Lettera di Bordiga a Perrone (10 gennaio 1952)

Napoli, 10 gennaio 1952

Ottifero!

La tua serie di lettere precede le ultime notizie che troverai nell'unito foglio in riassunto, con la conclusione che vorrei tu anticipassi la tua discesa fra noi.

Letti parecchie volte i tuoi testi non sempre trasparenti, rilevo che due sono i punti su cui equivochi.

Assassinio del venerdì nero 24 agosto 1951. Ho capito che non ti riferisci ad una precedente tua proposta bocciata nello studio de Nito sulla direzione duplice, ma a un tuo scritto che ti facemmo ringurgitare: spiegazione del mio contegno.

In esso infatti proponevi la dittatura delle mie opinioni e la loro obbligatorietà per tutti. Sebbene io stesso ti abbia richiamata la paternità della attuale proposta Tarsia, non è affatto la stessa cosa.

Quel tuo scritto sembrava voler scusare la posizione di mezza luce che molti mi attribuiscono per incomprensione totale, e conciliare il fatto che, mentre come dicono i fessi io non assumo le mie responsabilità dovrei lo stesso rivestire le mansioni di oracolo di Delfo.

Ora non vi è nulla da conciliare e non si tratta di "associare" i casi del fesso individuale Amadeo, ma i casi del partito malridotto. A questo solo fine (in quanto io conto poco, e comunque non sono una nave la cui carcassa sfondata sia in bacino per riparazione) Vico disse che non era più il caso di sofisticazioni e cavilli sui testi, ma di accettazione in blocco e senza riserve. Ciò in stretto riferimento al "catechismo" che non è elucubrazione letteraria nata a caso, ma coronamento di un lavoro generale di riordinamento fatto con articoli, riunioni, tesi in cui io pure avendo più di tutti sgobbato non ho lavorato solo: tutti han contribuito, chi in piena adesione, chi arrischiando fessate personali la cui confutazione tuttavia è stata utile e provvida ai fini della organicità e chiarezza.

Si capisce che il maggiore contributo l'ho dato io, in quanto sono il più attrezzato per il pieno collegamento ai capisaldi della nostra classica dottrina e prassi.

Tu sembri trovare non giusto che nei precedenti testi io mi sia astenuto dal dettare oltre che sulla dottrina anche sulla prassi tattica attuale e immediata. Ma appunto il lavoro ha avuto uno svolgimento conseguente, e a questo capitolo finale si è venuti ora.

Il catechismo fu redatto sotto la pressione della urgenza di "registrare" a nuovo tutte le adesioni per il tesseramento 1952, e ho già scritto che la disposizione e stesura potevano essere migliorate: ad esempio se fossi stato sotto tu come per Napoli vi avresti contribuito dal canto tuo come in tante vecchie e recenti fasi.

Ma il secondo equivoco tuo è questo. Vi sono quattro parti.

La prima: dottrina, è un breve richiamo.

La seconda sul compito generale del partito non entra ancora sulla via storica e tuttavia già stabilisce la funzione teorica: tu non credo abbi la stesura ampia tuttora non finita ma che precedette quella ristretta completa.

La terza parte svolge la evoluzione tattica nelle fasi storiche e illustra le ondate opportunistiche successive col fine di trarne i necessari risultati di esperienza per il domani.

La quarta viene al famoso che fare? qui ed oggi. Si trattava di tagliare la testa al toro dicendo: oggi vi sono energie non per centomila ma solo per cento: come spartirle?

Risposta: elezioni zero, agitazione il poco possibile, sindacati qualche cosa: non zero, non molto. Organizzazione interna quanto occorre. Propaganda e stampa il massimo, e quindi prevalenza di lavoro teorico.

Qui dovevo evitare che il partito costretto a fare per tre quarti opera dottrinale scendesse da partito, quantitativamente piccolo ma qualitativamente rivoluzionario, a club di pensatori o società di intellettuali.

Quindi il punto sei famoso. Indispensabile per vietare studi, elucubrazioni, redazioni "personali" di ricercatori. Non negherai che il punto sei dove era ha colto nel segno.

Vi sono poi i punti sui giovani e le forze nuove e la cristallizzazione era completa: chi era elezionista si sarebbe tenuto fuori, e con lui il teatralista, il bordigodanzaventrista, il culturista leggituttista e il filosofista.

Il documento(brrr) definito lavata di capo ti avrà illuminato poi sul fatto che il punto sindacale è radicalmente … antiperronista, e consentito di vagliare che io nego la inevitabile estinzione in corso delle possibilità di azione autonoma, chiodo tuo e di altri.

Quindi il punto secondo riguarda proprio la parte pratica e presente e stabilisce che non solo nelle commissioni interne cui fate qualche grazia ma nei sindacati quali oggi sono anche in Italia, resta per noi un settore di lavoro.

Non è come pensa Onorio il primo di fronte al quale la carta stampata deve cedere passo, non è come nell'ultimo bollettino Onorato vero che nulla e nessuno ci impedisce un pieno lavoro sindacale di tipo classico come quello che il partito affidava a te allora. Ma la "sezione sindacale" del centro deve esistere, con essa i gruppi o frazioni sindacali, etc.

Quindi il punto secondo non concerne situazioni ipotetiche, come quelli analoghi dei capitoli precedenti, bensì il compito di oggi 1952 esattamente, con la situazione che c'è e i sindacati che ci sono.

Lo deglutisci in tale significato?

Saggiamente hai detto che il mio testo era conciliativo. Ma se la infezione resiste io rincaro la dose. Appunto non trattasi di scienza fredda e pura ma di lavoro di partito.

Credo di aver chiarito i due punti su cui cadi in equivoco, cosa che forse non avverrebbe con tutta la stesura completa e se quella sommaria (già lunga) non si fosse dovuta fare e riprodurre in pochi giorni.

Bene: il catechismo vi viene inoculato al mille per mille e voi assentite. Ciò non per far sì che segretamente seguitate a dissentire su dati punti ma per condurvi alla piena unità: quindi come esecutori non dovete esitare, ma nel lavoro di partito seguiterete ad essere forgiati e foggiati, e nel resistere nei limiti del giusto darete al lavoro stesso utili apporti per la sempre migliore plasmatura e finitura.

Vediamo ora la soluzione tecnica migliore dopo un breve periodo di transizione. Dobbiamo poterne discutere un po' a voce nel cerchio indicato.

Ciao ciao.

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