Newsletter numero 217, 3 dicembre 2015

Sandro Saggioro

Sandro Saggioro

La notizia della sua morte non ci è arrivata inaspettata. In quanto medico sapeva a cosa andava incontro e ce l'aveva detto l'ultima volta che ci eravamo sentiti. Da diversi anni non partecipava al lavoro comune per dedicarsi alla pubblicazione dei suoi saggi e su quella sua decisione ovviamente eravamo in disaccordo. Quando aveva partecipato al lavoro collettivo aveva dato il meglio di sé, perciò la sua scelta ci aveva privati di una potenzialità effettiva. Alcuni di noi conoscevano Sandro da quarant'anni e con lui avevano condiviso oltre che un orizzonte politico, anche un rapporto di amicizia, ravvivata dal suo micidiale umorismo nero. Da molto tempo coltivava il progetto di una storia del Partito Comunista Internazionale (Programma comunista), poi pubblicata. Scrivemmo che un'opera del genere ci voleva e che quindi era meritoria; criticammo però il fatto che fosse più una cronistoria di lotte fra gruppi di uomini che una descrizione dello storico scontro fra modi di produzione attraverso gruppi di uomini.

Parigi, Medio Oriente

Attacco alla redazione parigina di Charlie Hebdo: 12 morti e altrettanti feriti. Attacco in una decina di luoghi diversi, sempre a Parigi: 130 morti e 300 feriti. Attacco in Libano: 40 morti. Attacco in Turchia: 100 morti e 500 feriti. E ancora: in Tunisia, in Nigeria, in Iraq, in Libia, ecc. Tutte queste azioni militari sono state rivendicate da gruppi collegati allo Stato Islamico o attribuiti ad essi. Ricercati in Francia gli attentatori di Parigi, sono spuntati in Belgio. Vi è una rete che copre molti stati, mobile, clandestina, difficile da individuare. Ormai anche gli osservatori delle borghesie parlano di guerra e non di "semplici" attentati. Il caos è grande, ma i governi tendono a minimizzarlo. Non hanno ancora metabolizzato la situazione sociale prodotta da uno stallo cronico della capacità di accumulazione del Capitale. Le conseguenze si ripercuotono a livello di sistema: la guerra scappa di mano, si internazionalizza, diventa mobile. Gli eserciti sono sostituiti da network armati ed è sempre più difficile capire chi combatte cosa e per quali interessi. Parigi è solo una delle grandi capitali-bersaglio. Scintillanti al centro, ma circondate da periferie piene di odio. Dicono che bisogna bombardare i "santuari" da cui partono i "terroristi". L'hanno fatto, alla periferia di Parigi e di Bruxelles.

2011: Marasma sociale e guerra

Bombardiere russo

Durante una missione in Siria, un bombardiere russo avrebbe volato per 16 secondi su territorio turco (Mosca smentisce). L'aereo è stato abbattuto da caccia di Ankara. La Russia aveva appena perso un aereo civile, oggetto di attentato, presumibilmente da parte dell'IS. Tutti i passeggeri erano morti e Mosca si sentiva sotto tiro. Immediatamente dopo l'abbattimento del bombardiere sono scattate le garanzie reciproche degli stati aderenti a patti ufficiali o semplicemente "dalla stessa parte" per interessi immediati. Mosca ha minacciato vendetta dura e pesante. L'interesse insito nello scontro non sta tanto nel sapere quale opzione immediata farà seguito, quanto nel constatare il groviglio caotico degli interessi in gioco e di una guerra che si estende. Come ennesima prova di una situazione fuori controllo, nonostante le sofisticate tecnologie utilizzate dagli stati proprio al fine dichiarato di tenerla sotto controllo.

2007: Dall'equilibrio del terrore al terrore dell'equilibrio

Seconda "causa antagonistica"

L'onda dell'immigrazione si è solo un po' indebolita per l'avvicinarsi dell'inverno. I futuri rifugiati fuggono da contesti che sono considerati peggiori di qualsiasi cosa possa loro accadere fuggendo e arrivando da qualche parte. Perciò niente li può dissuadere e tantomeno fermare. Ma da che cosa fuggono? Condizioni miserabili c'erano anche prima, l'accumulazione originaria locale faceva milioni di vittime, le guerre erano altrettanto sanguinose di quelle odierne. Forse non fuggono "da" qualcosa ma "per" qualcosa. Come gli emigranti europei dell'800, in condizioni tuttavia più terribili ancora. Ogni fuga è nello stesso tempo un richiamo. Il Capitale raschia il barile: ha bisogno di schiavi salariati che costino poco per contrastare la caduta del saggio di profitto. E di questi schiavi potenziali ce ne sono a migliaia.

