Legami forti e legami deboli (2013)

[Intervento e risposta registrati all'incontro di Rimini, settembre 2009. Li riprendiamo per rispondere a quesiti analoghi posti in margine all'incontro di Torino, marzo 2013.]

Prima di venire qui sono andata sul vostro sito e ho visto che mettete a disposizione di chiunque non solo il materiale storico e il lavoro pubblicabile ma anche il lavoro allo stadio semilavorato. Per questo c'è una sezione apposita dove avete sistemato bozze, tracce, appunti, ecc. Non so se funziona al di fuori del vostro interno il metodo wiki richiamato nel sito, ma volevo dire una cosa a questo proposito. Questo collegamento, diciamo così, fra il lavoro interno e quello esterno è in qualche modo rispecchiato in queste riunioni redazionali aperte, alle quali invitate, se non vado errata, tutti quelli che vogliono venire. Questa mattina vi chiedevo, in margine alla riunione, come conciliate il rifiuto del dibattito con la richiesta di collaborazione, che proponete addirittura con l'impegnativo metodo wiki. Avevo invitato altri compagni che non sono venuti, ma se fossero stati qui avrebbero forse fatto domande, posto problemi. Se il lavoro è aperto c'è un solo modo per intenderlo, o mi sfugge qualcosa? Se voi chiudete sulla discussione, come può svilupparsi un metodo wiki? A me sembra che questo metodo non possa essere solo riferito allo scritto ma anche al parlato.

 

Se c'è qualche interesse per il nostro lavoro, ebbene, ben venga chi lo manifesta. Scusa se la prendo un po' alla larga, ma per quanto ci concerne raccogliamo in pieno la concezione del partito che troviamo nel testo Lettera a un compagno di Lenin, un testo magistrale che vorremmo riscrivere con il linguaggio che adoperiamo oggi. Là è esposta una concezione organizzativa perfettamente in sintonia con la concezione teoretica, e non è un caso che sia così "attuale" ancora oggi. Lenin chiarisce prima di tutto un duplice aspetto dell'organismo politico proletario: esso va inteso in senso stretto e in senso lato. Che vuol dire? L'abbiamo spiegato con la teoria delle reti (Lenin utilizza diverse volte questo termine proprio nell'accezione moderna): in una rete vi sono tanti nodi collegati fra loro. Ogni nodo ha al suo interno individui o gruppi a loro volta collegati. Le relazioni fra elementi all'interno di un nodo sono chiamati legami forti, le relazioni fra elementi di un nodo o di tutto il nodo con altri nodi o elementi di essi sono chiamati legami deboli. Proviamo a immaginare il disegno di una rete siffatta: i legami forti sono il cemento sociale di un nodo, ma sono i legami deboli che permettono l'estensione della rete collegando i vari nodi. Noi non abbiamo nessuna intenzione di evitare la trasmissione di informazione lungo i collegamenti (deboli) fra i nodi, anzi, essa è fondamentale, altrimenti ogni nodo si tramuta in una cassaforte inaccessibile. C'è però un problema pratico: l'abitudine a fare confronti fra tesi (in genere opinioni) in contrasto fa precipitare i protagonisti in ridicoli parlamentini dove di costruttivo non c'è niente e, gratta-gratta si spandono solo chiacchiere e non si apporta nulla ai lavori in corso. Quando si verifica questa situazione, si ripete sempre la stessa scena: un tale interviene e incomincia un lungo comizio sul fatto che lui non è d'accordo con noi. La cosa si potrebbe dire in due parole, risponderemmo con altre due parole (ci sono miliardi di persone che non sono d'accordo con noi) e la cosa sarebbe finita lì. Perciò in genere facciamo opera preventiva e invitiamo a fare domande di chiarimento, ad apportare contributi non basati sul solito "io penso che", mentre scoraggiamo il dibattito simil-parlamentare. Non sempre funziona: come hai visto tu stessa, poco fa per ben tre volte ci sono stati interventi che esulavano completamente dal lavoro qui svolto e sono serviti esclusivamente a comunicarci che da qualche parte la si pensa, appunto, diversamente da noi e dalla Sinistra Comunista.

Rivista n. 33