Wikipedia: il caos e l'ordine

"L'enciclopedia on-line Wikipedia è un esempio impressionante di intelligenza collettiva globale in funzione. Le sue voci aggregano interventi redazionali secondo un semplice meccanismo stocastico. In questo studio si dimostra che vi è una forte correlazione fra il numero degli interventi e la qualità delle voci. Argomenti di particolare interesse o rilevanza sono così portati in primo piano in via del tutto naturale. Ciò è particolarmente significativo, in quanto 1) Wikipedia è usata spesso come fonte di informazione e 2) altri grandi fenomeni di collaborazione come lo sviluppo di software, la progettazione industriale e la qualità totale, sono tutti noti per essere fonte di risultati sempre più ambigui man mano che le dimensioni del progetto crescono".

D. M. Wilkinson e B. A. Huberman, Assessing the value of cooperation in Wikipedia, febbraio 2007.

Cervello sociale all'opera

Chiunque si sia connesso con il sito di Wikipedia e vi abbia navigato, lavorato, discusso, contribuendo per qualche infinitesimo di punto percentuale al caotico crescere di questo recente fenomeno, avrà notato il suo strano comportamento anti-dissipativo. Mentre quasi tutti i sistemi organizzati soffrono per la legge dei rendimenti decrescenti, cioè diventano meno efficienti con l'aumentare delle dimensioni, l'enciclopedia internettiana sembra invece (finora) guadagnare in efficienza e precisione proprio con la crescita. E in quanto a dimensioni il fenomeno è tutt'altro che trascurabile. Milioni di persone aggiungono tessere al mosaico, aggregandosi in comunità spontanee di ricerca o facendosi il sangue cattivo con chi ha la testa piena di luoghi comuni. Vale la pena di parlarne prima che sia divorata dal mercato e diventi una merce fra tante, come mostra già qualche sintomo.

Wikipedia è "semplicemente" un'enciclopedia su Internet. La sua caratteristica principale consiste non solo nella mancanza del supporto cartaceo ma nel fatto che nessuno l'ha redatta secondo un progetto tradizionale, nessuno la vende o ci guadagna, nessuno ne controlla i contenuti e nessuno ne è proprietario. Non è mai esistita un'enciclopedia cartacea, per quanto curata, professionale e affidabile, che abbia potuto mobilitare milioni di utenti-redattori per la sua realizzazione gratuita, attirare miliardi di accessi su milioni di voci, suscitare una superproduzione di articoli sui giornali di tutto il mondo.

In termini strettamente tecnici Wikipedia è un programma, una serie di stringhe di codice che organizzano un contenuto secondo delle regole. Ma il contenuto è immesso dall'esterno, da sconosciuti. Non fa parte del programma, né il programma è in grado di indirizzarlo. E le regole possono essere cambiate mentre procede il lavoro per il contenuto stesso. Wikipedia è dunque un fenomeno autopoietico, che si fa da sé. Come disse Kevin Kelly quando era direttore di Wired: è tecnologia che incomincia ad assumere caratteristiche biologiche. Una rete di macchine e uomini che non è più semplicemente un marchingegno tecnologico con i suoi utenti ma un organismo vivente, con tanto di codice genetico e capacità evolutiva.

Per noi, come sanno i lettori di questa rivista, è una delle tante manifestazioni del cervello sociale, individuato fin dalle origini dell'industrializzazione nelle macchine intese non come singolarità meccaniche ma come sistema. Se un secolo e mezzo addietro fu solo Marx a sottolinearlo, oggi sono in molti a riconoscerlo. Wikipedia è un buon esempio di simil-organismo dotato di intelligenza collettiva, che supera di gran lunga il vecchio modello dell'alveare come corpo disaggregato fatto di cellule-individuo differenziate per compiti. Come tutti i fenomeni complessi di questo mondo, ha qualcosa da insegnare ai comunisti. Prendiamo ad esempio l'impersonalità. Ogni contributo è anonimo e nessuno può sapere se a redigere, poniamo, le voci su Greta Garbo e su Einstein siano rispettivamente un famoso fisico intento a divertirsi e un'attrice che si diletta di fisica. Certamente il famoso fisico che scrivesse una fesseria sulla propria materia avrebbe moltissime probabilità di essere corretto da qualche dilettante. E la comunità dei wikipediani è pronta a difendere una conclusione, quando sia discussa e controllata.

