La Costituente?

La fine della guerra ha portato con sé un potente soffio d'innovazione, alle suggestioni del quale nessuno può sottrarsi. Abbiamo visto anche Salandra divenire rivoluzionario!

Per mettere un poco al corrente anche questa travagliata Italia colle convulsioni tremende che si svolgono e si annunziano altrove, si è posta avanti da molte parti una... mezza misura: la Costituente.

Chi la vuole? La vogliono gli interventisti "rivoluzionari" che sentono il bisogno di rendersi un po' più accetti che non siano alle folle, la vogliono i repubblicani e i socialisti riformisti.

Ma l'ha compresa in un suo programma anche la Confederazione Generale del Lavoro, e in nome di questa l'ha sostenuta alla Camera l'on. Dugoni del gruppo parlamentare socialista, dicendo di parlare anche a nome del nostro partito. La direzione del PS riunita recentemente a Roma non ha fatto però sua la proposta, ed ha invece, in un deliberato che approviamo toto corde, sancito il programma della Dittatura Politica del Proletariato. Non approviamo però che il Gruppo Parlamentare seguiti a fare per proprio conto un'azione politica che, se corrisponde alle vedute delle organizzazioni operaie, non deriva da quella voluta dal Partito di cui il gruppo è emanazione.

Che cos'è la Costituente?

Pas grande chose, direbbero i francesi. E' un'assemblea nazionale, eletta se vogliamo con suffragio allargatissimo, che, anziché avere la funzione legislativa, sia chiamata a discutere e stabilire una nuova costituzione politica dello Stato. Si tratta dell'applicazione massima del concetto borghese della sovranità popolare.

E' appunto questo concetto che non raccoglie per nulla la fiducia dei socialisti, è anzi proprio quello la cui demolizione è uno degli oggetti precipui della critica marxista e dell'azione politica socialista.

La sovranità popolare realizzata con la scheda, la libertà e l'eguaglianza politica, sono mere finzioni quando sussiste la divisione della società in classi e la disuguaglianza economica. Le camere elettive, lo Stato, restano costantemente nelle mani di una minoranza dominante e servono esclusivamente agli interessi di essa. Checché ne dicano i postumi chiosatori di Mazzini o di Washington, il dominio di classe, l'oppressione economica, sopravvivono, anzi sono più aspri, nei paesi celebri per le dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino; nelle repubbliche democratiche (in politica) e plutocratiche (in economia) di Francia o d'America.

La critica socialista dimostra a luce meridiana che tutto il bagaglio della filosofia liberale è una ideologia propria della borghesia capitalistica, che se ne serve per giustificare la sua lotta contro i ceppi del regime medioevale, ma altresì l'instaurazione del suo predominio sociale sulle masse lavoratrici e sfruttate.

Non dallo sviluppo e dalla intensificazione delle forme democratiche il socialismo attende la propria realizzazione, ma dalla lotta sociale tra le classi e dalla vittoria rivoluzionaria del proletariato.

Il nefasto affinismo che tanto danno e confusione ha arrecato attraverso la collaborazione tra i socialisti e i democratici borghesi, ha fatto perdere di vista questa fondamentale, programmatica antitesi tra socialismo e democrazia.

Ma oggi tutto un grandioso movimento riconduce il socialismo alle sue massime concezioni, al suo obiettivo integrale, che è l'organizzazione del proletariato in classe dominante.

La rivoluzione socialista si realizzerà quando il potere politico sarà nelle mani dei lavoratori, non solo perché i lavoratori sono la maggioranza, ma perché alla minoranza borghese verrà tolta ogni ingerenza nella formazione degli organi del potere.

La democrazia vuole salvare, in nome del cosiddetto diritto delle minoranze, la rappresentanza delle classi borghesi. Finché queste avranno diritto di rappresentanza, conserveranno anche la maggioranza degli organi elettivi, e manterranno il loro dominio.

Il proletariato socialista vuole invece impadronirsi del potere politico per abolire in un secondo tempo il potere economico della borghesia, e in un terzo tempo la divisione della società in classi, realizzando l'eguaglianza sociale degli uomini.

In Russia abbiamo visto la Costituente che si preparava a fare il gioco delle classi borghesi sciolta con la forza dai Soviet, organi della Dittatura proletaria.

In Germania vediamo di fronte oggi due programmi: quello della borghesia e dei socialisti maggioritari, per la Costituente e la Repubblica democratica; e quello del gruppo Spartacus per il passaggio del potere ai Consigli degli Operai e Soldati.

In Italia già si studiano i movimenti per una difensiva del potere borghese, e i socialisti interventisti, alleati perduti della borghesia, fanno propaganda per la Costituente.

La Confederazione del Lavoro ingenuamente abbocca all'amo, mentre dovrebbe, anche per tassativi impegni assunti, lasciare la soluzione di tale problema al Partito Socialista, organo politico della classe operaia, strumento direttamente designato all'assunzione del potere.

Si vuole una Costituente senza che ci sia stato alcuno spostamento delle basi su cui poggiano gli ordinamenti attuali. Tale Costituente, eletta a cura degli organi amministrativi dello Stato controllati dal presente Governo, sarebbe simile come una goccia d'acqua all'attuale parlamento uscito dal suffragio universale, amorevole levatrice Giolitti.

La maggioranza sarebbe non solo borghese, ma sicuramente monarchica.

La Costituente dunque non ci seduce. I socialisti non alzeranno un dito per essa.

[Censura]

Da "Il Soviet" del 22 dicembre 1918. Non firmato.

Archivio storico 1911-1920