Catene allo sviluppo della forza produttiva sociale

C'è chi si dichiara contrario per principio all'uso del libro che non sia di carta, profumato di stampa, esteticamente gratificante, e c'è chi pensa che il libro elettronico sarebbe invece utilissimo per affiancare quello di carta, per lavoro, per la lettura in viaggio, per memorizzare libri che non si posseggono in formato cartaceo. Ecco che l'ideologia si sposa all'economia: all'industria piacerebbe un sacco che ognuno di noi possedesse un'intera biblioteca di carta e anche il libro elettronico, naturamente con tanto di testi memorizzati a pagamento.

Bisogna intendersi: qual è il libro elettronico? L'oggetto che memorizza i testi o i testi memorizzati nell'oggetto che a questo punto bisogna chiamare semplicemente lettore? Ci siamo: stabilito che l'oggetto materiale è il lettore, il libro è l'oggetto immateriale in esso contenuto. Panico: l'oggetto materiale si vende, quello elettronico ormai si copia. Il profitto è problematico. Quindi non bisogna vendere neanche il lettore. Da anni esiste la carta elettronica, cioè un visore che simula quella vera, che consuma pochissimo ed è leggibile anche al sole; da anni esistono i lettori, ma non hanno quasi mercato. Lucchetti e catene: c'è qualche problema a blindare i testi per impedire che vengano copiati e obbligare gli utenti a comprarli.

Siamo in una fase di transizione anche in queste piccole cose. Lo sviluppo tecnologico del libro elettronico e l'approccio dei potenziali utilizzatori verso di esso è più o meno paragonabile a quello del libro di carta all'epoca di Gutenberg nel '400. L'evoluzione potrebbe essere rapidissima, ma la sopravvivenza della proprietà, a differenza di allora, la impedisce. Attualmente sui pochi lettori venduti si possono leggere alcune migliaia di libri digitalizzati in formato apposito (disponibili naturalmente a pagamento) più un certo numero di libri di cui è scaduto il copyright, quindi gratuiti. Alcuni modelli leggono solo file acquistati presso il costruttore, altri leggono quelli standard più comuni, ma i questo caso occorre preparare una formattazione apposita del testo. Si capisce che a questo punto l'utente preferisce arrangiarsi con un PC portatile, anche senza schermo simil-carta.

Il libro digitale stenta a decollare anche perché dovrebbe scalzare l'intero sistema industriale su cui poggia la produzione di carta stampata, dall'immane quantità di alberi piantati e abbattuti ai milioni di librerie ed edicole, dalle torme di bambini e ragazzi che vanno a scuola con i loro zaini pieni di libri alla follia delle stampanti personali che stampano su carta libri digitalizzati… da libri di carta.

In effetti anche con il lettore elettronico al momento si memorizzano per lo più versioni digitali di libri e di giornali che esistono anche in versione cartacea. E il lettore umano può intervenire sul testo più o meno come fa con quello su carta: per evidenziare, consultare vocabolari, inserire note a margine, ecc. Il vero salto evolutivo dovrebbe consistere nello studiare appositamente libri elettronici per biblioteche elettroniche, memorizzate da qualche parte nel mondo su server, richiamabili da link ipertestuali interni al lettore individuale. Da questo punto di vista il capitalismo è preistorico e frena ogni sviluppo. Anche il "personal" computer è concettualmente "vecchio", analogo alla macchina a vapore ad energia locale: non è affatto necessario che ognuno compri individualmente programmi e materiali che potrebbero essere posti in rete e tranquillamente condivisi solo quando servono. Eppure nessuno pensa neppure lontanamente a cambiare sistema.

Rivista n. 25