Nel mondo wiki non c'è solo l'enciclopedia

Wikipedia non è affatto il regno dell'anarchia, come qualcuno ha sostenuto. Tutt'altro: è un organismo fortemente centralizzato dal suo programma genetico al quale bisogna sottomettersi. E non è neppure il regno della democrazia, come hanno sostenuto altri. La democrazia è un'astrazione ideologica, mentre il metodo wiki è pragmatico come un sistema produttivo: ogni utente contribuisce secondo la propria conoscenza specifica e conquista "autorità" con la propria competenza, perciò non è "eguale" all'altro; nessuno ha bisogno di delegare il proprio operato ad altri e non vi sono sedi di rappresentanza; nessuno si fa strada "politicamente", cioè adottando aprioristicamente un'etichetta di qualche genere al di sopra delle proprie capacità effettive; non vi è un governo eletto, niente assomiglia a uno Stato e neppure a delle classi. Per di più la legge della rete stabilisce senza alcuna consultazione chi o cosa debba rappresentare un hub, cioè un nodo sensibile del sistema. Infine, la distribuzione statistica del lavoro fra le voci si manifesta con una classica curva esponenziale, che non è certo segno di egualitarismo ideologico.

Il sistema è a modo suo organico e la capacità non si tramuta in meritocrazia, l'altra stupida faccia della proprietà intellettuale, la peggiore che esista. Ognuno che si guadagni la propria autorità sul campo della conoscenza non può trarne profitto, può solo metterla a disposizione degli altri. La libertà è totale, compresa quella di danneggiare la conoscenza accumulata. Siccome però il fine del sistema è l'accumulo di conoscenza, il suo codice genetico permette un intervento collettivo di riparazione, e in genere il danno è eliminato in pochi minuti. Se si ricorre a "votazioni", non è per eleggere un governo sulla base di rappresentanze: chi sa fare un lavoro lo fa senza tante storie e non ha bisogno di essere "governato". E comunque più che di votazioni si tratta di appelli alla ricerca di una soluzione condivisa, come succede fra gente che deve lavorare (e non chiacchierare di politica). Questo all'interno di un sistema senza classi, o formato da una "classe" unica (la classe dei wikipediani, ovviamente), come nei sindacati o nei soviet (gli unici luoghi dove i comunisti dell'epoca rivoluzionaria ammettevano il metodo democratico). Può succedere − e succede − che si formino camarille sulla base di pregiudizi ideologici, ma ci sarebbe da stupirsi se fosse il contrario. Vi sono pure ex appassionati che abbandonano tutto, delusi dal fatto che Wikipedia riflette troppo la società così com'è e non assomiglia al modello ideale che avevano in testa. Se producesse anche scissioni collettive, assomiglierebbe del tutto a un partito. Tra l'altro molto più organico di quelli propriamente detti.

Ognuno può andarsi a leggere la storia della sua nascita, avvenuta appena sei anni fa, scritta dall'enciclopedia stessa. Naturalmente nei miti di fondazione c'è ancora l'individuo, o più individui; ma nessun "inventore" avrebbe mai potuto "creare" dal nulla un simile fenomeno. Anzi, la leggenda narra che esso fu suggerito da ciò che già succedeva fra compilatori di codice in gruppi di lavoro; persino il nome deriva da un esempio di auto-organizzazione notato all'aeroporto di Honolulu (wiki è una parola hawaiana), dove i passeggeri si sbrogliavano da sé per i bagagli con meno confusione che nei tradizionali sistemi di smistamento. Forse si può risalire ai primordi del lavoro collettivo al computer, quando, all'inizio degli anni '80, la Hewelett Packard introdusse il concetto di team computing, un modello di progettazione nel quale conoscenze separate di individui anche lontani tra di loro, venivano messe in comune per lo sviluppo di un prodotto qualsiasi tramite le prime rudimentali reti.

