Newsletter numero 177, 13 settembre 2011

Caro lettore,

la nostra newsletter aveva superato in giugno i 5.000 abbonati, numero ormai incompatibile con il vecchio metodo usato per la spedizione. Nell'adottarne uno nuovo abbiamo fatto una verifica generale degli indirizzi. Alcuni sono risultati non più attivi e altri perennemente senza riscontro, soprattutto quelli ricavati per reciprocità dalle comunicazioni "istituzionali" ricevute (gruppi, sindacati, partiti, redazioni, ecc.). Cancellando senza remore abbiamo ricavato una mailing list di circa 4.000 destinatari individuali ai quali confidiamo di spedire la newsletter solo perché veramente interessati. Come sempre, invitiamo i nostri lettori a interagire con i nostri postmasters e a segnalarci eventuali nuovi abbonati.

11 Settembre 2001-2011

Dieci anni fa l'attacco al Pentagono e al World Trade Center scatenò in un primo momento la caccia al "terrorista", ma nel giro di poco tempo il governo americano si comportò come di fronte a un atto di guerra. In questo ci fu una certa logica. Non tanto perché questo bombardamento atipico avvenne in un clima di "guerra santa", islamica e crociatista, quanto perché gli Stati Uniti potevano rispondere solo con la guerra. Di cui essi per primi avevano sempre avuto strutturalmente bisogno. La giustificazione teorica e l'obiettivo da colpire vennero di conseguenza, con il materiale dispiegamento di quella guerra "senza limiti" che avrebbe portato all'invasione afghano-irachena ma che era partita da molto più lontano, dalla Corea, dal Vietnam. L'inutilità militare della nuova crociata in quanto tale divenne evidente proprio mentre essa dimostrava la sua necessità imperialistica. Tutta l'attenzione fu convogliata dall'immane macchina propagandistica su bersagli facili che però la dinamica degli eventi rendeva assolutamente secondari come "parametri" bellici: bin Laden e il proto-esercito dei Talibani, Saddam Hussein e le inesistenti armi segrete. In effetti tali personaggi fino a poco prima sul libro paga di Washington, furono liquidati senza pietà all'interno dello stesso gioco di dominio. Con centinaia di migliaia di civili inermi massacrati.

2001: Von Clausewitz contro Sun Zu
2001: La guerra planetaria degli Stati Uniti d'America
2001: La svolta (dopo l'attacco agli Stati Uniti) - The turning-point (after the attack 9/11)
2001: La guerra e la classe
2001: Super-imperialismo?
2003: Teoria e prasssi della nuova politiguerra americana

Quantità e qualità

Il governo siriano sulle rivolte: "combattere i fuorilegge e i criminali che terrorizzano la popolazione è un dovere". Il governo inglese fa eco: "questa è criminalità pura e semplice, che va fronteggiata e sconfitta con ogni mezzo". Anche il governo egiziano aveva chiesto "ai cittadini onesti e leali di affrontare i traditori e i criminali e di proteggere l’onore dell'Egitto". Il governo francese non si era espresso diversamente con la "canaglia" delle banlieues. L'ondata di rivolte sociali che ha investito mezzo mondo, dalla Francia alla Cina, dalle Americhe al Nordafrica, unifica le reazioni dei governi, ma anche strumenti ed esperienze di lotta. Una "criminalità" come questa che si fa globale non è semplice sviluppo di scenari possibili entro uno statu quo ma preannuncia la fine di esso.

2011: L'Egitto in rivolta al centro di un ampio marasma sociale
2005: Nous les zonard voyous
2005: La banlieue è il mondo

Traguardi del Capitale

Quarantacinque milioni di americani vivono nell'indigenza totale, dimostrando l'estinzione della cosiddetta middle class di cui oltreoceano si andava tanto fieri. Sulla sponda europea, dodici milioni di inglesi sono al di sotto della soglia ufficiale di povertà. In percentuale sulla popolazione una cifra ancora più alta. E con un risvolto agghiacciante: i dodici milioni più poveri vivono in media sette anni meno dei dodici milioni più ricchi. E' un bel paradosso: l'Inghilterra aveva imprestato Keynes all'America per rivitalizzare il capitalismo dopo la Grande Depressione, finendo col sancire il dato di fatto della statalizzazione (cioè fascistizzazione) dell'economia, già operante in Italia, Russia, Germania e Giappone. Comunque le politiche del welfare, pur inventate sul continente europeo, diventarono sinonimo di economia anglo-americana. I fascisti persero in guerra, ma il fascismo vinse in economia politica... finché il modello keynesiano andò in crisi proprio a partire da America e Inghilterra. Il tentativo di ritornare al capitalismo senza freni ha portato ai risultati che abbiamo sotto agli occhi. Non si può far girare indietro la ruota della storia e non si può nemmeno instaurare un fascismo mondiale, le borghesie concorrenti hanno radici nazionali.

