Newsletter n. 99, 25 settembre 2006

Crescita della forza produttiva sociale, base materiale per la società nuova

Un paradigma - generalizzabile - della potenza produttiva sociale può essere individuato nella cosiddetta legge di Moore: a partire dal 1964, ogni 18 mesi è raddoppiato il numero dei transistor nei circuiti integrati dei computer e quindi la loro potenza di calcolo. Da allora, il prezzo di produzione (valore di scambio) di un singolo transistor è diminuito di circa un milione di volte. In due milioni di anni di storia della specie homo non è mai successo nulla del genere. La sola Intel ha fabbricato l'anno scorso circuiti integrati con un numero di transistor pari a 10 seguito da 17 zeri. Se il reale valore di un capo di abbigliamento o di un elettrodomestico è ridicolo, quello di una merce ad alto concentrato di tecnologia come un comune telefonino lo è ancora di più. La crescita della potenza produttiva sociale ci ha già mostrato il "passaggio dal regno della necessità a quello della libertà", resta la barriera di una sovrastruttura politica che deve essere abbattuta.

Diserzione crescente nel cuore del sistema

I soldati americani da mandare in guerra ormai scarseggiano: aumentano le diserzioni, giunte a 40mila negli ultimi sei anni, come ammete il Pentagono (ma è lecito pensare che siano molte di più). Aumenta la coercizione dei reclutatori, che arrivano a falsificare i documenti d'ingaggio, anche quelli sulla salute, per rendere abili reclute altrimenti scartate. Il Washington Post ha reso pubblico un dossier dell'Ufficio Governativo Contabile americano secondo il quale le irregolarità nell'arruolamento di nuovi soldati da inviare in Iraq e in Afghanistan sono salite dalle 4.400 del 2004 alle 6.600 del 2005 (+50%), mentre gli arruolamenti sono scesi in generale da 250.000 a 215.000. Le prime crepe nella guerra globale americana iniziano ad aprirsi proprio sul fronte interno.

2002: L'importanza del movimento americano contro la guerra

Gioco pericoloso di Chavez

Il Venezuela ha stretto nuovi accordi di cooperazione economica e commerciale imperniati sul petrolio. Con la Siria dovrebbe essere fondata un'impresa bi-nazionale per la produzione e raffinazione del greggio e rafforzata l'integrazione commerciale e tecnica. Con la Cina vi è l'impegno a triplicare l'esportazione di petrolio nel giro di tre anni, con l'applicazione di uno sconto di 3 dollari al barile per le spese di trasporto. La Cina è infatti alla disperata ricerca di energia per sostenere il suo persistente e sostenuto sviluppo economico. Solo nel mese di luglio, la sua domanda di petrolio è salita del 12,2%. Gli Stati Uniti restano il principale acquirente del petrolio venezuelano ma è chiaro che Chavez ha avviato un gioco assai pericoloso che non potrà lasciare indifferenti gli States.

2004: Petrolio
2005: Sindrome cinese

Il lato oscuro del dragone

La conflittualità sociale cresce in Cina. Si moltiplicano ad esempio le fughe di notizie sul Guangdong dove da almeno due anni scoppiano scioperi selvaggi, illegali e spesso repressi duramente dal governo. Naturalmente le tensioni esplodono proprio dove si è creata una situazione di "piena occupazione" e i lavoratori rivendicano miglioramenti nelle loro condizioni di vita. Un primo risultato delle lotte è stato l'aumento del salario minimo legale di un 20% in tutta la provincia. A Shanghai, che già aveva i salari più alti della Cina, l'aumento è stato del 9%. In USA la Federal Reserve è allarmata da una simile situazione sociale, che rischia di mettere in discussione un rapporto capitalistico per ora assolutamente complementare: proprio mentre scoppia la bolla speculativa immobiliare americana con il rischio di inflazione, l'aumento dei salari cinesi potrebbe far aumentare i prezzi delle merci esportate, che al momento sono un'importante voce anti-inflazione negli USA. Ricordiamo che la Cina finanzia il debito americano investendo da anni i suoi immensi attivi commerciali in Buoni del Tesoro USA, cioè sostenendo il dollaro; se una politica di espansione dei consumi interni cinesi dovesse comportare una diminuzione degli investimenti nella finanza del dollaro, risulterebbe assai peggiorata la crisi sistemica che parte dagli USA e sta coinvolgendo il mondo.

