Bordiga alla delegazione di Mosca

Roma, 25 agosto 1922

Cari compagni,

ecco nostre definizioni definitive in merito alla questione del PSI. Data la portata del dissenso, per cui dai rapporti con Maffi si arriva a quelli coi massimalisti, non è più il caso di manovrare e trattare per componimenti intermedi. Ritenete ritirata ogni vostra offerta a nome del partito, il quale dinanzi al fatto della lettera di istruzioni ai tre fenicotteri, ha preso posizione colla sua ultima lettera al Comintern.

Noi crediamo che il Congresso socialista riserverà una sorpresa ai compagni del Comintern. Fate intendere il nostro disappunto pel fatto che si vede il problema centrale nel congresso socialista e si mette ogni momento in forse la nostra qualità di partito solidamente costituito, e si progettano rabberciamenti organizzativi, mentre ben altre sono le brucianti caratteristiche della situazione della lotta di classe in Italia e noi siamo in piena battaglia per salvare il movimento proletario, e nella stessa misura conquistarlo al Partito e alla Internazionale. Si dà peso enorme alle offerte di Maffi, che non rappresenta nulla (i suoi aderenti saranno la metà di quelli annunziati da Chiarini, il quale quanto al resto è veritiero) e si trascurano le nostre indicazioni e proposte sul da farsi nell'attuale momento veramente interessante. Si dimostra di non intendere nulla del problema dell'azione comunista in Italia: dopo gli avvenimenti di questi giorni noi ci confermiamo sempre più nel punto di vista tattico del nostro congresso di Roma, e vediamo come ogni altra attitudine condurrebbe al naufragio: si dimentica che abbiamo navigato finora e navighiamo tra le tempeste!...

Sulla quistione specifica del PSI. ecco quanto: siamo contro per ragioni di principio e pratiche ad ogni noyautage anche "ufficioso" nel PSI. e non tratteremo nè con i maffisti nè coi serratisti, agli effetti del congresso socialista e di fusioni col nostro partito. Sul terreno sindacale e del fronte unico è un'altra cosa: ma trattare per entrare nella Internazionale no: si passa dalla porta e uno per uno.

Non decamperemo da questa tesi senza un congresso del nostro partito. In questo potremo anche accettare l'ordine di tacere e rinunziare a difendere il nostro punto di vista: al tempo stesso rinunzieremo definitivamente a restare alla testa di un partito che non vogliamo dirigere violando il dovere della disciplina, e che non possiamo infinitamente dirigere mentre si creano ogni giorno cause di debolezza alla dirittura continua e logica della azione nostra. La piccola minoranza del PCd'I., se pure non si ribellerà all'idea dei contatti spinti tanto a destra anche essa, potrà ereditare, coi suoi uomini che anche ultimamente hanno provato come non abbiano lo "stomaco di struzzo" che ci vuole a stare sulla passerella del comando durante certe bufere: parlo di sostegno di responsabilità morali, non di coraggio fisico, sul quale ci sarebbero anche degli aneddoti...

Ai tre emissari faremo recise dichiarazioni: saremo al loro servizio per la tecnica, e basta.

Invano abbiamo descritta la vera situazione del PSI. Aspettiamo: il tempo è galantuomo. Ma francamente il nostro scontento per le direttive che si pigliano è tale che, anche se lo sviluppo della situazione spezzerà i progetti da noi criticati, non si eliminerà un grave stato di disagio.

Una cosa può essere certa: che al IV congresso mondiale porteremo il partito così come è costituito e indirizzato. Poi si vedrà.

Considerate come confidenziale il "frasario" di questa. Dopo certi episodi di attività acceleratissima siamo abituati a procedere "a c... sfoderati".

Saluti cordiali, per il Comitato Esecutivo

A.Bordiga

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