Essere o non essere

Il Partito Socialista ha detto il suo pensiero ed ha fissato il suo programma per la prossima lotta elettorale. E come per incanto ha rivelato la doppiezza della sua anima politica. Sorpreso e trascinato a malincuore alle elezioni, il Partito Socialista, prettamente elezionistico, organizzato come potente macchina elettorale, dapprima indeciso, come Amleto, nell'affrontare le masse con un programma, ha finalmente elaborato e reso pubblico, con discreto stile e molta demagogia, un manifesto ove tutto si riassume nella conclusione, laddove, con una disinvoltura da ciarlatano, la Direzione del Partito, senz'altro, dopo aver tirato fuori le date fatidiche delle bufere reazionarie, superate e vinte, indica ora alle masse quale rimedio contro la reazione giolittiana, il voto che ritorcerà la loro legge contro la loro violenza , voto legale per rispondere alle illegalità dei partiti dell'ordine e siccome con le frecce non si spengono le stelle, con le bombe non si uccidono le idee, tutti alle urne ed il Socialismo sarà. Ebbene con la violenta e rude franchezza deve strapparsi la maschera a questo Partito, perché non si ripeta l'inganno delle elezioni passate.

Il manifesto constata che le elezioni si fanno perché la borghesia possa ritornare, indietro di trent'anni riducendo i salari, aumentando gli orari, stracciando i contratti di lavoro, fiaccando le organizzazioni, ecc.. ecc.. Alla buon'ora, si confessa il tentativo reazionario della borghesia, la reazione partorita dall'assalto costante e tenace che l'organizzazione proletaria ha mosso contro lo sfruttamento capitalistico. Qui ora vogliamo quei socialisti che gridavano contro noi comunisti di aver predicata la violenza ed aver così voluto fermare la storia dell'evoluzione proletaria con innovazioni audaci nella pratica quotidiana della lotta di classe.

I riformisti, alla Turati, ci dicono che la lotta di classe va combattuta con gradualità. E sta bene. Cosa ha fatto di differente il proletariato? Prima del conflitto europeo le nostre masse incalzavano, con metodo, la borghesia sempre strappandole migliori salari, più umani orari di lavoro, sempre più sapiente legislazione. E' vero, signori riformisti? La guerra trovò il proletariato alla opposizione più irriducibile e ne soffrì le conseguenze in trincea e nelle retrovie. La guerra finì e trovò, tanto i vinti che i vincitori, tutti egualmente spossati. La borghesia, ingolosita dalle strepitose e favolose speculazioni di guerra, non disarmò, non volle rinunciare al suo bottino e negò, subito, al soldato proletario il diritto alla vita. Cosa doveva fare il lavoratore, reduce dalla trincea, senza casa, senza occupazione, con davanti agli occhi lo spettacolo degli arricchiti della guerra, unicamente con il furto, e gavazzanti nel lusso e nel divertimento? Le masse diventarono aggressive per un forte bisogno di riscossa. Santa riscossa che nessun partito poteva contrastare perché piena di umano dolore, di giusta rivendicazione sociale. Il ritmo dell'assalto alla borghesia si fece più serrato, l'aggressività più manifesta si che, lembo per lembo, si lacerava la bandiera del privilegio borghese.

Fu audacia o necessità, viva ed assoluta, del momento la propaganda ed il tentativo di organizzazione del potere della classe lavoratrice. I socialisti, nel loro manifesto elettorale, questo riconoscono laddove affermano essere necessario rafforzare il dominio del lavoro nei suoi Sindacati, Partito, Cooperazione con tutti i mezzi, per tutte le vie per sboccare nella dittatura proletaria.

Ed allora perché sabotano o permisero, i socialisti, che la confederazione, e più tardi Turati, uccidessero il superbo movimento di presa di possesso delle fabbriche? Cosa ci si trova di antimarxistico nella presa di possesso dello strumento del lavoro per la dittatura del lavoro? Perché tollerare i violentatori della liberazione proletaria nei massimi organismi proletari? Non deve un partito rivoluzionario approfittare delle profonde commozioni di popolo per sollevare tutto il mondo dei vinti e degli sfruttati contro i pochi carnefici della vita e dell'avvenire proletario? Allora, per calcolo elettorale, i massimalisti per convenienza, i riformisti per sistema e noi comunisti per passione rivoluzionaria scavammo ampio, profondo l'alveo contro cui incanalare la marea del malcontento tutto indirizzando contro le dighe del privilegio borghese. Ma quando stavano per spezzare qualche resistenza, allora gli opportunisti, riformisti ci gridarono raca [sic], arresta, arresta perché brutta cosa è la guerra civile.

Ma via, è possibile credere che la borghesia si lasci tranquillamente jugulare, espropriare delle sue fortune e del suo potere? Insorgerà sempre, come ora, con più ferocia d'ora e sempre i riformisti, i socialdemocratici, gli opportunisti grideranno arresta.