Il grattacielo e il termitaio

Oggi wikipedia è un serbatoio di conoscenza in ebollizione che "contiene" sei milioni e mezzo di "voci" in 250 lingue e dialetti, compilate con 236 milioni di interventi da 5,8 milioni di persone e consultate a una media di 16.500 volte al secondo 24 ore su 24. Le cifre inerenti alla dinamica della crescita mostrano una curva esponenziale non ancora giunta al punto di flesso. Ciò significa che, come succede agli organismi viventi, è a tutt'oggi nella prima infanzia, vale a dire lontana dalla tipica curva "logistica" studiata dall'auxologia, la scienza della crescita biologica.

Non sappiamo per quanto tempo il fenomeno resisterà all'attacco del capitalismo: i server costano, quella mole di traffico dev'essere gestita, il mercato preme per l'utilizzo a fini di valore, c'è già raccolta di fondi e qualcuno sta già suggerendo di vendere qualche servizio per l'autofinanziamento. Magari si incomincia dall'innocuo gadget come la maglietta sponsorizzatrice e si finisce nel vortice del Capitale. Staremo a vedere. Naturalmente anche la società così com'è si riflette in questo suo sottosistema intelligente e auto-organizzantesi. Una voce su Michelangelo dà meno problemi che non una su Lenin o Mussolini, e le voci scientifiche sono particolarmente curate, all'altezza di quelle dell'Enciclopedia Britannica, come segnala uno studio di Nature. A proposito: la prestigiosa madre di tutte le enciclopedie sarà ancora stampata, ma s'è dovuta adeguare a comparire anche in CD e su Internet, dove è consultabile a pagamento (una versione ridotta è gratuita).

Come abbiamo detto, il lavoro di Wikipedia è diffuso ma centralizzato, non da qualcuno ma da un programma, cioè da una serie di regole semplici attenendosi alle quali il caos diventa ordine. E di caos ce n'è tanto. Una delle regole è non scrivere opinioni ma fatti. O dichiarare che sono opinioni. Un bel problema. Eppure, nella maggior parte dei casi, come in un alveare o meglio ancora in un termitaio, alla fine si raggiunge un risultato. Con gli stessi criteri spontanei che osserviamo in quegli organismi collettivi, si forma una divisione tecnica del lavoro sulla base di una cooperazione automatica dove non servono gerarchie "politiche". Quindi la divisione sociale del lavoro è completamente superata nei fatti. In tale contesto la sommatoria degli interventi tesi a realizzare voci, ad ampliarle, a modificarle o eliminarle è di carattere statistico, per cui tende a prevalere la conoscenza al livello più alto e condiviso, al di là di ciò che pensano i singoli agenti.

Vi è naturalmente immissione abbondante di stupidaggini, scherzi, vandalismi, sabotaggi, autosponsorizzazioni, opinioni di pazzi e altro rumore di fondo che il sistema fatica a metabolizzare. Ma se snobbare il sistema stesso è facile, è anche perfettamente inutile. È ovvio che altri sistemi enciclopedici nati con un progetto scientifico-editoriale sono meglio organizzati e ogni singola voce è scritta in buona lingua da specialisti pagati, ma il confronto si può fare solo fra fenomeni compatibili. E Wikipedia non è compatibile con le enciclopedie tradizionali. Sarebbe come paragonare un termitaio con l'Empire State Building, magari guardando dall'alto in basso il primo perché… meno architettonico del secondo. Il termitaio è una forma di vita caotica che sa darsi un'armonia olistica interna, sconosciuta a un ammasso di acciaio, vetro e cemento che fa da involucro a uffici di aziende ognuna delle quali esiste per farsi gli affari suoi.