2009: La crisi storica del Capitale e la "nostra" teoria dell'imperialismo

Santa democrazia

Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, vincitori e vinti, occidentali e orientali, trattano la democrazia come una merce d'esportazione. Per quasi mezzo secolo la democrazia liberale da una parte, quella socialista dall'altra, si sono guardate in cagnesco. Nel frattempo  le nazioni che allora non contavano sono emerse accampando specifici modelli, quasi sempre chiamati democratici. Come quello tribale, decantato sia dal repubblicano Gheddafi che dai monarchici sauditi. Come quello cinese, indiano o nordcoreano. Del resto persino il fascista Bottai diceva che il fascismo era una democrazia perfetta. I democratici si dividono in due categorie: quelli sfigati e quelli al potere. Per i primi la democrazia non sarebbe merce esportabile, bisogna meritarsela con la lotta. Per i secondi anche, ma i bombardamenti aiutano.

1922: Il principio democratico

Sciopero generale

Un sindacato strutturato per mestieri come nel medioevo non può evidentemente avere per interlocutore chi il mestiere non ce l'ha. Ed essendo organizzato per aziende non può tutelare i dieci milioni che vanno e vengono da precari o "atipici". D'altronde, come andiamo dicendo da tempo, un sindacato, per corporativo e istituzionale che sia, non può diventare del tutto un ministero borghese e deve "fare qualcosa" per mostrare ai lavoratori (specie quelli iscritti) di esistere. Altrimenti non serve nemmeno più come mistificatore sociale. Di qui lo sciopero puramente dimostrativo del 6 settembre, cui hanno aderito il sinistrume e i sindacatini fotocopia. La situazione sembra dunque pesantissima, ma il proletariato anche nei momenti peggiori ha già dato prova di saper insorgere.

2005: Sciopero generale: per saldare la lotta di tutti i lavoratori, più precari che mai

Politica subprime

Merkel e Sarkozy ci avevano appena detto che tutto va bene e che la ripresa è dietro l'angolo quando i "mercati" li hanno subito zittiti. Il Capitale è bene informato e sa benissimo che le banche tedesche e francesi sono le uniche a non aver rispettato il tasso di copertura suggerito dalla BCE, per cui sono più esposte di altre. Da notare che l'unica grande banca d'Europa ad aver rifiutato gli stress-test è proprio tedesca. Come dice il proverbio, quando il salumiere decanta troppo il suo salame, non c'è da fidarsi. Dunque stiamo attenti a quel che succede in Francia e Germania. E' probabile che l'Italia, come in passato, sia il paese-laboratorio e che i suoi due più potenti vicini portino a compimento ciò che qui si sperimenta. L'inutile politica sarà messa in condizioni di non nuocere e i provvedimenti tecnici la faranno da padroni. Il capitale fittizio, se non ha alimento nei "fondamentali", ha solo la prospettiva di essere cancellato. Qui sarà cancellato. Lo sarà anche il capitale tedesco? Fino a ieri sembrava una battuta, adesso  è uno scenario plausibile.

1988: La legge del valore e la sua vendetta
2005: L'Autonomizzarsi del Capitale e le sue conseguenze pratiche

Il filo rosso

Molti ricorderanno un cartello presente nelle manifestazioni oceaniche dell'Egitto di qualche mese fa. Recitava: "Il Wisconsin è qui", in cui la W era in comune con la parola Workers. E accanto: "Un mondo, una sofferenza". Molti stati americani sono sull'orlo della bancarotta e in alcuni casi è scoppiata la rabbia dei senza-riserve. Nelle manifestazioni che in questi giorni si susseguono in Israele contro l'aumento dei prezzi, è comparso un cartello analogo, altrettanto isolato ma altrettanto potentemente comunicativo, in ebraico e arabo: "L'Egitto è qui".

2011: Marasma sociale e guerra

Deserto d'Aral

Dei 68.000 chilometri quadrati di superficie originaria del Mare d'Aral ne rimangono circa 10.000, il 15%. Il dato più impressionante, fornito dalle foto satellitari, è quello del calo di supeficie dell'ultimo anno rispetto a quello precedente: quasi il 50%. Un progetto degli anni '50 prevedeva l'uso integrale dell'acqua degli affluenti per irrigare colture industriali (specie cotone), ma anche lo scavo, mai realizzato, di un gigantesco canale che doveva portare acqua sostitutiva dal siberiano Jenissei che si butta nell'Artico. L'estinzione del mare quindi non è dovuta a difetto di modello scientifico ma a risparmio sul capitale fisso. Ammesso e non concesso che in una società veramente umana sia "scientifico" sconvolgere a quel punto gli equilibri naturali.

1952: Politica e costruzione - I grandi canali nell'Asia

Newsletter