Punti di orientamento del Partito Comunista Internazionalista

NOI E LA PACE

Il proletariato che ha fatto la guerra senza volerla deve impedire che la pace, con la sua crisi economica che si proietta nello spirito delle grandi masse, sia piegata ai propri fini dal capitalismo internazionale e rappresenti l'inizio d'un nuovo periodo della vita borghese che nessuna promessa economica e ideologica storicamente giustificata.

La pace borghese sarà come è sempre stata la preparazione obbiettiva ad un nuovo macello mondiale.

La pace vera, la pace duratura, è solo possibile con l'eliminazione del regime della guerra: il capitalismo, il quale sparirà alla sola condizione che il proletariato appresti volontà idee e forze per spazzarlo via dalla scena del mondo su cui ha dominato tirannico e sfruttatore per oltre un secolo.

La pace vera, la pace duratura, è saldamente legata all'esito vittorioso della lotta proletaria. La Federazione degli Stati Comunisti di Europa è la prima tappa verso l'ordine nuovo del mondo: l'Internazionale, è la garanzia contro ogni ritorno alla barbarie del capitalismo imperialista.

NOI E LA SITUAZIONE INTERNA

Ora è evidente che l'eliminazione del nazi-fascismo, pagina gloriosa ed eroica del nostro popolo lavoratore, non ha significato in nessun modo modificazione delle condizioni sociali, politiche ed economiche che fanno del proletariato l'eterna forza soggetta da cui la borghesia potrà e vorrà ancora attingere somma di ricchezze senza limite per alimentare una vita di ozio e di dissipazione, e da cui recluterà mezzi e combattenti per le sue nuove avventure e le sue guerre.

I Comunisti Internazionalisti che hanno avversato la guerra e combattute le forze politiche responsabili, hanno oggi chiara la coscienza della strada da percorrere.

Mentre i partiti del Blocco democratico marciano verso la soluzione legalitaria e borghese della crisi aperta dalla guerra, i Comunisti Internazionalisti, che interpretano la crisi secondo la dialettica del marxismo, operano la mobilitazione del proletariato sul piano di classe per l'attacco rivoluzionario del potere borghese, anche se al suo vertice le leve della direzione politica fossero nelle mani della più progressiva delle forze democratiche borghesi.

Noi non siamo davvero teneri per la monarchia dei Savoia, come per nessun'altra monarchia, e attendiamo la sua eliminazione dal complesso nazionale con la stessa appassionata urgenza e lo stesso interesse che avremmo per l'estirpazione di un cancro dal corpo di una persona cara, ma denunciamo il tentativo di fare della questione istituzionale un problema fondamentale, un espediente addormentatore delle masse per allontanarla dai veri e veramente fondamentali obbiettivi della sua lotta.

La democrazia progressiva è in sede teorica la più grande mistificazione fatta al proletariato dopo il fascismo; in sede politica è il più recente e sottile e ben riuscito espediente tattico della borghesia per costringere il proletariato a pagare in contanti gli oneri della pace, dopo aver pagato col sangue quelli della guerra non sua.

NOI E L'INSURREZIONE

L'insurrezione, fatta dal proletariato per finalità non proletarie, ha creato una stranissima situazione. Certi partiti politici a vaghe aspirazioni rivoluzionarie abilmente colorate di progressismo credono, o meglio si illudono, d'essere essi gli arbitri della nuova situazione, di avere il potere in mano, e non s'accorgono di avere mani e piedi legati, di essere, in una parola, alla mercé del padrone capitalista. Il risveglio sarà crudo. Che il sacrificio dei combattenti proletari di Grecia proprio nulla abbia insegnato?

Anche molti operai sono vittime di quest'illusione. Hanno creduto che l'officina fosse ormai da gestire sotto il loro diretto controllo, che tecnici e impiegati obbedissero alla loro volontà, che i padroni fossero stati allontanati, così per miracolo, dal vento dell'insurrezione patriottica.

Poi, la dura realtà si è fatta innanzi sotto la veste del buon senso, della responsabilità, del civismo dei nuovi bonzi social-centristi, i quali hanno fatto capire agli insubordinati che gli operai dovranno continuare ad essere operai e che i padroni sono in definitiva sempre i padroni. Evviva!

NOI E I COMPITI DEL PROLETARIATO

Sta a te, operaio, di non ricadere in nuove esperienze negative; potrai evitarle soltanto se non abbandonerai il piano di classe della tua lotta.

Il fascismo non è morto, non solo perché non è morta la classe che gli ha dato i natali, ma perché, attraverso un'efficace mimetizzazione, troppi elementi fascisti si sono infiltrati negli organismi militari, politici, economici del nuovo regime. È questo, operaio, una ragione di più per vigilare perché il moto iniziato continui su un terreno di classe, e, soprattutto, per affrettare la preparazione dei quadri politici di un partito che si ponga come obiettivo non la conservazione della società borghese, ma la rivoluzione proletaria. Non c'è "epurazione" che tenga, se non si strappa il male alla radice.

Ricostruisce i tuoi sindacati, ma ricordati che l'aumento del salario è cosa effimera e anticlassista se perdi di visione il problema storico della tua completa emancipazione, economica e politica.

Hai esperimentato per oltre vent'anni la stupida e tirannica dittatura del funzionarismo sindacale fascista; evita di crearne un'altra sotto l'egida dei tre partiti della democrazia. Il sindacato o è libera palestra di interessi, di idee e di metodi, o si trasforma in cittadella della controrivoluzione.

Questa è l'ora dei consigli di fabbrica.

Soltanto con i consigli tu, operaio, potrai garantire la continuità della tua lotta se il sindacato diverrà, come diverrà, monopolio dei partiti non rivoluzionari; soltanto con i consigli tu potrai diventare politicamente e tecnicamente degno di gestire domani la fabbrica in cui lavori.

Il Consiglio di fabbrica sia la bandiera della tua prossima battaglia, la premessa del tuo attacco rivoluzionario al potere.

IL PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

Volantino. 1° Maggio 1945

Archivio storico 1927 - 1944