La vita nel cosmo (38)

Si può porre questo interrogativo in una duplice accezione. Vi è su altri pianeti che la nostra Terra una vita nel senso organico, vegetale o animale? Vi è una vita di specie animali giunte a quel grado di sviluppo che noi riteniamo di attraversare, ossia di animali ragionanti, pensanti?

Gli ultimi dati delle conoscenze astronomiche ci conducono a numeri di estrema grandezza delle stelle o Soli che possono avere, nella nostra e nelle innumerevoli altre "galassie" e sistemi stellari, sciami di pianeti. Non tutte per ragioni di ordine fisico e per quanto se ne riesce a sapere hanno pianeti stabili comparabili a quelli del Sole, ma anche se la probabilità è bassa, sarà sempre gigantesco il numero di tali pianeti.

Coloro che hanno tentato l'analisi delle condizioni che rendono possibile la vita, anche nelle forme primordiali, sono giunti alla conclusione che una rata veramente bassissima di tali corpi celesti le può presentare: si pensi a temperatura, pressione, gravità, umidità, e chimismo della atmosfera e della idrosfera se vi esistono, eccetera.

Comunque su miliardi forse di corpi in esame ve ne saranno certo in un buon numero ospiti di vita organica, ed è troppo incerto il quesito se germi di questa possano con le meteoriti traversare lo spazio da un mondo all'altro, o se la vita si svolge spontaneamente dal mondo organico.

Se però passiamo al secondo problema del pensiero, la cosa si complica ulteriormente. Alla questione del contare gli innumerevoli corpi si aggiunge quella del conto delle epoche, e compaiono i miliardi di anni. La Terra li ha certo raggiunti, a parte il Sole, ma in che campo di essi vi è stata la vita, e in quale ancora più ristretto la vita della umanità, nota a noi per non molti millenni?

Lo strano quesito: siamo soli nel cosmo? se non può meritare risposta negativa, non è tuttavia di soluzione molto "frequente", questo pare certo.

Come poi queste specie cosmiche pensanti possano conoscersi, è altro punto di fantascienza. Noi abbiamo sempre detto che non crediamo alla esplorazione con veicoli cosmici, ma possiamo ammettere in casi di estrema rarità uno scambio di segnali...

La onnipotente scienza ancora oggi pochissimo ci aiuta più della metafisica di speculazione da noi ripudiata e dai borghesi non si sa bene se accettata o respinta, sul famoso dualismo (uno dei tanti enigmi da cui il marxismo esce) tra materia e pensiero.

Fino a che su questa misera Terra interessi di classe monopolizzano la ricerca e la falsano, poco possiamo sperare di conoscere di fondato.

Fu trattato l'altro aspetto, di questo stesso enigma, se si vuole: determinismo e causalità, o indeterminismo?

Le scuole moderne della fisica hanno abbandonato il causalismo deciso dei tempi di Galileo, Newton, il cosiddetto meccanicismo. Chi asserì questa tesi in modo lapidario fu il Laplace, fondatore della meccanica celeste, e per ciò sempre diffamato. Se un cervello potente, egli disse - e non pensava ai robot - potesse scrivere tutte le posizioni e le velocità che affettano le parti di materia che formano l'Universo, gli sarebbe possibile calcolare la posizione di tutte in un qualunque tempo futuro. Poi il pensiero borghese ha inorridito di tale sfida. Era quello stesso Laplace che espose a Napoleone il Grande la teoria sua e di Kant sulla origine del sistema solare dalla nebulosa incandescente primitiva. L'imperatore, severo, disse: in tutto il discorso non ho sentito il nome di Dio! Maestà, rispose lo scienziato, ho fatto a meno di una tale ipotesi.

Oggi tutti hanno troppa paura di farne a meno. Non si sa mai, e se poi esiste e se la piglia a male? La moderna scienza piccolo borghese non è al di sopra di un tale vecchio scherzoso bisticcio.

La genterella di parte borghese ragiona così: il marxismo rivoluzionario posa tutto su un "causalismo" sociale per cui il fatto economico determina la lotta politica. Se il determinismo causalista cade ci liberiamo da questo spettro che ci terrorizza. E se la scienza ufficiale getta via il determinismo in biologia, e meglio ancora nella stessa fisica della natura non viva, ecco una speranza di debellare il mostro rivoluzionario nella guerra sociale.