E' vivo, è palpitante d'attualità l'episodio dei metallurgici torinesi serrati dalla Fiat. Gli scopi sono evidenti, lo dice il manifesto elettorale dei socialisti; ebbene, che fa la Confederazione del Lavoro, che aspetta per chiamare a raccolta tutto il proletariato italiano contro questa minaccia che, iniziandosi a Torino, tasterà il terreno - vittoriosa , puta caso, nella forte rocca rivoluzionaria del Piemonte - per correre come una fiamma tutta l'Italia, abbattendo le organizzazioni operaie?

Così è delittuoso operare per il potere proletario, per la dittatura del proletariato. Ma v'ha ancora dell'amletismo nell'attuale travaglio socialista. Il manifesto elettorale del PSI dice: aiutare l'organizzazione sindacale nella resistenza di classe.

Ma allora cos'è la Confederazione del Lavoro quando ordina di subire la violenza fascista? Che forse resistenza, nel vocabolario socialista e confederale, significa rassegnazione? Ed a Dugoni si permette di fare gli uffici misti di collocamento fra fascisti ed operai. Dov'è qui la lotta e la resistenza di classe?

Lasciamo stare per carità il controllo operaio. Ei fu. Non è rimasto che la trappola giolittiana e la ciambella di salvataggio dei funzionari confederali e di tutti i ciarlatani del Partito Socialista. Ma fermiamoci al punto più bello. Sentite: se il regime politico vigente vi si opporrà, rovesciare il regime politico. A chi la si vuol date ad intendere? E' bastato che i fascisti organizzassero e mettessero in atto la violenza perché tutti i socialisti belassero la parola di tregua, invocassero la pace delle classi in nome della civiltà. E per colmo dei colmi, laddove la santa ribellione dei lavoratori ha restituito pan per focaccia ai banditi del fascismo, eccoli spuntar fuori l'alleanza per la tregua con pubblicazione di manifesti, cui vicino alle firme dei violatori delle conquiste proletarie, fanno pompa di sé quelle dei... difensori del diritto proletario. E sempre per prendere in giro gli elettori il Partito socialista si pavoneggia col dire di Che forse non si è ceduto il Comune di Bologna, quello di Ferrara, quello di Modena, Poggiorusco e via di seguito?

Si chiama fiancheggiare l'arrendersi? Se alla prima scaramuccia di lotta di classe armata si lasciano le posizioni, conviene dire apertamente che si rinuncia. Ah! no, la parola rinuncia si dice dopo la fiera elettorale, ora s'hanno da indossare le penne della rivoluzione, tanto per trovare una piattaforma elettorale, tanto per secondare l'anima ribelle delle folle. E poi s'hanno da scodellare tante buone cose, tanti bei progetti senza, naturalmente, educare il proletariato nel senso di dirli che di riforme non è più possibile chiederne...semplicemente perché la borghesia ha intenzione di tornare indietro di trent'anni e di tornarci con i metodi attuali e cioè con le evoluzioni della guardia bianca, o fascismo, per le vie e le piazze d'Italia.

Ma se così i socialisti parlassero sarebbe facile all'ultimo degli organizzati rispondere: cosa fate ora che la reazione vi contrasta le posizioni conquistate se non altro che cedere ignominiosamente su tutta la linea? Cosa fate se non rinunciare all'offensiva ed alla difensiva gettando panico e scoramento?

Al punto cui siamo giunti vale la pena imporvi il dilemma essere o non essere. O rivoluzionari e comunisti scendendo sullo stesso terreno cui la borghesia opera, o rinunciatari e collaboratori della democrazia di Governo. I socialisti non hanno più davanti a sé folle ignare, né hanno il momento storico propizio alle indecisioni dell'anima amletica. I tradimenti si scontano ed il Partito socialista ne ha parecchi da liquidare, ultimo quello verso la III Internazionale. Le conquiste proletarie saranno tollerate dalla borghesia sino a quando queste non intaccano profondamente la propria ricchezza e quando la democrazia socialista crede di poter pacificamente procedere verso le maggiori conquiste proletarie intende solo il limite che rende possibile vivere al proletariato ed alla borghesia in buono accordo. E' il trionfo dell'armonia di classe, non è socialismo. La prova ci è stata offerta con molta chiarezza dal Gruppo parlamentare socialista il quale in maggioranza vota la collaborazione nell'ambito parlamentare con i gruppi della borghesia pur... di ritardare le elezioni e perché c'era rumore di fucilate per le vie d'Italia.

Senza spavalderia il proletariato italiano, la parte sana e combattiva dell'organizzazione di classe saprà liberarsi dell'Amleto socialista e risolutamente stare sul terreno che gli è naturale: quello della lotta di classe con tutte le sue violenze e senza rinunce. Col comunismo e per la III Internazionale, con la intransigenza di fatto e non di forma.

Da "L'Ordine Nuovo" del 16 Aprile 1921. Firmato: Alfa (Amadeo Bordiga).

Archivio storico 1921 - 1923