Ai proletari partigiani a tutti i lavoratori

Proletari!

Quando il capitalismo italiano, sotto veste fascista, vi inculcò il bacillo della guerra dicendovi che le vostre sofferenze, e la mancanza di un vostro tenore di vita adeguato ai bisogni dell'esistenza, erano dovute alla mancanza di spazio territoriale, mentiva sapendo di mentire. Come era possibile parlare di spazio vitale e di necessità di conquista territoriale quando, sul suolo nazionale, l'accumulazione del capitale era talmente grande quanto grande era la miseria delle masse? Parlare di guerra di conquista mentre la ricchezza, sudore dei proletari, veniva accumulata nelle casseforti del capitalista privato e sperperato nella voragine della produzione bellica? nel mantenimento di una burocrazia parassitaria, di una rete di spionaggio che varcava le stesse frontiere, inghiottendo a getto continuo l'oro che rappresenta i vostri sacrifici? Di un organismo di polizia mastodontico? E di un'armata permanente, vera sanguisuga sul corpo di tutta la massa proletaria italiana? Eppure il nemico di classe si faceva rappresentare da un uomo, il quale, per lo stesso fatto di avere vissuto nelle file proletarie aveva i requisiti adatti per amministrare gli interessi di quella classe borghese che preferiva lanciarsi nella guerra, cioè nella distruzione ancora più massiva di ciò che rappresentava di già tutto l'apparato repressivo, burocratico militarista, ed economico di guerra.

Proletari!

Se il capitalismo italiano, sotto spoglie fasciste, ha preferito la distruzione del potenziale di ricchezza nazionale piuttosto di elevare il tenore di vita delle masse, non ha fatto né più né meno che il suo dovere di conservatore del suo dominio di classe; che questo dominio avvenga sulla miseria sui sudori sulle lacrime ed il sangue di milioni di lavoratori, tutto ciò è nella normalità della politica di classe della borghesia. Infatti, come si può concepire che il capitalismo ceda il suo potere, ed elimini il suo metodo di sfruttamento spontaneamente? Chi crede a una simile utopia è un nemico del proletariato, poiché, l'esperienza dimostra, che il nemico preferisce creare il caos piuttosto che cedere il potere alla classe progressista rappresentata dal proletariato.

Dall'altra parte bisogna rigettare la tesi che, con un governo di democrazia anche "progressiva", il capitalismo italiano avrebbe evitato di sboccare nella guerra, che questa guerra avrebbe avuto altre caratteristiche in rapporto alle alleanze. Questo non cambia il fatto che il dilemma per l'Italia rimaneva il medesimo cioè: guerra o rivoluzione. Il proletariato italiano si trovò nell'assoluta impossibilità di contrapporre la rivoluzione alla guerra, e il nemico poté facilmente, attraverso la demagogia imperialista spingere le masse al grande crimine del loro massacro. Diviene chiaro perciò che quello che interessa al capitalismo è di fare la guerra, giacché per lui c'è un solo nemico e questo si chiama proletariato, ed è questo proletariato che bisogna deviarlo dalla sua linea classista; quando non basta la demagogia mussoliniana basata sullo spazio vitale, a un certo momento si ricorrerà al gallonato Badoglio affiancato dalla lurida masnada dei Savoia, in nome del cosiddetto antifascismo, (proprio loro i creatori del manganello) e poi il fascismo stesso potrà presentarsi sotto spoglie repubblicane e socialiste, pur di poter trascinare, nel cerchio della morte, la gioventù proletaria. Ma se questa gioventù potrà facilmente individuare il mostro capitalista dietro le quinte della repubblica sociale, allora, si presenterà una nuova formula, più accettabile dal cervello sconvolto dei proletari; e questa formula si chiamerà Repubblica "progressista", si chiamerà anche socialismo, ma dietro di questa facciata, si nasconderà la guerra, cioè, la morte economica fisica e politica del proletariato, il suo sfruttamento, il crollo della sua indipendenza di classe, del suo ruolo storico, della sua rivoluzione.

Proletari partigiani!

Voi in un certo senso potete diventare l'elemento di punta della lotta proletaria poiché, nella vostra maggioranza, concepite nel vostro cervello l'intenzione di lottare, nelle prossime situazioni, a fianco alla classe proletaria: non per la collaborazione, con un nemico che non sarà più fascista, ma non per questo non sarà capitalista; non per uno pseudo-governo operaio, ma per marciare verso la meta suprema, dello stato proletario, basato sulla propria dittatura di classe, che non ha nulla a che fare con il totalitarismo come la propaganda controrivoluzionaria tenta presentare.

Ma questo vostro ruolo d'avanguardia, di battaglia rivoluzionaria, potrà realizzarsi a una sola condizione e cioè la presa di coscienza della vostra pericolosissima posizione, in cui attualmente vi trovate. Voi che avete capito di disertare la guerra fascista, e con questo atto vi siete messi all'avanguardia della lotta per trasformare la guerra in rivoluzione, dovete evitare di farvi trascinare nell'orbita di altri agguati che potrebbero presentarsi sotto diversi aspetti. Il primo: quella della manovra del nemico di classe di fare di voi degli affiancatori nel tentativo di ripristinare il potere e l'autorità del capitalismo a spoglie democratiche, il che vorrebbe dire fare di voi un fattore di conservazione borghese. Il secondo: quello di credere, di illudersi di poter dare la scalata al potere, contrapponendo alle armate di occupazione una vostra armata, e questa illusione (a parte il fatto che gli stessi pensatori del marxismo rivoluzionario l'hanno sfatata dichiarando l'impossibilità, da parte proletaria, di vincere contrapponendo al nemico un organismo militare creato a priori) ai proletari inquadrati nelle file del partigianismo greco costò cara, poiché l'illusione, caduta nel sangue prima, finì nella capitolazione e nel compromesso poi.

Questa esperienza dimostra ancora una volta che l'assalto al potere si presenta quale compito del proletariato, tenendo conto che questo viene risolto solo in date condizioni; e queste condizioni possono essere individuate solo da un organismo dirigente sorto non dalla contingenza, ma da tutta un'epoca che, per essere stata di disfatte e di tradimenti, ha potuto procreare l'utensile adatto alla vittoria rivoluzionaria.

Il compito fondamentale di questo organismo, nei confronti delle masse proletarie, non potrà mai confondersi con l'illusione demagogica e criminale di creare un'armata prima che il capolavoro insurrezionale non sia stato risolto dal partito e portato a termine con la presa del potere di classe. Quale è questo organismo? Forse uno di quei partiti che hanno la responsabilità di aver portato il proletariato alla guerra tradendo la rivoluzione? Certamente no: chi incita alla guerra sarà un collaboratore del nemico, anche in quelle situazioni travolgenti e favorevoli per la presa del potere da parte proletaria.

Viceversa, l'organismo che offre la più grande garanzia di guida rivoluzionaria, non può essere che quel partito la cui base ideologica e tattica gli ha permesso non solo di evitare la caduta nel tradimento interventista, ma anche di indicare nella tempesta la direttiva di lotta contro l'infame agguato della guerra teso al proletariato italiano e mondiale.

Viva la presa del potere proletario

Viva la rivoluzione italiana

Tutto il potere al proletariato contro qualsiasi interventismo e manovra

Non un uomo, non un soldo alla guerra

Per l'unità dei postulati generali di lotta, diserzione, disfattismo rivoluzionario, devono formare una sola parola d'ordine: Rivoluzione

Il Comitato federale torinese del Partito Comunista Internazionalista

Volantino, novembre 1944. Archivio n+1.

Archivio storico 1927 - 1944