Sciopero generale rivoluzionario o avventura politica al servizio del capitalismo?

OPERAI!

La guerra che da quattro anni divora il vostro sangue e le vostre energie stremate, questa guerra di cui vi si è promessa e si continua a promettere la rapida fine, è giunta oggi ad un punto morto, che nessun impegno militare sia in grado di superare. Mentre con le armi della minaccia e del terrore, l'Italia va ricostituendo un esercito e rimettendo in piedi l'armata statale, mentre la Germania cerca di rimontare la crisi agitando agli occhi della borghesia di tutto il mondo lo spettro del pericolo bolscevico, sul fronte italiano lo sforzo bellico anglosassone si esaurisce in azioni locali e sul fronte dell'est l'avanzata sovietica non riesce ancora a provocare il crollo finale della resistenza tedesca. Da una parte e dall'altra della barricata soffia nei discorsi dei dirigenti una ventata di ansie e di pessimismo.

Intanto, operai, ogni nuovo giorno esaspera una situazione di miseria, di fame, di terrore che nessuna agitazione a sfondo economico potrà mai sanare. Soffocata nei primi anni di guerra, la lotta di classe si riaccende, illumina dei primi bagliori del riscatto proletaria la scena insanguinata del mondo. Travagliata da sofferenze inaudite, la classe operaia cerca disperatamente una via d'uscita dal vicolo cieco in cui la guerra e il regime capitalistico l'hanno gettata.

E proprio perché si rendono conto dell'impotenza a risolvere sul piano militare questa crisi e del fermento sociale che dilaga nelle città e nella campagna, proprio per questo i belligeranti puntano la loro carta decisiva sul fronte interno. Mentre l'Asse cerca di dare un nuovo colpo di frusta alle energie ormai fiaccate degli operai promettendo una nuova giustizia sociale in cambio della mobilitazione delle forze del lavoro a favore della sua guerra, le potenze democratiche cercano un compenso alla delusione delle iniziative militari in intensificati bombardamenti aerei delle città industriali e, attraverso la propaganda dei vari partiti di coalizione, gettano il proletariato allo sbaraglio di una lotta impari perché sul corpo straziato degli operai passi, come su grande via aperta, la terribile macchina della guerra.

Per questo, operai, voi vedete oggi quegli stessi partiti che, fino a ieri, vi convocavano ad agitazioni di carattere puramente economico (come se una briciola strappata al grande bottino dei vostri padroni potesse cambiar forma e colore alla tragedia di un conflitto che si alimento tutto dalla vostra carne), voi vedete oggi quegli stessi partiti chiamarvi allo sciopero generale politico e all'insurrezione armata, non perché la guerra finisca ma perché voi diventiate un'arma attiva di guerra, non perché il proletariato dia finalmente la scalata al potere e, col regime borghese, uccida la stessa possibilità di nuovi conflitti, ma perché spiani la via col suo sangue ad una nuova forma di dominazione di classe.

OPERAI!

Voi vi trovate oggi fra l'incudine della guerra fascista e il martello della guerra democratica. Gettandovi nell'avventura dell'insurrezione armata con la stessa noncuranza con cui l'ufficiale superiore manda al massacro la sua truppa, le democrazie tentano di raggiungere lo stesso scopo che il fascismo si ripromette dalla vostra mobilitazione nelle fabbriche e sui campi di battaglia: sfruttarvi come carne da cannone per alimentare di nuove energie una guerra che non trova via d'uscita, sviare dai loro obiettivi storici le forze sociali che la guerra inevitabilmente scatena, e stremare le vostre energie in agitazioni senza avvenire, prima che possiate lanciarle nella battaglia finale per la rivoluzione comunista. Nemici sui fronti di guerra, i due blocchi borghesi si ritrovano uniti contro di voi, nemico comune di entrambi: il fascismo alza la scure, le democrazie spingono sotto di essa il proletariato e, perché la manovra avvenga con una parvenza di legalità democratica, affidano all'opportunismo socialista e centrista il delicato ma essenziale compito di bendarvi gli occhi. Che importa a loro, il massacro a cui voteranno le masse, se questo serve a gettare sulla bilancia della guerra una battaglia vinta, ad acuire gli odi nazionali nelle terre occupate e, infine ad operare sul corpo della classe operaia un salasso, dal quale non avrà il tempo di sollevarsi quando suoni l'ora della grande crisi?

OPERAI!

Lo sciopero generale e l'insurrezione armata non sono armi con le quali sia lecito scherzare. Esse si usano quando il nemico è colpito nei suoi gangli vitali, non quando ha ancora forze sufficienti per schiacciare l'avversario: sono il colpo di mazza finale, le armi decisive della battaglia per la presa del potere, non le armi occasionali della guerra e della politica di guerra borghese. La lotta del proletariato è una lotta storica che ha le sue tappe necessarie nelle quotidiane battaglie di classe e il suo termine ultima nella violenza rivoluzionaria. Guai a chi sfrutta questa violenza per fini che le sono estranei (la "guerra" nazionale, la "lotta antitedesca", l'instaurazione di governi di coalizione, ecc. ecc.) o le consuma prima che la sua ora sia venuta! Per troppo tempo, operai, siete stati delle pedine nelle abili mani del nemico: la vostra carne è sacra.

La vostra via, operai, è un'altra. Si tratta in quest'ora decisiva, contro tutte le formazioni politiche che falsamente si richiamano ai vostri interessi, di cementare tutte le forze operaie intorno ad un obiettivo unico, che ha il nome di LOTTA CONTRO LA GUERRA. Questa lotta si esprime nella resistenza attiva e passiva alla guerra, nell'approfondimento dei conflitti di classe, nel potenziamento della difesa operaia contro la reazione, nella costituzione di organismi di massa che coordinino gli sforzi del proletariato contro la forma più spietata della dominazione borghese, e che diventino, nel corso di questa battaglia, le leve della rivoluzione proletaria. Per questo noi vi abbiamo lanciato, contro la demagogia barricadiera dei sei partiti, la parola del fronte unico operaio contro la guerra. Per questo denunciamo oggi la manovra del vostro nemico di classe, e vi additiamo la giusta via, l'unica che i partiti sedicenti operai si rifiutano d'indicarvi la via della preparazione cosciente, metodica, sicura della rivoluzione proletaria.

Questa stessa via continueremo a indicarvi, accanto e in mezzo a voi, con energia instancabile, il giorno in cui, ad onta dei nostri sforzi per trattenerlo in tempo sull'orlo dell'abisso, il proletariato si lasci trascinare in una lotta che riteniamo per i fini cui serve e per le prospettive che le si offrono. Giacché, operai, il nostro posto è dovunque la massa operaia ingaggi la sua battaglia, per restituirle la sua inconfondibile impronta di classe e contrapporre alle parole d'ordine scioviniste e guerraiole dell'opportunismo centrista o socialdemocratico le parole d'ordine classiste e internazionaliste della lotta proletaria per il potere. Un partito di classe non esita ad assumere le proprie responsabilità. Noi, questo posto non lo diserteremo.

ABBASSO LA GUERRA!

VIVA LA RIVOLUZIONE PROLETARIA!

Il Partito Comunista Internazionalista

Marzo 1944.

Da: Biblioteca dell'Istituto Gramsci, Fondo Gaetano Perillo, Genova.

Archivio storico 1927 - 1944