Costituzione del Comitato d'Intesa

Al CE del Partito Comunista d'Italia

1 giugno 1925

Cari compagni,

Tra le deliberazioni prese dal Comitato Centrale nella sua ultima sessione e rese pubbliche su L'Unità, organo del partito, il 26 maggio u.s., vi è quella che riguarda la preparazione della maggiore manifestazione interna del partito: il Congresso, il quale, si dice, sarà tenuto tra breve, dopo cioè una profonda ed ampia discussione, la quale è però da considerarsi virtualmente aperta per quanto debba essere preceduta dalla pubblicazione di tutti i documenti relativi ai lavori dell'ultima sessione del CE allargato.

È superfluo dichiarare quanto veramente sia sentita la necessità di un serio ed ampio dibattito pre-congressuale. La situazione interna del partito, situazione - come voi stessi riconoscete - di confusionismo ideologico esistente ancora e malgrado tutto in strati abbastanza vasti del partito, ne dimostra tutta l'urgenza.

Ma, cari compagni, vi potrà essere e in tutta la sua interezza questo indispensabile processo di chiarificazione nel nostro partito, se compagni esponenti delle varie correnti di pensiero non saranno posti nelle condizioni di poter partecipare attivamente e a condizioni di parità al dibattito sia giornalistico che orale?

A questo proposito, gli organi responsabili avranno senza dubbio tenuto presente la vita eccezionale e precaria cui è sottoposta la nostra stampa. Potrà infatti essa consentire e fino a che punto, lo sviluppo di una non breve campagna di chiarificazione? Lo stesso quotidiano L'Unità dovrebbe, a nostro parere, aprire le sue colonne alla discussione.

D'altronde, quale valore potrebbe avere ai fini della bolscevizzazione un congresso di partito cui presenzino delegati delle varie federazioni nelle quali non si sia precedentemente discusso, con serietà e conoscenza dai rappresentanti riconosciuti delle diverse correnti i "problemi fondamentali della vita nazionale sulla cui base deve tracciarsi il programma generale del partito?". Noi crediamo nessuno, a meno che non si voglia preferire tra compagni il legame della disciplina formale all'adesione - così detta - per convinzione.

I compagni sottoscritti che vi inviano la presente, legati tra di loro da identità di vedute e di apprezzamenti critici di fronte ai problemi più vitali del partito, pensano che i vari confusionismi ideologici non si vincono che sul terreno del dibattito senza limiti e scevro da ogni e qualsiasi arma di prevenzione. A tale scopo propongono:

a) che sia data alla discussione uno spazio di tempo quale lo stato di impreparazione delle masse del partito e l'importanza delle questioni richiedono;

b) che i congressi provinciali siano tenuti solo dopo una esauriente discussione avvenuta sulla stampa del partito;

e) che ai congressi provinciali sia data facoltà di parlare in contraddittorio ai compagni rappresentanti riconosciuti delle diverse tendenze;

d) che la nomina dei delegati al Congresso del partito sia fatta dai rispettivi congressi federali; nel caso però che tale nomina venga fatta con altri sistemi, sia data facoltà di scelta degli elementi chiamati a far parte di eventuali comitati ai fiduciari provinciali delle diverse correnti;

e) che sia infine riconosciuto il diritto di nominare e disciplinare gli oratori che illustreranno al congresso il pensiero di questa o quella corrente.

È evidente che il lavoro di preparazione congressuale è tale che richiede da tutti attività e disciplina. I compagni firmatari della presente portano perciò a conoscenza del Comitato Esecutivo l'avvenuta costituzione di un "Comitato di Intesa" tra gli elementi della sinistra.

Saluti comunisti.

Onorato Damen, Luigi Repossi, Mario Lanfranchi, Venegoni Carlo, Mario Manfredi, Bruno Fortichiari.

Da "L'Unità" del 7 giugno 1925.

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