Comunicato della Commissione Esecutiva

Gli avvenimenti di Spagna hanno aperto una grave crisi in seno alla nostra organizzazione. Le condizioni attuali non hanno permesso una ap­profondita discussione delle divergenze tanto più che una parte dei compagni non si trova attualmente nella possibilità di portare il con­tributo delle proprie opinioni.

In questa situazione la CE non ha potuto che registrare la prima de­limitazione delle posizioni politiche constatando che esse pongono ineluttabilmente il problema della scissione della nostra organizzazione. Scissione, evidentemente, dal punto di vista ideologico e non organiz­zativo, a condizione tuttavia che si faccia la massima chiarezza sulla questioni fondamentali sulle quali si è manifestato il contrasto.

Oltre alla concezione che è difesa pubblicamente dalla frazione e per la quale non è necessaria alcuna spiegazione, si sono affermate altre posizioni che attualmente si trovano - come abbiamo detto - nell'im­possibilità di coagularsi su di una posizione generale o di delimitar­si precisando i rispettivi contorni. L'idea centrale che domina tra i compagni che non condividono la posizione dell'attuale maggioranza dell'organizzazione è quella che considera possibile l'affermazione d'in­dipendenza della classe operaia, soprattutto in Catalogna, senza passare al rovesciamento radicale di tutta la situazione, senza opporre ai fronti attuali, che noi consideriamo imperialisti, il fronte della lotta di classe nelle città e nelle campagne.

Il CE ha deciso di non limitare la discussione per permettere all'organizzazione di beneficiare del contributo dei compagni che non si trovano nella possibilità d'intervenire attivamente nel dibattito e anche perché l'ulteriore evoluzione della situazione permetterà una più com­pleta chiarificazione delle divergenze fondamentali che sono sorte.

Per queste considerazioni è evidente che i compagni della minoranza attuale hanno, come gli altri, la possibilità di scindere pubblicamente le proprie responsabilità e, rivendicando la loro appartenenza alla frazione, di proseguire la lotta in Spagna sulla base delle proprie posizioni che cercano di determinare una posizione autonoma della classe anche nel quadro della situazione attuale.

Noi contiamo di pubblicare nel prossimo numero di Bilan tutti i docu­menti relativi alle divergenze sorte in seno alla nostra organizzazione. Di fronte al capitalismo che lotta su due fronti il proletariato deve lottare sui due fronti: il fronte sociale e militare. Sul fronte militare il proletariato lotta per difendere ciò che ha conquistato con decenni di lotta; sul fronte sociale, il proletariato deve accelerare il processo di decomposizione dello stato capitalista, forgiare il suo partito di classe e gli organi del governo proletario, ciò che permet­terà di dare l'assalto al potere capitalista. Sul fronte militare, già oggi, il proletariato tende a porre le basi per l'armata rossa di domani. Nelle zone che in seguito le milizie occupano si passa immediatamente alla formazione di comitati contadini e alla collettivizzazione della terra e tutto ciò in barba ai governi di Madrid e di Barcellona.

Il gruppo costituito in Spagna considera di non aver rotto con i prin­cipii della frazione e perciò non può non essere riconosciuto. Ci si chiede di rompere ogni contatto con il Poum: il contatto non è mai esistito. Dissolvere la formazione non è in nostro potere perché non siamo stati noi a costituirla. Quanto a disperderci tra i proletari nei luoghi di lavoro, ciò sarà fatto nella misura delle possibilità.

(questo documento deve essere considerato come una risposta alla riso­luzione della CE del 27-8-36 e dovrebbe essere stato scritto alla fine del mese di settembre).

Dichiarazione

Un gruppo di compagni della minoranza della Frazione Italiana della sinistra, disapprovando la posizione ufficiale presa dalla Frazione verso la Rivoluzione spagnola, ha rotto bruscamente ogni legame disciplinare e formalista verso l'organizzazione e si è posto al servizio della rivoluzione giungendo a far parte delle milizie operaie e a partire per combattere al fronte.