Fenomenologia di una rete

Quello che ci sembra strano è la mancanza di studi sistemici su questo fenomeno, studi alla Leroi-Gourhan o alla Kelly, tanto per intenderci (cfr. bibliografia). Cercando su Internet non ne abbiamo trovati, cosa che ci fa pensare perlomeno alla loro rarità. Ci sono degli studi a partire dalla teoria delle reti, dalla scienza della complessità e del caos, dalla sociologia, dalla matematica statistica, dall'analisi dei contenuti e della loro credibilità, ma non abbiamo trovato una teoria evolutiva del sistema. Quando ad esempio la rivista Nature ha fatto la sua indagine su un ventaglio di voci scientifiche comparandole a quelle dell'Enciclopedia Britannica e le ha trovate ad un livello non troppo dissimile, ci ha fornito un dato di fatto, ma non la spiegazione della loro genesi all'interno di un sistema che ne produce e ne migliora in continuazione.

Lo studio da noi citato in apertura si limita a una dimostrazione matematica del meccanismo di formazione delle voci. Ed è citato sulla stessa Wikipedia, in una delle sue parti dedicate al lavoro comune. In esso si tenta di analizzare la struttura evolutiva del sistema, struttura che va al di là della semplice compilazione originaria di ogni singola voce e che consiste negli interventi sulla voce stessa, i quali danno luogo ad interventi successivi, ecc. Il tutto immerso in un ambiente che scambia vorticosamente informazione attraverso molteplici percorsi, dai singoli progetti per aree tematiche, alle strutture tecniche del sistema, fino al "bar" dove si discute sui problemi di gestione/informazione, fino ad altre aree dove si entra in rapporto con il sistema in base a un complesso di ramificazioni e dove − almeno in teoria − si è tutti al servizio di tutti. Il numero dei nuovi interventi su una data voce ad un dato tempo è una percentuale (variabile a caso, data la complessità di un sistema nel quale interagiscono degli esseri umani reattivi) sul numero totale degli interventi precedenti. Questa semplice caratteristica del sistema produce una distribuzione statistica degli interventi ad andamento esponenziale: di fronte a un grande numero di voci con pochi interventi, vi è uno sproporzionatamente piccolo numero di voci con molti e moltissimi interventi. All'aumentare del tempo, questa caratteristica si accentua: più sono numerosi gli interventi su di una voce, più la stessa richiama interventi. E per adesso non sembra vi sia un minimo accenno di stabilizzazione, a dimostrare che l'evoluzione è ancora in corso (cfr. n+1 n. 20).

Analizzando la correlazione fra il numero degli interventi sulle voci e la loro qualità secondo determinati parametri (completezza, affidabilità, grammatica e sintassi, illustrazione, impaginazione, ecc.) gli autori hanno notato che la qualità migliora con l'aumentare del numero degli interventi, dei redattori e del tempo. Per di più ciò succede di regola sulle voci di maggior rilevanza piuttosto che sulle voci "minori". Vale a dire che non siamo di fronte a un semplice fare e disfare, e neppure a una crescita caotica, ma che il sistema si dà un orientamento; e l'aumento degli interventi dovuto all'aumento delle singole persone che intervengono produce ordine e informazione invece che disordine e "rumore". La formalizzazione dà luogo a un'equazione che descrive le proprietà statistiche del sistema, per cui, conosciute le condizioni di partenza, si è in grado di prevedere, entro limiti di tempo non troppo lunghi (le relazioni sono di tipo lineare, ma il comportamento umano non lo è, quindi nel tempo intervengono fattori imprevedibili), una condizione futura. La formula è verificata, dicono gli autori, su 50 milioni di interventi dovuti a quasi 5 milioni di persone su 1,5 milioni di voci per la durata di cinque anni.