2013: I 366 morti di Lampedusa

Effetto Walmart

Walmart è il più grande distributore mondiale di merci al consumo. Ha sede negli Stati Uniti ma i suoi affari in doppia direzione coinvolgono tutti e cinque i continenti. Ha un milione e più di dipendenti. Ha una politica di bassi prezzi. Presentando i conti per il terzo trimestre ha evidenziato un incremento delle vendite accompagnato però da un calo dei profitti. Classico effetto della caduta del saggio di profitto: la crisi ha colpito anche le strutture che, con prezzi bassi, sembravano sopportare meglio il calo delle possibilità d'acquisto. Perché i prezzi non erano abbastanza bassi. Ad esempio, le vendite di Asda, una catena distributiva inglese posseduta da Walmart sono in calo del 4,5% e sono invece in forte ascesa i super-discount come Lidl, che hanno triplicato in tre anni le loro quote di mercato.

1999: Globalizzazione

Debito mondiale, quarto capitolo. Stop

C'era una volta il debito pubblico. Lo Stato (Comune, Repubblica marinara, Signoria) investiva in modo diretto e i maggiorenti della società garantivano il buon esito di profittevoli affari. Anche durante la rivoluzione industriale lo Stato era solvibile, dato che in bilancio la voce "debito" era occasionale e a scadenza obbligatoria. Con la Grande Depressione lo Stato fu costretto ad escogitare una politica permanente di sostituzione degli investimenti privati con investimenti pubblici (deficit spending); un effetto benefico sull'economia avrebbe neutralizzato gli effetti malefici rivitalizzando il ciclo (l'inflazione era considerato un effetto collaterale auspicabile entro dati limiti). Nell'epoca del Capitale Zombi, quella attuale, lo Stato emette in continuazione moneta fittizia nella speranza di attizzare il mercato e senza preoccuparsi dell'inflazione, anzi, facendo di tutto per ottenerla, dato che sarebbe segno di ripresa. Ma lo Zombi, il cadavere ambulante, non reagisce. Il fatto è che non esiste un quinto capitolo.

2012: Lo Stato nell'era della globalizzazione

La banca italiana più grossa

Con alcune acquisizioni all'estero, Unicredit era diventata la prima in Italia per capitalizzazione. La situazione politica in Ukraina aveva messo in crisi la filiale locale innescando reazioni interne a catena. A dire il vero era la situazione economica internazionale a produrre la situazione politica ukraina. Una oculata politica di informazione pubblica mirata aveva tamponato gli effetti della crisi, ma infine la realtà è venuta a galla con l'annuncio di ben 18.200 licenziamenti. La banca è "troppo grossa per fallire", ma di banche in quelle condizioni nel mondo ce ne sono molte, se non tutte. Le 30 maggiori hanno denunciato perdite per 1.200 miliardi di dollari solo nella gestione di equity assets, cioè di mezzi propri, e il G20 ha comunicato che bisognerà obbligarle ad accettare un piano di risanamento di qui al 2022. Musica già sentita. Da otto anni a questa parte.

2008: Non è una crisi congiunturale

Società drogata

Sembra che in Russia il sistema sportivo sia dedito al doping con il beneplacito dello stato. L'avevano detto anche a proposito della Cina al tempo delle Olimpiadi. L'Occidente protesta indignato. Siccome a questo punto c'è un oggettivo confronto fra il doping pubblico e quello privato, si facciano le gare sportive attribuendo le medaglie alle case farmaceutiche in grado di offrire la chimica migliore. Tanto per gli atleti, come si suol dire, l'importante non è vincere ma partecipare!

Una nuova sede per n+1 a Torino.

Abbiamo una nuova sede. Diventata troppo angusta quella vecchia, in affitto, per di più oggetto di sfratto, abbiamo deciso di acquistare locali più ampi nei quali sistemare al meglio l'archivio storico, la biblioteca, il magazzino delle stampe, il gruppo informatico e la sala riunioni attrezzata. Vi sarà anche una piccola foresteria in modo da ospitare i compagni nelle occasioni di lavoro. Infatti, questa iniziativa sarà completamente dedicata allo sviluppo degli incontri e delle possibilità di elaborazione sull'enorme quantità di materiale accumulato in mezzo secolo. Date le risorse limitate, l'acquisto ha comportato la scelta di un edificio in periferia bisognoso di lavori. Molti li stiamo facendo noi, ma altri li devono fare imprese specializzate. Per la prima volta da quando esistiamo, dunque, ci rivolgiamo ai compagni e lettori per una raccolta generale di fondi.

Sottoscrivete!

Conto Corrente Postale numero: 25 85 21 12Bonifico bancario IBAN: IT 08 Q 07601 01000 000025 85 21 12Entrambi intestati a: "n + 1" - Via Massena 50/a - 10128 Torino.

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