IBM World Community Grid

La IBM sta investendo un miliardo di dollari su Linux, un sistema operativo per computer. Elaborato da uno studente su un vecchio programma universitario, migliorato da migliaia di giovani appassionati, esso è aperto e libero da copyright, cioè gratuito. Alla IBM 7.000 programmatori sono impegnati a sviluppare applicativi aziendali su tale sistema, e tra di essi 250 sono stati "dislocati" presso la comunità internazionale di tecnici e di semplici entusiasti che sta lavorando in continuazione allo sviluppo di questo strano capitale costante con valore di scambio uguale a zero. Tutte le tecnologie dell'azienda sono state offerte gratis a questa comunità.

Solo in Italia la IBM prevede di installare a breve 10.000 sistemi gestionali basati su Linux e su macchine ormai completamente compatibili. Duecento governi hanno adottato Linux per informatizzare i loro apparati e in tutto il mondo 50.000 programmatori, oltre a quelli della IBM, stanno producendo software specifico. Altri gruppi come HP e Sun hanno dovuto adeguarsi, e il 15% dei loro server sono già adatti per Linux. Ma non è stata la IBM a prendere l'iniziativa, anche se è arrivata prima: "Non per una preferenza ideologica o estetica, ma perché è quello che il mercato chiede. Esso spinge molto in questa direzione e noi, che serviamo il mercato, abbiamo dovuto prenderne atto", dice il presidente della rete italiana.

Che il mercato "spinga" gli utenti all'utilizzo di un programma gratuito si capisce, ma qui ne va di mezzo la proprietà in generale. E vi sono altri fatti strani. Ad esempio, la IBM ha fondato una comunità di lavoro, chiedendo ai propri dipendenti e pensionati di mettere a disposizione gratis il proprio computer e un po' di tempo libero per ricerche scientifiche, mediche e sociali no profit. L'azienda coordina il tutto con la propria potente rete tecnologica. Sono 35.000 le persone che hanno accettato di partecipare a questa comunità aziendale. Ora, la IBM non è la società di San Vincenzo. Ha solide tradizioni di sfruttamento e di profitto. Per diventare un colosso mondiale dell'informatica ha sempre tenuto una linea dura applicando spietatamente le leggi di mercato. E allora, a che cosa servono l'interventismo su Linux e questa sua World Community Grid, questa comunità mondiale in rete?

Sappiamo che nel frattempo la IBM ha ceduto ai cinesi il settore dei personal computer per 1,5 miliardi di dollari. Poco, se si pensa che diventeranno di proprietà cinese il marchio, i dipendenti, gli stabilimenti, le tecnologie. Ecco che forse abbiamo un inizio di spiegazione: in Occidente muore il mondo che fabbrica e vende merci personali, oggetti di consumo tangibili d'acciaio, rame, plastica, tessuto. Muore il mondo hardware, che significa "ferramenta". Un mondo che invece in Oriente cresce ancora. "Questo modo di lavorare qui è finito – aggiunge il suddetto presidente – oggi la gente sente che il mondo sta cambiando in fretta e non vuole essere vincolata [ad oggetti]… Attraverso la nostra comunità, lavorando su commissione, vogliamo portare tecnologia e servizi". E per facilitare tale progresso l'azienda ha regalato, solo nel 2004, 500 brevetti alla Open Community, un'altra comunità che, sulla base di un proprio manifesto contro la proprietà intellettuale, lavora gratis su programmi aperti e liberi che circolano per il mondo.

La comunità IBM lascerà dunque la ferramenta ai cinesi e venderà, su domanda, servizi, reti, prestazioni. Si espanderà più che mai al di fuori della "fabbrica", sfruttando, oltre alla forza-lavoro, anche tempo di vita gratuito. Costruirà certo un bel paniere di profitti ma, di fatto, demolirà anche un po' di capitalismo.

Rivista n. 17