Anche se gli studi e gli articoli consultati ci dicono abbastanza poco sulle caratteristiche quasi-darwiniane dell'evoluzione di Wikipedia, tanto ci basta. A noi non interessa la competizione con l'Enciclopedia Britannica nelle cui voci scientifiche analizzate Nature ha trovato "solo" 123 errori contro i 162 delle corrispondenti su Wikipedia. A noi interessano i 5 milioni ed oltre di anonimi sconosciuti che hanno lavorato gratis per dar vita a un fenomeno di cui possiamo solo intuire la portata. Ci interessa il meccanismo che abbiamo spiegato e che ricorda un organismo vivente in crescita evolutiva. Ci interessano i rapporti che si instaurano fra le cellule di questo organismo, il conflitto tra l'individualismo inculcato dalla società capitalistica e l'anti-individualismo insito nel sistema. Che qualcuno provi a cambiare una virgola al grande professore ben pagato per fare una voce della Britannica! Si sentiranno alte grida per lesa autorità, in difesa della solita proprietà intellettuale. Su Wikipedia chiunque partecipi al grande gioco sa benissimo che non sarà proprietario neppure per un minuto di ciò che scrive, che chiunque altro potrà correggere, cancellare, migliorare, sbeffeggiare o apprezzare il lavoro appena fatto. Ovviamente se insiste sulla rivendicazione delle proprie opinioni solleva un vespaio cozzando contro altre opinioni, ma alla fine entra in gioco una specie di antivirus collettivo, per cui, più o meno elegantemente, in modo più o meno sofferto, l'enciclopedia evolve a dispetto dei fenomeni individualistici che non può sopprimere.

La teoria del cesso

Uno degli ex redattori della Britannica, con assai scarso fair play inglese, ha paragonato Wikipedia a un cesso pubblico (public restroom) dove si può trovare della sporcizia e bisogna fare attenzione a non prendersi qualche accidente. Anche quando fosse ripulito da poco, la sicurezza nell'utilizzo sarebbe solo apparente, dato che non si potrebbe sapere chi si fosse seduto sulla tazza un attimo prima. L'immagine è folkloristica ma abbastanza corretta. Ciò nonostante non spariranno le toilette pubbliche nelle città, nei treni, nei ristoranti e negli aerei. Anche le prestigiose enciclopedie a pagamento sono ad utilizzo pubblico pur essendo di proprietà privata. Sono sempre pulite e pubblicano solo merda d'autore (cioè la conoscenza che passa la società borghese), ma non garantiscono affatto che l'autore stesso non abbia qualche malanno contagioso. Funzionano come un cesso pubblico pulito: non si sa comunque chi si sia seduto un attimo prima. Nature ha trovato "solo" 123 errori nelle voci spulciate sulla Britannica ma il fatto è che ne ha trovati, e guarda caso sono per lo più errori di opinione e di omissione da parte di scienziati dal portafoglio ben rifornito. Invece quei dilettanti di Wikipedia hanno così poca propensione agli allori della gloria che si limitano a redigere le voci più con fatti che con opinioni. Per quanto formalmente perfetta, qualunque enciclopedia d'oggi, ufficiale o fricchettona, trasmette sempre il virus micidiale dell'ideologia dominante, ma se è compilata da accademici la patologia di regola peggiora.

Naturalmente da questo punto di vista Wikipedia non può che aderire alla realtà sociale di oggi: in fondo chi realizza e modifica le voci le copia da altre enciclopedie o ricorda ciò che ha letto sui libri. Non cambia molto, il circolo sembra assolutamente vizioso. Ma ciò che rompe questa catena è un altro fattore: la dinamica del sistema aperto, del "cesso pubblico", sporco fin che si vuole ma pubblico; pieno di microbi contro i quali possono però svilupparsi degli anticorpi; addirittura auto-fertilizzante, in certi casi. Esso è in grado di evolvere perché è un organismo che lotta per sopravvivere nel suo ambiente che è l'intera società, mentre un'enciclopedia tradizionale è un'azienda che lotta solo per sopravvivere alla concorrenza. Per questo i wikipediani autentici incominciano ad avere paura, a ragione, che l'organismo si contamini a contatto con il mercato.

