Cesare Ravera a Togliatti

24 luglio 1923

Caro Miro,

ecco quali sono i miei pensieri sulla questione dell'atteggiamento della maggioranza del Partito in questo momento.

Un gruppo di compagni ha rivolto all'Esecutivo delle accuse e delle critiche notificandole al nostro organo supremo: l'internazionale.

Questa opera di critica è stata accompagnata dalla affermazione di cose non vere o non completamente vere, non solo, ma anche da un lavorio di propaganda segreta in mezzo ad alcuni elementi della nostra organizzazione, lavorio che ha autorizzato, non si capisce il perché, quel gruppo di compagni a dichiararsi i rappresentanti della volontà della maggioranza dei nost ri aderenti.

L'Internazionale ha deciso: dati di fatto non veri e un lavorio di cricca, sono stati ritenuti sufficienti, e fu affidata ad alcuni elementi di questo gruppo di opposizione una parte della direzione del nostro Partito.

Io non ritengo che una posizione di critica di alcune questioni della vita pratica del Partito giustifichi un tale affidamento; e mi domando anche se non esista tra noi e quel gruppo di compagni una fondamentale differenza nel modo di concepire la vita e l'azione del partito della classe operaia.

Alcuni dati di fatto a quanto mi è risultato da discussioni, purtroppo per lo più sconclusionato, avute con compagni della minoranza, mi inducono a credere che tale differenza esista, mi inducono a credere che la base della loro differenziazione sia l'opportunismo.

Se così è, pei comunisti italiani è giunto il momento di applicare tutta l'energia della convinzione nelle proprie dottrine, e tutta la forza della loro organizzazione per mantenere l'indirizzo rivoluzionario al loro Partito. Perché si tratterebbe del verificarsi nel seno del partito stesso di una corrente politica che deve essere immediatamente, completamente distrutta. Se, di fronte al formarsi di tali correnti, non applichiamo decisamente e fin dal principio questo sistema, il nostro Partito è finito; si torna al socialismo e senza la possibilità di riparare il male dopo.

Il consenso ottenuto dalla minoranza all'Esecutivo Allargato dell'Internazionale non è garanzia sufficiente: sono degli uomini che hanno disapprovato alcuni atteggiamenti dell'Esecutivo su determinate questioni, e sono degli uomini che non la pensano come noi sulle direttive generali del Partito?

Ancora due considerazioni: l'esistenza di una minoranza e le critiche da questa mosse e le ragioni di tale critiche sono sempre state un mistero per la massa dei compagni; ora, senza chiarimenti, senza giustificazioni, vengono pubblicamente squalificati e gli uomini e l'opera dell'Esecutivo del Partito. Poi, vengono inclusi nel nuovo organo dirigente alcuni elementi che vengono detti più adatti a tale compito per le loro vedute politiche, vedute politiche però che sono state sempre tenute nel mistero e che non sono a conoscenza dei compagni.

Io sono del parere che noi si debba:

  • 1) dichiarare pregiudizialmente di accettare ed applicare tutti i deliberati e le risoluzioni degli organi superiori internazionali. E ciò perché l'internazionale deve effettivamente costituire per tutti i compagni l'organo supremo di decisione in qualsiasi questione e competizione. E anche perché non si creda ad una difesa di posizioni personali da parte nostra.
  • 2) esporre tutta la nostra dottrina e tutto il nostro programma d'azione. Secondo il mio parere tale esposizione dovrebbe avere un carattere profondo e ribadire i tratti fondamentali della nostra concezione storica, politica ed economica: e anche la parte che riguarda il programma di attuazione pratica ed immediata dovrebbe essere in tutti i suoi particolari profondamente radicata a tali tratti. E questo per non permettere alla minoranza delle critiche e delle polemiche superficiali troppo facili al loro temperamento (!!!).
  • 3) esigere dalla minoranza, la quale vuole entrare nella direzione del partito, una sua esposizione completa la quale comprenda e la dottrina e il programma che ne autorizzano tale partecipazione.

Dichiarazione, esposizione e richiesta dovrebbero essere fatti pubblicamente (a mezzo stampa) e per via interna di partito. Firmatari di tale documento dovrebbero essere Esecutivo e Centrale scaduti e inoltre tutti quei compagni che di fronte alla nuova formazione verificatasi nel partito hanno sentito la necessità di assumere un atteggiamento in favore della maggioranza e soprattutto in favore della chiarezza.

In attesa che la risposta della minoranza renda possibile l'attuazione dei deliberati di Mosca in merito alla formazione della nuova Centrale del Partito, si continua intanto il lavoro di organizzazione con la nostra caratteristica intensità.

La risposta dei minoritari può essere un documento della loro mentalità opportunistica, e allora si addiverrà senz'altro alla formazione della nuova Centrale forgiata in questi giorni a Mosca. E questa serena opera di chiarificazione non avrà certo nociuto al nostro Partito che con referendum, riunioni, votazioni, ecc., acquisterà un corpo con volontà e azione ben definita.

Caro Miro, desidero che mi siano indicati gli eventuali errori di valutazione, le eventuali false vedute che posso aver manifestato in questi miei pensieri ed in questi miei pareri.

Saluti fraterni

Anzani

N.B. Il ritardo nella risposta della minoranza non ci preoccupa: intanto noi si sgobba a rendere sempre più saldo e attivo il partito!

APC 191/14-17, manoscritto

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