Newsletter numero 166, 15ottobre 2010

Instabilità strutturale del Capitalismo

Il capitalismo è nato sottomettendo il Capitale allo Stato e morirà dopo aver sottomesso completamente lo Stato al Capitale. La Cina è ancora nella prima fase ma si è già abbondantemente finanziarizzata. Ostenta ancora la sua potenza industriale di fronte al mondo, ma la sua sovrapproduzione di merci non può che essere sovrapproduzione di capitali. I quali in parte sono stati trasformati in dollari, tra bond americani e riserve valutarie, in parte sono penetrati in Africa e Sudamerica con progetti di sviluppo e accordi commerciali sulla base dello Yuan e delle valute locali. Adesso si affacciano in Europa investendosi in titoli sinistrati e perciò ad alto rendimento (Spagna, Grecia, Irlanda) e in infrastrutture, soprattutto portuali (Grecia, Portogallo, forse Italia). Essendo per adesso impossibile una generale guerra rivitalizzante, gli Stati Uniti abbozzano un inconsistente protezionismo. Ma è come spararsi sui piedi.

2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio

Out of Control

Mentre i Talibani attaccavano la macchina logistica che rifornisce il contingente occidentale in Afghanistan, il segretario generale della NATO richiedeva al Pakistan di facilitare il transito ai convogli dell'ISAF verso il paese occupato. C'è da domandarsi a quale autorità statale faccia riferimento la NATO, visto che il Pakistan è quasi interamente un paese fuori controllo. Al suo interno vi sono troppe forze concorrenti perché ci si possa aspettare una risposta univoca. Una delle risposte è ad esempio arrivata pochi giorni dopo con un altro attentato ai convogli NATO. La peculiare posizione geografica fa del Pakistan il perno strategico dello Heartland, e la sua situazione sociale lo rende ambìto alleato o detestabile nemico per chiunque voglia avere influenza in quell'area.

2001: La svolta

Dong Feng 21D

Eredi dell'Inghilterra imperialista e navale, gli Stati Uniti fondano la loro potenza sul controllo degli Oceani. I vascelli inglesi furono fondamentali per numero e qualità tecniche, mentre oggi la portaerei rimane l'arma regina della politiguerra americana. Ma è una mastodontica e costosa città militare galleggiante, sempre più vulnerabile. Tra le armi in grado di sconvolgere lo statu quo c'è un nuovo missile cinese, il Dong Feng 21D. Esso pare in grado di superare i sistemi di difesa aeronavali. Ha una gittata di 1500 Km, quindi può essere lanciato da terra senza che occorra portarlo vicino al bersaglio con aerei o navi. E siccome le armi sono merci come le altre, anche il neo-missile avrà il suo mercato internazionale. E' la prima volta che gli americani, scorazzando con le loro portaerei davanti alle coste altrui, sono messi nella condizione di non essere più troppo sicuri.

1957: L'imperialismo delle portaerei
2003: L'invasione dell'Iraq e la "questione militare"
2009: Accumulazione e serie storica

A chi arriva primo

Lo scioglimento dei ghiacciai dell'Artico preoccupa gli ecologisti, ma gli Stati si preparano a trarne vantaggio. La legge di Archimede dice che non salirà il livello del mare e al massimo ci sarà un po' meno concentrazione salina. Orsi e foche traslocheranno, ma su quei fondali ci sono grandi risorse che diverranno accessibili. Si libereranno nuove rotte commerciali (le navi cinesi risparmieranno 6.000 Km da Shanghai ad Amburgo) e saranno messi in discussione gli attuali equilibri riguardo al controllo dei mari. Stati Uniti, Canada e Russia stanno già gareggiando in velocità per una nuova diplomazia marittima. I toni non sono proprio tranquilli. La Russia si sta dimostrando la principale protagonista: ha piantato bandierine sui fondali, ha regolato i confini artici con la Norvegia, insomma, non perde occasione per marcare il territorio. Il riscaldamento è globale davvero.

1999: Globalizzazione

Si sgretola la favola dell'interesse nazionale

C'era una volta il mito della partecipazione proletaria alla ricchezza prodotta. Ma la cosiddetta prosperità generale era una mistificazione. Soltanto lo slancio ricostruttivo postbellico ne aveva prodotto la parvenza, non certo le qualità "progressive" del capitalismo. Cresceva il salario, ma molto meno del profitto. In ultima analisi l'unica legge sempre in atto era (ed è) quella della miseria relativa crescente. Oggi la crisi rende ridicola ogni propaganda sul benessere universale. Persino la lotta "per i diritti e per il salario" suona incongruente di fronte alla catastrofe che si avvicina.

1996: Necessità della lotta di classe

Le solite novità

Joel Kotkin, un geografo-economista americano, ha esposto una teoria rivoluzionaria: i vecchi confini delle nazioni sono solo un retaggio inutile e dannoso, il mondo dovrebbe essere riprogettato. L'Italia dovrebbe ad esempio far parte di una federazione di "Repubbliche dell'Olivo", la Germania dovrebbe capeggiare una nuova Lega Anseatica dalle Alpi al Baltico, la Turchia ingloberebbe l'intero Turkmenistan asiatico, ecc. Altro che Miglio, co-fondatore della Lega, che vagheggiava solo macroregioni europee. A parte il vago sentore tribale di questa operazione basata sul retaggio etnico, non sarebbe male dividere per dieci o per venti l'attuale numero di Stati e quindi le divisioni fra proletari! Nel frattempo più dei professori fanno scuola i Balcani.

1953: I fattori di razza e nazione nella teoria marxista

User Generated Maps

L'umanità è ormai pronta a rovesciare l'uso convenzionale dei suoi strumenti più sofisticati e ad indirizzarli a fini diversi dalla semplice conservazione del capitalismo. Mentre si dispiegavano i soccorsi per il terremoto ad Haiti gli abitanti dell'isola si appropriavano delle mappe satellitari, nate ai fini del controllo militare, arricchendole di piccoli particolari locali con l'aiuto di cellulari, sms, semplici schemi a matita, fino all'autogenerazione di una mappa generale dettagliatissima di luoghi e situazioni. La struttura internazionale di soccorso s'è vista così regalare uno strumento operativo che nessun organismo ufficiale al mondo avrebbe mai potuto realizzare. In uno dei momenti di massimo stress del sistema è emersa come per incanto la potenza del cervello sociale.

2000: Il cervello sociale

Televendite

C'è un bel dire "famiglia". E ovviamente "donna oggetto", millenaria "cosa" di disponibilità comune, accessibile, che non può negarsi, che si può possedere, usare, prestare, da quando le società patriarcali sono anche diventate classiste e proprietarie. Merce, è la parola appropriata e aggiornata. Da strangolare se non s'immedesima nel ruolo di bambola gonfiabile. Merce ancor più quand'è cadavere, che scuote l'auditel e amplifica lo share nel tripudio mediatico cui sono chiamati opinionisti, preti, esperti di marketing. Non inganni qualche considerazione politically correct ben calibrata in regia: l'utilizzatore finale, il pubblico pagante, imbambolato davanti al teleschermo, si indigna, commenta... e dimentica. Non legge che nella pagina economica del giornale, fra le fitte righe delle tabelle, c'è scritto: "Oggi a Piazza Affari, sangue di Sarah, + 3 punti e 1/4".

1912: Socialismo e femminismo
2005: Una vita senza senso

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