Dove Wikipedia appare veramente come un cesso è nei rapporti fra wikipediani, spesso anche tra quelli investiti di responsabilità nella gestione del sistema. In questo campo non c'è nessuna differenza con le riunioni di condominio e le faide di partito. All'osservatore esterno sembra immensamente ridicolo che cadano così in basso proprio coloro che si sciacquano la bocca con grandi principii di libertà, democrazia e comunità. Ma questa caduta di stile, che sembra un difetto capitale, rivela invece una specie di miracolo. Wikipedia funziona nonostante l'uomo capitalistico individualista e animalesco, incapace di giungere all'altezza del cervello sociale che egli stesso contribuisce a realizzare. La discriminante non è quindi la nascita di una nuova comunità, ché per quello si dovrà aspettare un bel po', ma il potenziale evolutivo, la crescita di un sistema che non è solo l'enciclopedia. Non cresce solo il numero delle voci, quelle si fa in fretta ad aumentarle (ad esempio c'è stata la proposta di immettere in modo automatico su Wikipedia Italia tutti i nomi degli asteroidi). E ci sono migliaia di ragazzini che scrivono una voce magari su una canzone o un singolo fumetto, o individui isolati che scrivono la recensione del libro preferito. Il fatto è che in tutto il mondo le community wiki si moltiplicano a ritmo incalzante. L'enciclopedia on-line non è la sola wiki-esperienza. Molti gruppi di lavoro, dediti alle più disparate attività, hanno adottato il metodo wiki. Gruppi di software, di progetto meccanico, di logistica, persino scrittori e musicisti producono materiale in evoluzione mediante l'interattività e la conoscenza condivisa. Anche la Sinistra Comunista "italiana" ha sempre lavorato con metodo wiki, anche se ovviamente non lo chiamava così (i gruppi di lavoro erano detti "dei negri", riprendendo la scherzosa definizione usata da Alessandro Dumas padre, il quale per i suoi romanzi assemblava il prodotto collettivo di diversi scrittori raggruppati in un atelier). Come ha fatto notare The Economist, vi sono ormai milioni di persone che lavorano con questo metodo e il fenomeno sembra inarrestabile. Le comunità wiki sono il complemento collettivo dei blog, i siti Internet individuali, anch'essi ormai diventati milioni. Se il blog ha spesso caratteri addirittura narcisistici, mentre il wikigruppo di lavoro è ormai parte integrante di un'ulteriore socializzazione della produzione, anche l'insieme dei blog produce informazione che altrimenti non esisterebbe. C'è ovviamente il rischio di overdose, ma è indubbio che siamo agli inizi di una seconda era neozoica dove i nuovi organismi in evoluzione ed estinzione non sono più uomini e mammuth ma cyborg, organismi cibernetici, una ibridazione uomo-industria completa, in continuità con le intuizioni di Marx. Alla faccia di quelli che credono ancora che la sua fosse una "filosofia ottocentesca".

"Supponiamo ora di aver prodotto in quanto uomini…"

Wikipedia potrebbe anche morire fagocitata dal Capitale. Secondo Il Sole 24 Ore sarebbe in corso un'operazione per un motore di ricerca in concorrenza con quelli esistenti. Sarebbe interessata anche una grande azienda come Amazon. I wikipediani smentiscono ma nello stesso tempo sono perplessi. Sarà interessante vedere cosa faranno, perché sarebbe facile per loro far saltare il sistema cui essi stessi hanno dato vita. Costringerlo a blindarsi e quindi ad autonegarsi, cioè a morire. Perché nel frattempo sono nate altre enciclopedie on-line, più curate e con articoli firmati, come Citizendium, e altre esistevano prima, come Encarta e la stessa Britannica (pubblicata on-line nel 1999). Senza il lavoro gratuito che dà un carattere darwiniano al sistema wiki la concorrenza sarebbe spietata, e il capitalismo uccide chi non sa o non può competere. Comunque, come abbiamo visto, il substrato materiale da cui è nata Wikipedia è un Ordine che non ha figliato solo il fenomeno "enciclopedia on-line", e ogni rampollo di queste determinazioni materiali continuerà ad evolversi indipendentemente dall'estinzione o meno di una delle Specie che ne compongono la ramificazione. L'estinzione dell'Australopiteco, una specie che si stava muovendo su di un particolare ramo evolutivo, non ha impedito l'avvento del Sapiens, che si stava muovendo su di un altro: una volta imboccata una biforcazione, i rami evolutivi si rendono indipendenti e marciano per la loro strada.

