debba fare.

Accetto il rilievo: va detto qualche cosa per evitare questo grosso equivoco. Per difficile che sia il dare le leggi del processo di rivoluzione riassorbita, va detto che il processo successivo altro non può essere che la nuova rivoluzione di classe.

Mai ho detto o scritto o pensato diversamente. Ma diamo anche qui, sia pure male e con grande fretta e ad usum Onorii non "di tutta l'organizzazione" un poco di chiarimento. Hai ragione che i testi si devono fare: sotto a farli, invece che a litigare.

Né tu né io abbiamo le chiavi e le leve per scatenare la rivoluzione a Washington o a Mosca, e possiamo scegliere quale scambio dare alla storia.

La rivoluzione può cominciare dovunque, come nel 1917. Bene. Ma fu un atto di volontà o un prodotto della storia? Quali le circostanze? Regime feudale, disfatta militare, rottura tra Stato e classe borghese etc. ben noto. Ed allora dicemmo: "la rivoluzione mondiale può cominciare dovunque".

Bada che potresti essere lo stalinisteggiante proprio tu. È Stalin che dice: la rivoluzione proletaria russa nacque crebbe e vivrà qui essa sola.

La questione va quindi vista internazionalmente. Come nell'economia è internazionale quella "rete di interessi" che è il regime borghese, così in politica è internazionale la questione del potere. Nell'uno e nell'altro senso i caratteri si vanno precisando da un secolo ad oggi.

Ora il momento storico è questo: gli stalinisti impiantano tutta la propaganda sull'attacco all'America e sulla pace. Il proletariato li segue, è finora indiscutibile. Tu riconosci o almeno concedi che sia importante fare rilevare il pericolo di opporsi ad essi per considerazioni di liberalismo di persone o popoli, e non su base classista.

Si tratta non di limitarsi a tacciare di errori nel senso nazionale russo la politica stalinista, ma di far leva sull'anticlassismo della posizione: 1944: tutte le forze con l'America, scioglimento etc. — 1951 tutto contro l'America, per dire: avete tradito allora e, giustamente dici, da molto prima di allora.

È già molto audace (nella lotta contro la spietata diseducazione in cui concorrono occidente ed oriente) dire "politicamente": fatevi indietro che l'America così non la fregate, la fregheremo noi classisti, sarà fregata solo dal proletariato mondiale su base classista autonoma anche da voi.

È inutilmente bluffistico dire: prima vi mettiamo alla pari, non uno un millimetro prima dell'altro, e poi col colpo nostro vi sbirilliamo giù tutti e due colla stessa palla.

La sinistra si deve difendere dalla sciocca accusa di non vedere la storia e biascicare tesi astratte: deve provare che sono gli altri a non aver vista la storia.

Fermo restando che dopo la fase delle liberazioni nazionali ogni alleanza è spietatamente condannata si deve porre la spiegazione del restare in piedi del capitalismo in relazione non alla scoperta di ricette come il protagonismo dello Stato nell'economia, ma ai rapporti imperiali dei più grandi apparati industriali, e alla persistenza, non invasione nel territorio, non sconfitta delle guerre, degli apparati di Stato (comitati di delega degli interessi capitalistici giusta Marx, sia o non sia lo Stato gestore di aziende e botteghe) più continui e persistenti storicamente.

Indubbiamente il concentramento di potere di Mosca è anche un ostacolo che sbarra la via alla rivoluzione e lo è non solo come capitale della corruzione proletaria ma pure come forza fisica. Va detto chiaro.

Ma ha di vita solo 34 anni. Il territorio e il popolo sono miscugli di economie e tipi sociali.

Giappone e Germania sono a terra. Francia e Italia hanno subìto scosse tremende. La stessa Inghilterra è in crisi grave.

Ecco come vengo al chiodo America. Altri pochi anni e la polizia detta O.N.U. sarà efficiente a distanza di minuti in ogni punto del mondo.

Se possibile togliamo Baffone da Mosca e mettiamoci, per non sfottere nessuno, Alfa; Truman, che oggi ci sta pensando sopra, arriverà cinque minuti dopo.

Mi sono spiegato? Se così non è vuol dire che sto infessendo io pure. Mal di poco, per il mio convinto marxismo, a dialettica non volontarista. Ti farò anche quel papiello, non dubitare.

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