Oggi si presenta una nuova situazione piena di incognite e di perico­li per la classe operaia: lo scioglimento del Comitato Centrale delle Milizie Antifasciste, organismo sorto dalla Rivoluzione e garante del carattere di classe delle Milizie, e la riorganizzazione di quest'ulti­mo in esercito regolare dipendente dal Consiglio della Difesa che deforma il principio della milizia volontaria operaia.

Le necessità del momento storico che viviamo impongono una vigilanza estrema agli elementi d'avanguardia del proletariato per impedire che le masse inquadrate nel nuovo organismo militare possano diventare uno strumento della borghesia che un giorno sarà impiegato contro gli interessi stessi della classe lavoratrice. Questo lavoro di vigilanza sarà tanto più efficace quanto più le organizzazioni di classe acquiste­ranno coscienza dei propri interessi e dirigeranno la loro azione po­litica solo in un senso di classe.

Il lavoro politico in queste organizzazioni assume una importanza fondamentale che non è meno interessante dei compiti militari al fronte. Questi stessi compagni, restando fermi sul principio della necessità della lotta armata al fronte, non hanno accettato di essere inquadrati in un esercito regolare che non è l'espressione del potere del prole­tariato e in seno al quale sarebbe impossibile svolgere una funzione politica diretta. Essi possono, al contrario, dare oggi un contributo della più grande efficacia alla causa del proletariato spagnolo nel lavoro politico e sociale indispensabile per preservare e rinforzare l'efficienza ideologica rivoluzionaria che devono riprendere sul ter­reno politico e sociale, l'influenza che le nuove condizioni hanno attenuato per quanto riguarda la direzione militare.

Questi stessi compagni, abbandonando il loro posto di militanti della colonna internazionale Lenin, restano sempre mobilitati a disposizione del proletariato rivoluzionario spagnolo e decidono di continuare a dedicare su di un altro terreno la loro attività e la loro esperien­za fino al trionfo definitivo del proletariato sul capitalismo in tute le sue forme di dominio.

Barcellona, 22 ottobre 1936

Documenti della minoranza (seguito)

Risoluzione dei compagni Biondo e Romolo (dopo il loro ritorno dal fronte e aver preso contatto con la delegazione ufficiale della fra­zione).

La Spagna, in questo momento, è la chiave di volta di tutta la situa­zione internazionale. Dalla vittoria di una delle diverse forze in lotta uscirà una situazione diversa per l'Europa. La vittoria di Franco significherebbe il rafforzamento del blocco militare dell'Italia e della Germania. La vittoria del Fronte Popolare significherebbe il rafforzamento del blocco militare antifascista (entrambi conducono alla guerra imperialista); la vittoria del proletariato sarebbe il pri­mo passo per la ripresa mondiale della rivoluzione proletaria. In Spagna ci troviamo di fronte ad una situazione oggettivamente rivo­luzionaria.

Le elezione di febbraio che si sono concluse con la vittoria del Fronte Popolare sono state dell'acqua sul fuoco, una valvola di sicurezza che ha impedito la violenta esplosione dei gravi contrasti di classe. I grandi scioperi e le agitazioni che ne sono seguite ne sono la prova. La minaccia rivoluzionaria del proletariato ha spinto la borghesia a prendere l'iniziativa per prima per avere il vantaggio dell'iniziativa. Da queste premesse si arriva alla conclusione che la lotta non è tra due frazioni della borghesia ma tra borghesia e proletariato. Che il proletariato prenda le armi per difendere le sue condizioni di vita e i suoi organismi dall'assalto della reazione. Per le stesse ragioni per cui i proletari hanno preso le armi contro Kornilov gli operai spagnoli hanno preso le armi contro Franco.

Non si tratta del dilemma democrazia-fascismo ma del dilemma capitali­smo-proletariato. Se la borghesia resta virtualmente al potere, se i rapporti di proprietà non hanno subito una trasformazione profonda, la causa deve essere ricercata nel fatto che il proletariato non è arma­to ideologicamente, non possiede il suo partito di classe. L'esistenza del partito di classe avrebbe risolto, dai primi giorni di lotta, la questione in favore del proletariato. La rivoluzione spagnola non è ancora entrata nella sua fase calante e la possibilità di vittoria del proletariato non può essere esclusa in modo categorico.

Da "Bilan" n. 34, agosto-settembre 1936

Archivio storico 1927 - 1944