Povera gente! Noi non accettiamo certo di subordinare la nostra agitazione sociale alla vostra scienza accademica. Voi non sapete andare dalla causa all'effetto e dal passato al presente nella fisica, nell'astronomia e nella biologia e antropologia. Noi non ci smontiamo. Non ci occorre il vostro armamentario di biblioteca e di università; vedendolo vaneggiare godiamo e non ci prendiamo oggi il compito di rimetterlo noi a nuovo: aspettate per questo la dittatura comunista mondiale; e vi serviremo.

Per ora affermiamo scienza certa e sicura la teoria determinista nella storia e nella sociologia; la vostra morte di classe non la affidiamo a un trepido probabilismo, ma ad una armata certezza.

Vacilli pure la vostra fisica splendente or sono tre secoli e la vostra filosofia: da loro non ci serve più altro. Tuttavia seguiamo il corso del vostro pensiero di classe come prova cruciale del vostro decadere e della nostra previsione del crollo capitalista.

Napoleone Primo tornò alla corona, al papa e a dio; i discepoli di Laplace trovarono rischioso giurare sul suo temerario determinismo "meccanico".

Quando venne Einstein non dichiarò caduto lo sperimentalismo e il causalismo della meccanica classica. Lo portò intatto più in alto.

Non tutti i fisici nucleari delle ultime scuole lo hanno gettato via. Fu Plank, che "atomizzò come la materia anche l'energia", a dare le basi al nuovo indeterminismo, sviluppato da Heisenberg colla sua teoria della imprevedibilità dell'esito di ogni esperienza, e quindi di ogni legge (in sostanza) che si può scoprire nella natura. Ma non per questo noi rinunzieremo alle leggi trovate in quel settore di essa, che è la storia, e a quella suprema che il capitalismo soccomberà, e vincerà il comunismo. Heisenberg non è che uno dei tanti convertiti, e lo ha mostrato mettendosi a filosofare in senso non solo idealistico, ma spiritualistico e fideistico.

Il grande matematico italiano Severi e la sua scuola hanno nella storica polemica dei secoli rivalutato, contro Galileo, Aristotele, che voleva che una forza meccanica agisse anche nel moto uniforme dei corpi. Il loro linguaggio è sintomatico: "principio di scambio" "bilancio del moto fisico". Sembra confermare che la economia (scienza di classe per eccellenza) invade il territorio della fisica. Lo sbocco del Severi è geniale, certo, a proposito del problema eterno della causalità. In base alla scoperta delle famose antiparticelle, e stabilito il "mondo di scena" in cui è la materia come sempre intesa, e il mondo di dietroscena, ossia della Antimateria; riserva questo alla indeterminazione, e concede che viga il classico determinismo per la Materia del mondo sensibile, trattata finora da tutti.

Noi accettiamo. Nel mondo della materia aritotelica-galileiana che non si confonde con le mistiche astruse della forma, della potenza e dello spirito, vecchio babau metafisico, agisce un determinismo certo e sicuro ed è quello della lotta di classe, della guerra tra partiti.

In questo palpabile moto di avanscena aspettiamo la rivoluzione.

Questa, con la ondata di generazioni non travisate dalla vostra società cretinizzante, rivedrà i vostri testi, le vostre formule, e insegnerà le nuove. Si degnerà di spiegarvi la vostra storia e la vostra Antistoria. Per tanto non farà uso di cattedra, ma della forza e se occorre del Terrore.

Da "Il programma comunista" n. 20 del 1962

Note

[1] Quantità parte, percentuale.

[2] Nel 1984 fu trovata in Antartide una piccola meteorite dalla composizione chimica insolita, catalogata con la sigla ALH84001. Nel 1993, confrontando con i dati raccolti dalle sonde, si stabilì che proveniva da Marte, probabilmente in seguito al gigantesco impatto di un asteroide che proiettò nello spazio frammenti di suolo marziano. Nel 1996 "indagini accurate" stabilirono che in una fessura, in tempi remoti, lo scorrimento di un liquido aveva depositato dei globuli carbonatici, intorno ai quali furono trovate tracce di idrocarburi aromatici. Siccome tali caratteristiche possono risultare in seguito alla decomposizione di organismi viventi, si disse che questo poteva rappresentare una prova dell'esistenza passata e forse presente di vita su Marte (cfr. "E' mai esistita vita su Marte?" in Le Scienze n. 354 del febbraio 1998). Non era vero niente, tutto serviva per sostenere una richiesta di fondi per le missioni su Marte. La smentita comparve in piccoli riquadri su alcuni giornali e riviste (cfr. Panorama del 12 novembre 1998 pag. 123, dove c'è anche un ironico articolo sul marketing della NASA).

