Sempre più al servizio dello Stato

19 novembre 1985

Ormai siamo abituati a vedere in azione il solito triangolo industria-governo-sindacati. La trattativa non è più da tempo lo sbocco finale dello scontro fra industriali e lavoratori, ma il punto di partenza degli incontri triangolari periodici tra i rappresentanti di quelle che dovrebbero essere le componenti principali della società. Il conflitto tra le classi, elemento naturale in una società basata sullo sfruttamento del lavoro salariato, viene incanalato in una trattativa perenne patrocinata dallo Stato e accettata con entusiasmo, anzi proposta con accanimento, da quelli che dovrebbero essere i rappresentanti della classe sfruttata.

Se il punto di partenza è la trattativa, il punto di arrivo diventa lo sciopero. Tutto il contrario di come dovrebbe essere. Lo sciopero non è più un'arma di lotta per raggiungere un risultato, una vittoria nello scontro, ma un espediente, un mezzo di pressione per sostenere la trattativa in corso, una manifestazione indolore che usa la grande forza della classe operaia per manovre pubblicitarie a sostegno di una politica nazionale contro un'altra politica nazionale. In tutto questo la lotta di classe non c'entra: infatti lo scopo attuale dei sindacati è proprio quello di evitare la lotta di classe. Così come sono, essi rappresentano il miglior mezzo che i capitalisti hanno a disposizione per dirigere la classe operaia.

Che significa una trattativa sul costo del lavoro?

Che significa farci scioperare per diminuire gli effetti della scala mobile sul salario?

Il cosiddetto costo del lavoro è alto per la semplice ragione che tutte le classi si buttano avidamente sull'unica fonte di ricchezza che esiste nella società, il lavoro, appunto. Ci pensino gli industriali a far guerra ai loro fratelli finanzieri, redditieri, burocrati ecc. che rosicchiano quote sempre più alte di plusvalore, cioè profitto. Il sindacato deve fare gli interessi della classe operaia. Farsi portavoce degli interessi nazionali, cioè di tutte le classi, significa farsi portavoce degli interessi di coloro che vivono della ricchezza prodotta da una sola classe. Del resto i partiti che controllano i sindacati prendono voti da tutte le classi: perderebbero questi voti se cambiassero atteggiamento.

- Occorre che il salario sia difeso nel suo potere d'acquisto integralmente. Anche certi industriali, quelli meno fessi, sono più "avanzati" di certi sindacalisti: essi sanno benissimo che sul salario viene fatto un salasso enorme a vantaggio di uno spreco sociale intollerabile dalla stessa industria.

- Occorre che lo stesso potere di acquisto sia garantito a chi perde il lavoro per il ciclico rinnovarsi delle tecniche produttive.

- Occorre che il tempo di lavoro, ormai fermo da un secolo sulle otto ore, sia drasticamente diminuito.

- Occorre infine, dato che gli attuali dirigenti sindacali non sono certo inclini a questi argomenti, che il sindacato ritorni quello che deve essere: un organo di battaglia in difesa degli interessi immediati della classe operaia.

Volantini