Bordiga a Terracini

Napoli, 16 aprile 1924

Caro Umberto,

mi riservo di farti più ampie comunicazioni: ti scrivo in un momento di gran fretta, dovendo oggi recarmi colla mia famiglia, che abbisogna di cure e di riposo, presso i parenti di Ortensia. Là conto di dedicarmi anche un poco al lavoro nostro. La mia venuta costà e in genere ogni allontanamento da Napoli mi è per ragioni personali difficilissimo problema: non mi indugio ad esporti le mie condizioni che sono ben poco allegre.

Verrò quindi all'ultimo momento, malgrado l'ultimo invito di cui anche tu parli, ed è esclusa ogni mia permanenza prolungata o incarico di ogni sorta, anche per questi motivi che interferiscono con quelli politici, e ne sono una diretta filiazione...

Tenterò di fare qualcosa da qui per il lavoro del programma.

Inoltre non voglio allontanarmi ora che...comincia la famosa discussione sull'indirizzo del partito, e si restringerà a poche settimane.

Nel partito vi è sensazione generale di scontento e di rilasciatezza, dovute alla direzione sgangherata cui è sottoposto, mentre dal basso masse e compagni risponderebbero benissimo e con possibilità di grandi successi. Il mio punto di vista resta spietatamente negativo. Tu sei padrone di credere che sia un gesto, ma io resto nella mia attitudine: mi fa ridere che si allarma della mia cocciutaggine... Non la conosce ancora abbastanza.

Circa le interpretazioni che tu temi, non da oggi penso che il miglior mezzo per evitare false interpretazioni è di infischiarsi di quel che si dice, e contare sul tempo.

Quanto alle relazioni dell'augello, non sono più malvagie. Egli riferisce quanto gli ho detto, con inesattezze che si possono rilevare dal confronto col testo della mia lettera, ove i miei concetti sono precisati.

Dice fesserie in due punti: laddove vuole attribuirmi il pensiero espresso ingenuamente da Ruggero, il quale premise che nella quistione non era interprete del mio pensiero; tanto che egli era, purtroppo, per l'accettazione mia... e poi nella descrizione delle conseguenze sulla compagine del partito, il quale non si è stupito che io non fossi deputato, non ha provocate spiegazioni, non ha saputo nulla da me della piccola vertenza, che non ha avuto nessun eco esterna.

Gli argomenti e i confronti che tu adoperi per confutare la mia attitudine non reggono e risentono del tuo modo di ragionare improvvisando gli argomenti sulla punta della penna. Ti pare che le stesse regole possano servire per la condotta della lotta contro gli altri partiti e per il contegno nell'interno del partito? Non si tratta di voler introdurre coefficienti di purezza e moralità nel secondo più che nel primo campo, ma di tendere a fare del partito quello che deve essere, e non un inutile stato maggiore di funzionari che fanno carriera, che è positivamente e tecnicamente una cosa ben diversa dalla formazione organica di un partito comunista.

Io rifletto bene e a tempo su quello che devo fare e rispondo delle utili conseguenze per il movimento, per il partito e per la tendenza che rappresento. Solo questo non si vedrà oggi nè domani, non si tradurrà in una soluzione che "contenti tutti" nel raffazzonare commissioni, comitati, centrali, piani di azione a vuoto infarciti di luoghi comuni e stagnanti in una mediocrità antirivoluzionaria che minaccia di affogarci tutti... Su questo terreno lascio i successi, alternantisi come le quotazioni delle borse in un pettegolare generale creatosi nelle anticamere della nostra burocrazia di partito, a chi è così fesso da scambiare ciò per lavoro rivoluzionario...

Godo di sentire che, per lo meno, ti sei reso antipatico. Ciò ti fa onore, da un lato, dall'altro mostra la superiorità del mio metodo sul tuo che pare conduca ai risultati di fraintendimento che rimproveri a me....

Cordiali saluti, Amadeo.

[non riferimenti, ma sicuramente APC]

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