Nave e stati con piloti di paglia (25)

Nella noterella spaziale del numero precedente dicemmo che dati i successi abbastanza notevoli degli americani era da aspettarsi un colpaccio spaziale russo per il Primo Maggio. A un colpo pensavano evidentemente gli americani stessi, e lo volevano scoprire col volo dell’aeroplano spia. I russi hanno fatto un colpo migliore abbattendo l’aereo e prendendo vivo il pilota. Quanto al Primo Maggio, oramai la ingenua festa dei lavoratori vale per preti da un lato e rinnegati del bolscevismo dall’altro, e si pensava a meglio che al convenire di milioni di lavoratori del mondo. Il 15 maggio sarebbero convenuti, per conto di quelli; i quattro del vertice, o i quattro vertici, le quattro punte quelle figure che abbiamo da tempo battezzate in stile Cambronne; sembrandoci logico che a quella materia conduca l’idea ed il mito odierno delle punte e delle cuspidi, in cui tutto si assomma dopo la più degna delle plastiche espulsive. Il colpo andava quindi non per il primo ma per il quindici, e c'è stato. Lancio della "nave spaziale". Effetto sicuro su tutte le schiere anche antirusse delle classi mezzo borghesi, e soprattutto dei miserabili moderni lavoratori del cervello. Nave, perché? Nave è uno strumento nel quale il navigatore sceglie la sua rotta e dirige l’apparato motore. Qui non abbiamo né navigatore né motore a bordo, ma un corpo passivo, un satellite come tutti gli altri che girano attorno alla Terra, e che sarebbero oggi quattro o cinque, tutti americani. Non vi è motore, perché le fonti di energia sono i primi "stadi", come oggi dicono tutti, i quali stanno al satellite "in orbita" come il cannone sta al proiettile. Quali dunque le caratteristiche nuove dell’esperimento? Anzitutto il peso del corpo lanciato, quattro tonnellate e mezza, ed esattamente 4.540 chili, dall’annuncio russo. Lasciamo stare che la capsula con il manichino, destinata a staccarsi, pare rappresenti più di metà del peso, per ora sono ben quattro tonnellate e mezza a cui si è impressa la velocità di 6.000 metri al secondo, ossia 28.000 km all’ora. Finora lo Sputnik III, testé caduto, e il Mechta che sarebbe in viaggio, raggiungevano il peso di circa un terzo. Dunque un certo primato; se pure la potenza del Mechta, partito a 11.000 metri al secondo, non era di molto inferiore: infatti la seconda velocità cosmica, rispetto alla prima, richiede per lanciare la stessa massa doppia energia circa. I russi stessi ricordano che gli americani hanno lanciato un satellite di 770 chilogrammi, il Polaris. Nelle nostre note ed elenchi era il Discoverer II lanciato il 13 aprile 1959, di 675 o 740 chili in annunci diversi. La sua altezza minima era 250 km, e sarebbe ancora in volo. Oltre i primati di peso si è vantato quello - al solito una vecchia richiesta nostra fin dal primo lancio - dell’orbita circolare. Si è detto che era a 320 km dalla Terra, ma subito dopo si indicano due altezze diverse: massima 369, minima 312. Lo scarto di 57 km è maggiore, in assoluto e in relativo, di quello che darebbe il recente Tiros 1 americano, tra 740 e 700 km. Siamo lontani dai primati del lungo periodo di rivoluzione a grande distanza. È noto che il Paddle Wheel americano si spinge a 42.000 km di altezza col periodo di ben 12 ore e 51 minuti, o giù di lì. Il periodo di 91,2 minuti annunciato per la "nave" è inferiore a quello di tutti gli altri satelliti russi e americani: già lo Sputnik I dette circa 95 primi, salendo a 810 km di massimo. Le cifre date non sembrano accettabili, forse verranno dopo le più esatte. Con 91,2 minuti il semiasse maggiore dell’orbita è calcolabile in km 6.792. Sono 414 km più del raggio terrestre, e tale sarebbe l’altezza, non 320, se l’orbita fosse circolare. Se poi l’altezza minima è 312, la massima deve essere non 369, ma 516, ovvero il periodo deve essere 89 soli primi. Le cifre non sono attendibili, comunque il chiesto miracolo non vi è stato, quanto a distanza dalla Terra, e a periodo di rivoluzione. Un risultato positivo sarebbe la visibilità ad occhio nudo, ma per utilizzarlo il corpo è troppo vicino, e troppo scarse le combinazioni favorevoli. Dunque un nuovo satellite, il più grosso di tutti, e null’altro di sensazionale.