[3] Pierre-Simon de Laplace da due secoli è tacciato di "meccanicismo" e non c'è fisico che non giuri sulla vetustà delle sue concezioni. Ebbene, la modernissima fisica, la biologia, l'economia e anche discipline tradizionalmente ostiche al trattamento analitico, come la meteorologia e la dinamica dei fluidi, riconoscono oggi che la complessità dei fenomeni non esclude il determinismo. Anche quando il fenomeno sfugga all'indagine analitica, ogni regolarità emergente e trattabile secondo leggi statistiche dimostra il determinismo soggiacente. Ciò era già detto da Laplace a partire dal 1776. Dalla meccanica quantistica ai moderni metodi stocastici che stanno alla base dei modelli computerizzati, alle simulazioni del funzionamento cerebrale (reti neuronali), alle teorie del caos, una parte imponente della "nuova" scienza si basa sulla sua elementare proposizione. L'indeterminismo quantistico non è un principio filosofico ma un fatto di natura che non invalida il determinismo. Del resto anche la meccanica classica è in grado di descrivere sistemi irreversibili e apparentemente non deterministici e, se alcuni ne traggono conclusioni indeterministiche, altri si limitano a notare che si tratta soltanto di stabilire che cosa sono le imprecisioni sulle condizioni iniziali (o sui parametri dell'intero sistema, come abbiamo detto a proposito del missile) e quale possibilità abbiano di riprodursi e propagarsi in quanto tali (cfr. Alessandro Formisano, L'indeterminazione nella Meccanica Classica, XVI Congresso nazionale di storia della fisica e dell'astronomia, Como 1996).

[4] Werner Karl Heinsemberg dimostrò che, se sperimentalmente è valido il principio di conservazione dell'energia, la natura duale della radiazione elettromagnetica (onda-particella) comporta necessariamente l'impossibilità di determinare contemporaneamente impulso e posizione. Nell'indeterminazione pesa il fatto che le variabili accoppiate impulso-posizione ed energia-tempo sono incompatibili all'osservazione. Bordiga afferma nel suo ultimo articolo della serie "Sul filo del tempo" (Relatività e determinismo - In morte di Albert Einstein) che, essendo la teoria della relatività einsteniana basata sulla matematica del continuo e non del discreto, sarebbe dimostrata la contraddizione con le teorie dualistiche della materia. Lo stesso Heisemberg utilizzò tale apparato matematico, e i suoi risultati, come dimostrò Schrödinger, erano perfettamente compatibili con le ipotesi ondulatorie sviluppate nel frattempo dalle diverse scuole (De Broglie, Dirac ecc.). L'argomento è di importanza fondamentale e la Sinistra Comunista "italiana" si pose, con Bordiga, il compito di affrontarla un giorno direttamente, senza ricorrere ad esposizioni divulgative. Tale lascito per ora, purtroppo, non ha trovato eredi.

[5] Francesco Severi (1879-1961) condusse studi di ingegneria ma, sotto l'influsso soprattutto di G. Peano, V. Volterra, C. Segre, si dedicò definitivamente alla matematica diventando assistente di F. Enriques. Fu quindi uno dei fondatori della scuola di geometria algebrica italiana, che pose al centro della sua ricerca l'opposizione (o la dialettica coerenza) fra intuizione e rigore. Secondo tale scuola, i problemi sollevati almeno a partire dal Programma di Erlangen di F. Klein, nella seconda metà dell'800, non erano affrontabili semplicemente al modo degli "algebrizzatori" (così venne chiamato il grande Hilbert) di scuola anglosassone. La scuola di geometria algebrica fu certamente conosciuta da Bordiga. In una riunione registrata, egli si dilunga intorno alle nuove scoperte e, come qui, è chiaramente colpito dalle conclusioni cui giungono Severi e Segre, che sembrano in contrasto con la grande tradizione della scuola che egli teneva in grandissima considerazione. Si arrende di fronte alla potenza degli argomenti matematici, ma rimanda la sfida al momento in cui la conoscenza collettiva del partito potrà accoglierla. Sappiamo che da quella scuola scaturirono gli abbozzi di nuove teorie cosmologiche e gravitazionali, ed è forse a queste che Bordiga fa riferimento quando mette in discussione il principio di equivalenza fra inerzia e gravità (cfr. il capitolo 10 del primo volume).

La cosiddetta conquista dello spazio