FIAT

L'operazione FIAT-Chrysler è andata in porto. Marchionne ha tentato l'acquisto anche di Opel-General Motors, ma gli è andata male perché i tedeschi non hanno accettato di versare gli 11 miliardi di dollari che gli USA chiedevano per brevetti e progetti in corso. Comunque la partita sembra ancora aperta. E c'è la trattativa per GM Sudamerica e GM Saab. Non c'è male per un'azienda che fino a poco fa era sull'orlo del fallimento, che l'anno scorso ha perso 6 miliardi di euro e che ne ha 23 miliardi di debiti. La prospettiva è addirittura di diventare il secondo gruppo mondiale con 6 milioni di veicoli. Manager geniali? Capitali piovuti dal cielo? O troppo gravi situazioni altrui? Nessuna delle domande centra il bersaglio. A parte il trionfalismo nazionalistico dei giornali italici, la FIAT non potrà utilizzare la capacità produttiva della Chrysler per la semplice ragione che la stessa azienda acquisita non solo non la utilizza ma perde 4.000 dollari per ogni automobile che produce. Il segreto sta nella cancellazione del 72% dei debiti, nella cessione del 55% delle azioni al sindacato e soprattutto nei 20,8 miliardi di dollari stanziati dal governo americano. Se le cose vanno male, la FIAT se ne esce senza perdere un euro. Ma il progetto è più ambizioso di quanto sembri e ricorda la descrizione del capitalismo putrefatto in Proprietà e Capitale, là dove si parla di "capitali senza capitalisti e capitalisti senza capitali". Approfittando della via senza uscita di Chrysler e GM, facendosi scudo con il progetto "sei milioni di veicoli", la Fiat armeggia nel classico mondo del capitale fittizio. Con la Chrysler è fatta, e sulla carta i numeri incominciano a salire. Mettiamo che vada bene anche con GM Sudamerica e con GM Saab (con GM Opel sembra al momento difficile): la FIAT sale in borsa pompata dal nazionalismo giornalistico. A questo punto banche e governo non potranno dire di no alla famelica azienda torinese, la quale si sta comportando al pari un fondo privato che specula con effetto leva (al pari cioè di un vorace fondo "locusta"). Come volevasi dimostrare: l'industria ormai serve solo da sfondo per le operazioni allo scoperto del capitale finanziario.

Rivista n. 25