Pandemia

Virus dell'influenza suina: l'Organizzazione Mondiale per la Sanità ha deciso di elevare il livello di allarme a 6, di dichiarare cioè la pandemia. Proprio perché questo virus non ha sintomatologia troppo evidente e uccide con parsimonia, la sua diffusione è veloce e sotterranea, poco visibile. Perciò si prevede che esploda il contagio in maniera esponenziale. Fin qui le notizie ufficiali. Naturalmente dichiarare lo stadio pandemico comporta una mobilitazione mondiale per medici e governi, che infatti stanno preparando i rimedi. Ed ecco il problema. L'OMS è un organismo internazionale con poteri forti, come altri organismi simili, ad esempio in campo monetario (FMI). I suoi medici e scienziati sanno benissimo che cosa è il virus H1N1, da dove arriva e da quando è stato isolato. Sanno che gli allevamenti di pollame e di suini sono un'ottima incubatrice per questi tipi di virus. Eppure si corre ai rimedi – come per le alluvioni e i terremoti – invece di andare alla fonte. Una volta il monopolio degli allevamenti-incubatrice per i virus l'aveva la Cina, per il suo grande consumo di volatili e suini, carne "povera". Adesso la fabbricazione di virus si democratizza, generalizzandosi. Così questa volta l'epidemia è partita dal Messico. Ma negli Stati Uniti e in Argentina ci sono stati più morti, e ancora di più se ne prevedono in Inghilterra. Quindi è plausibile che non si sappia affatto da dove il virus sia partito. Si sa però che ad esempio negli Stati Uniti quarant'anni fa vi erano 53 milioni di suini in un milione di allevamenti, mentre oggi ci sono 65 milioni di suini in 60.000 allevamenti; che vi sono strutture industriali con decine di migliaia di animali stipati nei loro escrementi, indeboliti nel sistema immunitario, pronti per essere veicolo di malattie e quindi imbottiti indiscriminatamente di medicinali, per cui sviluppano anche elementi patogeni mutanti e resistenti. Si corre ai ripari (e si vendono medicinali a vagoni) quando il virus va fuori controllo, ma nessuno ha mai controllato le potenti lobby della produzione di carne.

Rivista n. 25