2002: Cina, polveriera del mondo capitalistico

Urbanizzazione della disperazione

Il rapporto delle Nazioni Unite, State of the World's Cities, ha annunciato che nel 2007 la popolazione dei centri urbani supererà quella delle aree rurali. Nel prossimo ventennio saranno soprattutto le città del "sud del mondo" a popolarsi ulteriormente. Ma, ammette la stessa ONU, cresceranno soprattutto le infami baraccopoli dove l'uomo è ridotto a uno stadio sottobestiale e i disastri naturali o artificiali hanno effetti devastanti sulla popolazione. Si tratta di un'urbanizzazione senza speranze, fatta di proletari costretti a migrare in città per fuggire dalle carestie e dai conflitti. Già oggi il 61% della popolazione urbana africana vive in bidonville. Una condizione condivisa da circa un miliardo di persone tra Africa, America Latina e Asia. Nella sola Bombay, ad esempio, sono ammassati nelle bidonville 18,3 milioni di persone, "più degli abitanti della Norvegia".

2002: La dimora dell'uomo

Contro-informazione e terrore di stato

Quelle che Lenin chiamava "sistematiche campagne di denuncia" stanno diffondendosi spontaneamente sul Web, attraverso nodi più o meno attivi e più o meno "alternativi". Insomma, il sistema capitalistico sta criticando sé stesso. Il metodo di dare le notizie è in molti casi quello dell'amplificazione, cioè dell'assemblaggio di molte piccole verità per ottenere un grosso "overmeaning" (sovrassignificato). Questo comporta inevitabilmente diversissimi gradi di affidabilità delle notizie, ma in generale si ha la possibilità di valutare il grado di degenerazione ragginto dal sistema. Purtroppo la contro-informazione rientra perfettamente nei piani di guerra di tutti i Governi. Tant'è che il Pentagono ha varato una sotto-dottrina militare per l'utilizzo bellico di Internet e dell'informazione che vi circola. Gli Stati Uniti non possono mandare venti milioni di soldati a controllare il mondo: Guantanamo o le prigioni irachene servono appunto come monito affinché si sappia a cosa si va incontro se si decide di pestare i calli a Zio Sam. Perciò ogni informazione che non si basi decisamente sul superamento del sistema, e si limiti a sospirare moralisticamente per un capitalismo più "giusto", finisce oggettivamente per fare da amplificatore al terrore borghese, e chi la propaga deve rassegnarsi ad essere utilizzato da tutte le intelligences del mondo.

Guerra sociale sia sul piccolo che sul grande schermo

La produzione televisiva e cinematografica americana riflette, deformata ma chiara, l'immagine di quanto sia mostruosa quella società, che ha il suo simbolo nel mondo "Wasp", cioè bianco, anglosassone e protestante, intriso di odio sociale e voglioso di violento scontro classista. Gli sceneggiatori di Hollywood diventano così, inconsapevolmente, gli Shakespeare del XXI secolo, differenziandosi dalla maggioranza degli europei che riescono a produrre poco o nulla di realistico rispetto alle tragedie capitalistiche. L'angoscia invece tormenta gli Stati Uniti, sempre più in un'atmosfera da "caduta dell'Impero", con un proletariato ormai composto prevalentemente da latinos, asiatici, neri… che invade le metropoli. Mettersi a cercare il pelo nell'uovo nelle sceneggiature hollywoodiane, criticare quel loro fermarsi a metà nella denuncia sociale per risolvere tutto in movimentati finali alla western o mielosi happy end, sarebbe sciocco: quel che conta non è l'intenzione dichiarata, ma il fatto che ognuna di esse è costretta a registrare una realtà, anche nel caso di una qualsiasi soap opera. Il cinema è dinamica sociale, se poi la CIA e i produttori suggeriscono i finali edificanti poco importa, l'essenziale è che televisione e cinema "di intrattenimento" non possono che registrare il dramma sociale americano con efficacia maggiore di qualsiasi saggio sociologico.

Newsletter