Poiché siamo convinti che il manichino non è un uomo vivo, nemmeno la spia Powers, [qui manca evidentemente una frase, n.d.r.] come sarebbe stato eticamente grazioso osare. Neghiamo che si sia fatto un passo importante verso il viaggio dell’uomo negli spazi, come dal pubblicistico effetto che si è voluto tentare. Forse si è capito come un tale risultato è dubbio e sempre più lontano. Le ragioni sono semplici.

  • 1. La cellula pressurizzata non può ritornare senza incendiarsi nell’atmosfera, e il viaggiatore non potrà narrare il viaggio. Perché ne telefoni da vivo le notizie, anzi per verificare se serba vita e coscienza, è necessario votarlo alla morte. Ma nessuno cerca un kamikaze.
  • 2. La cellula è un peso enorme, dell’ordine di grandezza di tutta la sedicente "nave". Ma se ci fosse l’uomo vivo dentro, dovrebbe funzionare da nave proprio la cellula e non il solo pezzo che resta in orbita.
  • 3. Tutto il corpo, il pezzo primo, o il pezzo secondo, funzioneranno come nave quando avranno un motore fonte di energia, non solo per rallentare il ritorno, che sarebbe magro risultato, ma per scegliere la strada (verso Marte o vero Venere...!). Ma se la sola cellula che servirebbe alla vita dell’uomo pesa diecine di volte più del suo corpo, il motore peserebbe centinaia di volte di più di tutto il satellite.
  • 4. Il motore nucleare è ben, ben lontano dall’offrire la soluzione. Ammesso che con poco peso sviluppi enorme potenza, per funzionare come motore a getto dove prenderà la massa di materiale espulso in reazione, non più recuperabile? Il combustibile chimico la fornisce, come negli aeroplani a getto, nella misura del suo stesso peso. E poi manca l’aiuto della resistenza dell’aria al getto.
  • 5. Finora si è ammesso che nello spazio la teleguida di correzione non ha ancora agito. Ma questa è a nostro modestissimo pensare la sola via tecnica che si può tentare. Risparmiare la cabina da vita umana, risparmiare il Manichino, e progettare un Robot. Il Robot racconterà, prima di essere disintegrato, e peserà meno come pilota di un primo motore autonavigante, lontano crediamo anni ed anni se non secoli, eseguendo ordini delle stazioni di terra. Uno scienziato russo avrebbe ammonito, non diciamo gli scopritori, ma i turisti e gli emigranti da fantascienza, che la sede comoda per l’uomo nel mondo è la Terra. Da millenni l’occhio dell’uomo esplora il cosmo. Vi invii l’uomo suoi strumenti di ricerca e lettura, e se ne stia quaggiù. L’animale mentale vive quando sa, non quando viaggia. Può viaggiare anche un salame. Salami sono quelli che godono di queste notizie, exciting. All’americana.

Se il vertice è fallito, l’esperimento della pretesa nave spaziale è a sua volta fallito. Ma, per i filistei al cubo, è "pienamente riuscito". Si era annunziato che la "capsula" si sarebbe staccata dalla "nave" con una spinta all’indietro, che le avrebbe tolto velocità, in modo che rallentando sarebbe con volute più strette entrata nell’atmosfera bruciandosi. Se questo esperimento riusciva era la premessa a futuri lanci del pilota vivente, in modo che non morisse bruciato, ma atterrasse salvo. Per ora si sarebbe avuto non un fantoccio atterrato, ma un fantoccio bruciato. Fatta la manovra di distacco, la capsula col manichino si è staccata dalla nave grazie ad un motorino razzo che ha dato la spinta per allontanarle tra loro. Caso ben strano, hanno usato questo ridotto surplus di energia meccanica non per discostarsi, ma per seguitare a viaggiare di conserva (e pare anche con un terzo oggetto, il razzo vettore della nave) su una orbita più alta e molto più allungata. La nostra nota precedente scritta tre giorni prima di questa notizia aveva già affermato che l’orbita doveva essere meno circolare e più lunga. Secondo il nuovo dato che oggi ci danno (col periodo di 94 primi e un quarto invece di 91,2) la somma delle altezze massima e minima risulta dal calcolo di 1.130 e non più 836 km. Non siamo d'accordo con le due cifre russe di 307 minimo e 690 massimo; se il minimo è 307, il massimo risulta a noi 823, ovvero, 440 e 690. Siamo d'accordo che l’orbita si è allungata molto essendo cresciuta l’energia cinetica della curiosa coppia di oggetti viaggianti. Ma se si doveva salvare il pilota vivo mandando la nave al macero, l’uomo spaziale sarebbe stato condannato a lenta atroce agonia; come una scialuppa di salvataggio che, calata troppo presso la nave, inghiottita nel vortice fa annegare i naufraghi. Parere di noi tecnici di bassa lega: gli esperimenti vanno tentati con apparati più semplici e senza inutili dispositivi per far campare un manichino. Il distacco deve prima riuscire con corpi semplificati, ottenendo che uno dei due torni giù. Ma tutta la tecnologia di oggi è pubblicità, racconta-ballismo...

