Lettera di Repossi a Zinoviev

[Senza data, ma prima del 18 luglio]

Al compagno Zinoviev. Non ebbi il bene di ricevere l'originale della lettera da voi inviatami. Questo vi dice come funzionano bene i servizi del Partito in Italia, che nemmeno lettere da Voi spedite a compagni arrivano a destinazione. Io ebbi una copia delle diverse da voi inviate all'Esecutivo del Partito. Vi ringrazio dell'immeritato riguardo verso di me in confronto dei miei compagni, ma permettete vi osservi che se aveva carattere personale non vi era ragione di mandare diverse copie al Partito, così facendo la vostra lettera assume valore di documento ufficiale.

La dichiarazione che in questi giorni sarà consegnata al Partito vi dirà come da noi è intesa la disciplina e quale amore portiamo all'Internazionale. Ma ancora una volta affermo che mai intenderemo costituire una frazione, se questo avessimo inteso, prima di tutto io, che Voi sapete mai mi promisi scrivervi lettere personali né a Voi né a Losovski a cui mi lega l'affetto che nasce da un lavoro insieme svolto e da una precisa identità di vedute sul modo di concepire il movimento sindacale (non però la fusione con Amsterdam), io ripeto avrei subito scritto a Voi per ricordarvi che al V Congresso Voi dichiaraste che, se l'Internazionale andasse più a destra io per il primo costituirei una frazione; compagno Zinoviev in questa frase è implicito il riconoscimento del diritto di costituire una frazione. Compagno Zinoviev voi più di noi eravate dunque disposto a rompere la disciplina perché noi, pur essendo andata a destra (oh molto a destra) l'Internazionale, mai pensammo a costituire una frazione, e permettete vi dica che ci addolora l'aver constatato che voi non avete fatto quanto dichiaraste in Congresso perché significa che voi pure con essa siete passato a destra. Spariranno coi tempo le frazioni? Io non so certo, però so che ormai in tutti i partiti vi si formano gruppi che lottano per portare, dobbiamo purtroppo dir così, l'Internazionale alle sue origini di principii di tattica di metodo. Sarà tattica bolscevica quella che ora seguite, non mi pare tattica comunista e io non so se diverrò bolscevico, so però di essere comunista, di essere cioè quello che ero il giorno che mi accettaste nell'Internazionale e di non essere disposto a cambiarmi.

Quanto dico qui sul bel sistema in uso nel partito Italiano di non ritornare più documenti che per fare un'inchiesta dovetti consegnare, io ora vi aggiungerei copia di una lettera da me scritta il 20 gennaio '24 ove manifestavo il desiderio di non essere ripresentato candidato motivando appunto il mio rifiuto sul fatto che sentivo non essermi possibile ubbidire ad una disciplina che mi portava a compiere atti d'opportunismo di pessima lega e aggiungevo: io sono operaio, la mia cultura è limitata, ma parmi di intravedere che l'Internazionale va troppo a destra; non quindi da ora data il mio dissenso con voi, da ora data invece la dolorosa sicurezza che per la sinistra dell'Internazionale Voi siete perso e ciò addolora. Ma ciò non toglie che rimane anche il diritto di costituire frazioni nell'Internazionale da voi affermato al V Congresso.

E tutto questo vi dico che per voi non è affatto dimostrato l'errore di Bordiga, né la falsa posizione sua.

Il modo di procedere della Centrale nei nostri riguardi dice chiaro come sarà rispettato il diritto di discussione precongressuale, è del resto logico che vi hanno fatto credere che noi siamo gruppo esiguo; non vi dissero mai che il 70 per cento del Partito è colla sinistra! Compagno Zinoviev fate che i compagni sappiano che votando per la sinistra non votano contro l'Internazionale e sentirete che musica! E qui sta la disonestà poiché la maggioranza è per noi. I riformisti nel riguardo dei comunisti sono cento volte più leali che i detentori (per investitura dall'alto) del potere in Italia nel Partito Comunista verso compagni. E i Congressi di questi giorni insegnano; è logico dicevo perché il Congresso non deve servire a chiarire situazioni, ecco lo scopo che noi ci eravamo proposti, non ad eliminare cause di malessere che sono nel Partito, ma a manipolare una maggioranza. Coll'aiuto del nome dell'Internazionale ci riusciranno, ma avranno aggravato il male e che io sia smentito dai fatti ma purtroppo prevedo che come il Partito era anchilosato all'atto del delitto Matteotti così sarà alla inevitabile azione che il proletariato italiano dovrà compiere; il partito non è altro che un forte gruppo di operai chiedenti una linea precisa d'azione a cui non si dice mai, diretto da una caterva di funzionari preoccupati di ubbidire ai superiori per paura di cadere in disgrazia, non più azione d'insieme non cervelli pensanti, non passione, non linea, nulla di tutto ciò ma burocrazia e spionaggio fra i compagni e disistima, insinuazioni, ecco cosa è il Partito Italiano. Voi vi opponeste che noi senza scendere nel pettegolezzo, cercassimo di rimediare al male, anche vostre restano le responsabilità.

Perdonate caro compagno, la mia franchezza, ma Voi la conoscete già. Io non son uso a sottigliezze diplomatiche! Quando la prima volta che parlai con voi mi chiedeste se ero per o contro la fusione coi terzini, io vi dissi chiaramente: NO! Umberto allora mi dié sulla voce perché non lo nascosi, ebbene vi dico chiaramente che tutto ciò che sa di finzione mi fa schifo; nell'anima di chi vive o ha vissuto nell'officina, e sente tutta la passione di lotta del proletariato, non può albergare mai finzione né formalismo ma sa dire pane al pane, e Voi ne sono certo, apprezzerete questa mia franchezza.

Mi auguro caro compagno Zinoviev che l'Internazionale Comunista possa anche domani quando ritornerà alle sue origini contare ancora su di voi. Per quanto riguarda me rispondo ora e sempre.

Saluti comunisti non ancora bolscevizzati

Luigi Repossi

ACS PS, 1925, busta 133/23

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