Ceriello a Pappalardi

Napoli, 26/7/26

Carissimo Michele,

ho esitato a scriverti fino ad oggi perché speravo poterti fare un completo resoconto sulla situazione politica, con speciale riferimento alla attuale concezione di A; ma, non avendo costui avuto il tempo per intrattenersi meco sulle questioni più urgenti, mi sono deciso a scriverti, non facendo a meno, però, di esporti per sommi capi quel che mi è sembrato essere il pensiero di A.

Ti dirò - anzitutto - che questi esclude assolutamente la creazione di un organismo occulto nel seno del partito, che agisce di conserva col gruppo - alquanto esiguo invero - dei simpatizzanti e degli espulsi, come riprova che le riunioni generali avvengano troppo spesso e che le sue lettere vengano lette in assemblea, ove non si può essere sicuri di tutti i partecipanti. Sulla tattica egli non ha fatto che ribadire il suo concetto già a voi noto: persistere, cioè, nell'attesa di qualche clamoroso avvenimento che giustifichi una nostra eventuale azione. Io, da parte mia, non ho mancato di sollevargli delle serie obiezioni su questa tattica di attesa, passiva ed inerte, che non mancherebbe di nuocerci. Di fronte a queste obiezioni egli non ha fatto che ammettere in linea di massima la necessità di una seria azione di collegamento con tutti gli elementi che potrebbero esserci utili, in Italia ed all'estero.

Oggi pertanto mi recherò in casa di A. per concretare definitivamente una linea sicura di condotta che senz'altro vi sarà comunicata.

Questo è quanto mi è sembrato di intravedere attraverso i pochi e rapidi scambi di idee avuti con A. Ad ogni modo siate certi che, in una maniera qualsiasi, la situazione si chiarirà: perché è necessario.

Per quel che riguarda la venuta di A. costà, pare che, almeno per adesso, sia da escludersi, tanto più che costui è riuscito ad occuparsi convenientemente.

Ora ti dirò qualche cosa di me. A. è contrario a che io ritorni costà per varii motivi che non vale la pena riferirti. Io, al di fuori di quella che potrà essere la decisione degli altri, mi riprometto, appena assestate sommariamente le mie cose, di ritornare nuovamente a Parigi, non vedendo alcuna ragione per cui dovrei agire in altro modo. A tale uopo ti scriverò più a lungo appena ne avrò il tempo.

Intanto prima della fine di questa settimana partirò per il mio paese, ove cercherò di riparare nel miglior modo i miei guai, che in questi due mesi di assenza si sono moltiplicati. Tu, se vuoi scrivermi, devi indirizzare le lettere al mio paese: Laviano (Salerno).

Raccomanda ad Enrico di ritirare il mio abito da lavoro e le pantofole che trovansi nell'officina: queste dietro i forni, l'abito nel mio cassetto (n. 48).

Come prevedevi, la cioccolata di Esposito mi è stata sequestrata a Domodossola, non avendo potuto pagare una multa di £. 9,00, applicatami per mancata denunzia.

Abbiti con Errico e la sua compagna i miei più cordiali saluti.

Ippolito

P.S.: Non mi è stato possibile vedere Perrone a Milano. Ho lasciato però una lettera in cui -per sommi capi- gli ho spiegato ogni cosa.

(Lettera di Ippolito Ceriello a Michelangelo Pappalardi)

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