Da "Il programma comunista" n. 10 del 1960

Note

[1] Il 1° maggio del 1960 un aereo spia d'alta quota americano, l'U2, pilotato da Gary Powers venne abbattuto sul territorio russo. Kruscev utilizzò l'incidente in modo spettacolare e, con una sceneggiata famosa, fece saltare un vertice delle quattro più grandi potenze già in calendario a Parigi. Powers, reo confesso, fu processato e condannato il 19 agosto a dieci anni di reclusione.

[2] Nel testo manca il nome della "nave", e i particolari sono imprecisi. Ciò è dovuto al fatto che il lancio del prototipo Vostok, quello che avrebbe portato Gagarin in orbita, venne mascherato, anche se il manichino rendeva di per sé evidente lo scopo della missione. Il falso nome della navicella era Korabl-Sputnik 1; essa fu lanciata il 15 maggio 1960 come rudimentale prototipo della Vostok. Possedeva un modulo di discesa, probabilmente dotato di scudo termico, ma che rimase in orbita. Il Korabl-Sputnik II fu lanciato il 23 luglio dello stesso anno con due cani, Belka e Strelka, che furono recuperati con successo dopo 18 orbite. In dicembre fu lanciato il KS3 che si disintegrò bruciando nell'atmosfera. Nel marzo 1961 furono provati il KS4 e il KS5, quest'ultimo con il cane Zvezdochka, felicemente recuperato. Diciotto giorni dopo Gagarin percorreva la prima orbita umana. Non furono mai mostrate fotografie o modelli della Vostok fino al 1965, quando sia il vettore che la navicella furono esposti a Torino. Ancora oggi le pubblicazioni specializzate non riportano i parametri delle orbite.

[3] Manca un anno al volo in orbita di Yuri Gagarin.

[4] Il rientro delle capsule avveniva e avviene con grande surriscaldamento (fino a 3.000 gradi) della loro superficie. In un primo tempo il recupero dei manufatti non fu possibile, poi vennero messe a punto delle ceramiche per un "raffreddamento ablativo", che si ottiene cioè con la riduzione del materiale surriscaldato in scaglie che si staccano via via dalla massa. Una Apollo o una Soyuz che rientrano nell'atmosfera passando da 32.000 km all'ora a circa 450 dissipano 80-90.000 Kilowattora, che è l'energia necessaria ad illuminare una città di un milione di abitanti per una decina di minuti. Dopo la frenata spontanea, il tratto terminale della discesa avviene aprendo dei paracadute a frenatura differenziata man mano che si scende nell'atmosfera densa. Comunque tutto ciò non bastava per l'incolumità dei primi astronauti russi: per evitare un impatto troppo violento col suolo, essi venivano eiettati con un loro paracadute individuale già da grande altezza (anche se le foto ufficiali li mostrano sorridenti mentre escono dagli sportelli delle capsule, in mezzo alla gente e ai fotografi).

[5] Né la Vostok I né i suoi prototipi permettevano la benché minima possibilità di guida. Motori di direzione, posizione e freno vennero montati abbastanza presto sulle navicelle con equipaggio, ma il rientro "pilotato" fu parzialmente affrontato soltanto nel 1981, con il primo volo della Space Shuttle Columbia, dotata di motori propri e di mezzi per l'atterraggio autonomo. Anche la navetta spaziale, però, rientra nell'atmosfera arroventandosi, protetta da piastre di ceramica.

[6] Quest'ultima frase, così com'è stampata, è sbagliata: l'effetto di azione-reazione del getto non ha bisogno dell'aria per verificarsi. L'effetto a reazione è spiegato esattamente una riga più sopra e anche nel primo articolo di questa raccolta. E' una credenza ingenua, anche se diffusa, che l'effetto "a reazione" sia dovuto alla spinta dei gas sull'aria.

[7] Altro riferimento alle concezioni volgari della conoscenza, per le quali bisogna toccare con mano per conoscere. Detto in altro modo, non esiste "ricerca" sperimentale che sia scientifica, ma vi è procedimento scientifico quando i fatti della natura, osservati nelle loro regolarità, descritti attraverso le convenzioni del linguaggio e confrontati con fondamenti riconosciuti, trovano infine una ripetuta verifica sperimentale.

[8] Il modulo di discesa, fallita la manovra di distacco, rimase in orbita fino a che rientrò nell'atmosfera nell'ottobre del 1965 bruciandosi.

La cosiddetta conquista dello spazio