A nostra immagine e somiglianza

Si moltiplicano i convegni e le manifestazioni sullo sviluppo della robotica e naturalmente le grandi attrazioni sono i robot umanoidi. Sicuramente essi rappresentano stadi tecnologici avanzati rispetto alle articolazioni, ai sensori della vista, del tatto, dell'udito, ecc., ma sono bambolotti che piacciono ai bambini e soprattutto sono intrinsecamente stupidi.

Domanda dell'intervistatore: "Le sembianze umanoidi sono un vezzo estetico o sono funzionali al robot?". Risposta dell'intervistato: "Sono funzionali. In breve, le neuroscienze ci fanno vedere quanto il controllo del movimento possa plasmare le nostre capacità cognitive e percettive. Non esiste cognizione senza un corpo. Senza un corpo e un corpo con fattezze più o meno umane pensiamo che non sia possibile ottenere un modello significativo del cervello". Giusto, secondo i principii dell'evoluzione biologica. Ma i robot non evolvono biologicamente. Nella produzione industriale esistono da decenni macchine in grado di compiere"gesti" programmati meglio degli uomini senza assomigliare a uomini. Non c'è bisogno di un complicato sistema gamba-ginocchio-piede per spostarsi: ruote, cingoli, teleferiche e ali vanno sicuramente meglio in situazioni specifiche. In Star Wars il robot umanoide è significativamente scemo e l'intelligenza risiede nel simpatico cilindretto su ruote.

 Un esempio: la stampante tridimensionale fabbrica degli oggetti descritti da un programma che risiede in un computer, poniamo dei modelli che serviranno per il progetto definitivo di un oggettoda produrre in grande scala. La stampante 3D, un robot cartesiano, non ha bisogno di simulare il modellista in carne ed ossa che una volta liproduceva, ma è in grado di fabbricarli molto più velocemente sostituendo svariate decine di umani econ risultati migliori.

La simulazione tecnica dell'intelligenza umana ha limiti insuperabili, a meno di non pensare all'invenzione, per il momento assai improbabile, di androidi biologici; mentre un'intelligenza diversa, non antropomorfica, può essere sviluppata senza limiti. Il ciclo biologico è legato al ritmo stagionale o anagrafico di vita e di morte, mentre il ciclo industriale può svilupparsi teoricamente all'infinito. Inoltre, l'intelligenza di tipo umano nasce analogica e si sviluppa con l'acquisizione di capacità digitali, mentre i processori per adesso sono irrimediabilmente e unicamente digitali e ci permettono a malapena dissimulare variazioni continue come le onde sonore emesse dagli strumenti musicali e ricostruite nei CD. Elaborano bene i dati numerici, ma, per fare un paragone biologico, arrivano all'intelligenza di un insetto poco evoluto. Sono immensamente più veloci e potenti e al momento il ritmo di sviluppo è ancora altissimo, anche se non è quello della legge(nda) di Moore; quindi la prospettiva industriale è aperta, mentre per gli androidi è chiusa.

Sostenemmo che il bipede umano fosse solo d'impaccio nella cosiddetta conquista dello Spazio, e che, se proprio si voleva andare sugli altri pianeti, erano i robot a rappresentare il futuro. Sono passati cinquant'anni e non c'è umano che abbia "conquistato" qualcosa al di fuori della Terra, mentre il sistema solare (e persino quello extrasolare) è infestato di robot che non assomigliano affatto al loro "creatore". Quando si tratta di ottenere risultati scientifici e non di propaganda, la forma antropica non serve. Sulla Stazione Spaziale Internazionale si avvicendano degli umani, ma è soprattutto per servire il grande manufatto, che di per sé è automatico.

Rivista n. 38