Perciò può morire Wikipedia, ma vi sono altri rami evolutivi che anticipano l'avvento dell'uomo umano. Il comunista rozzo, come dice Marx, vede nei fenomeni sociali d'oggi nient'altro che una possibilità di riforma all'interno di questa società, mentre in essa si possono già osservare fenomeni inerenti a quella futura, certo riuscendo a porsi al livello di essa e non lasciandosi fagocitare da quella presente. L'uomo capitalistico oggi produce in quanto appendice disumanizzata del Capitale per il Capitale, e quindi riflette questo dato di fatto in tutto ciò che vede e tocca. Egli produce, e subito aliena da sé il prodotto. Ma non è detto che sia sempre così:

"Supponiamo di aver prodotto in quanto uomini. Ognuno di noi avrebbe doppiamente affermato nella sua produzione sé stesso e l'altro. Io avrò: 1) materializzata nella mia produzione sia la mia individualità che la sua particolarità, e avrò gioito sia di una manifestazione individuale della vita che della contemplazione dell'oggetto prodotto. 2) Nella tua soddisfazione e godimento per l'uso del mio prodotto io troverò un godimento immediato, sia per la consapevolezza di aver soddisfatto un bisogno umano col mio lavoro che per avere materializzato la mia natura umana procurando a un altro essere umano l'oggetto che corrisponde alla sua. 3) Di essere stato per te l'intermediario tra te e la specie umana, e per tal fatto di essere sentito e riconosciuto da te come un complemento del tuo proprio essere e come una necessaria parte di te stesso, dunque di sapermi affermato tanto nel tuo pensiero quanto nel tuo amore. 4) Di aver prodotto nella mia manifestazione di vita individuale la tua manifestazione di vita e di avere dunque affermato e realizzato nella mia attività, direttamente, la mia vera essenza; ossia il mio essere umano e il mio essere sociale" (Marx, Estratti ecc. da Mills).

Molti – è noto – sono coloro che si chiedono a quale scopo e con quale spirito 5,8 milioni di persone hanno dato vita a questo strano cervello sociale che è Wikipedia. Senza particolari soddisfazioni, senza guadagno, senza gloria, per il puro gusto di collaborare a un progetto collettivo. Probabilmente la risposta più vicina al vero è che esse hanno incominciato a "produrre" da uomini per altri uomini invece che da alienati per il Capitale.

Letture consigliate

  • D. M. Wilkinson e B. A. Huberman, Assessing the value of cooperation in Wikipedia (e-brochure), laboratori Hewelett Packard, Palo Alto, California, 22 febbraio 2007. L'opuscolo, reperibile su Internet, riporta una imponente bibliografia.
  • Per il comportamento dei sistemi che hanno caratteristiche analizzabili secondo la teoria delle reti vedi: La legge della miseria crescente, n+1 n. 20, al capitolo "Una dimostrazione parallela".
  • André Leroi-Gourhan, Il gesto e la parola, Einaudi, 1977.
  • Kevin Kelly, Out of Control, Apogeo, 1996.
  • Kevin Kelly, Nuove regole per un nuovo mondo, TEA, 2002.
  • Robert Axelrod, Giochi di reciprocità, Feltrinelli, 1985 (l'emergenza di fenomeni collaborativi razionali dalla reiterazione di comportamenti individualistici interagenti).
  • The Economist, "The Wiki principle", 20 aprile 2006.
  • The Economist, "Battle of Britannica", 30 marzo 2006.
  • The Economist, "Wikipedia, fact or fiction?", 10 marzo 2007.
  • Roberto Reale, "Il mondo si interroga su Wikipedia", Il Sole 24 ore, 12 marzo 2007.
  • Karl Marx, "Estratti dal libro di James Mill", Marx-Engels Opere Complete, vol. III, Editori Riuniti, 1976 (qui citato nella traduzione di Amadeo Bordiga).

Rivista n. 21