Comunicato sullo scioglimento del Comitato federale di Milano

24 aprile 1925

[data di protocollo del CE. Il testo fra parentesi quadre è nella versione del Bollettino interno del PCd'I, aprile-maggio 1925]

Il CE del partito ha deliberato [ed ha proceduto allo] lo scioglimento del Comitato Federale e del Comitato Sezionale di Milano.

Una tale decisione è stata presa per stroncare senza esitazione l'inizio di un'azione contraria al funzionamento e ai principio costitutivi del nostro partito, della quale il Comitato Sezionale milanese aveva preso l'iniziativa ed alla quale il Comitato Federale ha dato il proprio cosciente assenso.

Il CE, impegnato dalla propria incondizionata adesione alle decisioni del V Congresso e dal proprio spirito di disciplina a lavorare per dare al nostro Partito quella unità ideologica senza la quale l'unità dei quadri è insufficiente e quasi inutile, non poteva fingere di ignorare l'episodio di frazionismo realizzato a Milano dagli organi dirigenti locali. La parata che vi ebbe luogo la sera di domenica [22 marzo], se ha dimostrato con l'alta percentuale dei compagni che risposero alla chiamata la bontà raggiunta dall'organizzazione interna dei gruppi e delle cellule milanesi - cosa di cui obbiettivamente non può il CE che compiacersi - ha avuto politicamente un significato di pronunciamento contro il Partito e contro l'Internazionale della cui gravità è da augurarsi non abbiano avuto piena coscienza gli stessi suoi iniziatori.

La dimostrazione che aveva avuto luogo nel pomeriggio della domenica al Castello Sforzesco e per le vie adiacenti era stata - oltre che una esaltazione comprensibile e legittima di un compagno meritevole della lotta rivoluzionaria italiana - una utile ed opportuna manifestazione pubblica del Partito interessato a sfruttare ogni possibilità legale per presentarsi alle masse. La parata organizzata nella stessa sera è stata una manifestazione nel Partito che non poteva avere e non ebbe alcuna ripercussione fra le masse e che per il momento ed il modo del suo verificarsi ha suonato invece sfida ai nostri più elementari precetti di disciplina politica.

I deboli tentativi dei componenti i disciolti comitati per spiegare la parata - o rivista come essi la chiamarono - col solo desiderio di sperimentare la bontà dei collegamenti sezionali non reggono quando si consideri:

1) la forma eccezionale della manifestazione era tale per cui l'occasione del suo realizzarsi ne doveva fornire il significato e il contenuto politico. Ogni episodio della vita organizzativa del nostro Partito non può disgiungersi dall'azione politica in cui esso si realizza, ed è anzi canone fondamentale della nostra attività il realizzare i nostri postulati di organizzazione in armonia con lo sviluppo dell'attività politica generale o particolare del Partito. Una manifestazione quale quella organizzata dai comitati milanesi avrebbe trovato occasione ottima di realizzazione nella giornata, ad esempio, del 21 marzo, nella quale lo spirito tuttora vitale della gloriosa Comune avrebbe permeata la massa dei compagni e dato il carattere politico alla dimostrazione. Questa invece tese unicamente alla esaltazione di un compagno;

2) questo compagno impersona una concezione tattica ed una posizione teorica replicatamente condannata dai congressi internazionali;

3) nei giorni immediatamente precedenti alla deplorata manifestazione il CC - alla osservanza ed esecuzione delle cui decisioni tutto il Partito senza eccezioni, è rigidamente vincolato - ha votato una mozione che, lanciando la parola d'ordine della bolscevizzazione, metteva in guardia la massa dei militanti contro il grave pericolo contenuto nell'atteggiamento e nella condotta del compagno Bordiga ed impegnava tutti gli organi dirigenti, centrali e periferici, ad una campagna di agitazione in questo senso;

4) per l'appunto in questo tempo il compagno Bordiga ha precisata e sottolineata la sua opposizione all'Internazionale Comunista prendendo occasione da una questione di capitale importanza quale la discussione avvenuta nell'interno del Partito Russo;

5) i dirigenti degli organi milanesi sapevano, avendone avuta comunicazione dal CC, che il compagno Bordiga ha rifiutato di recarsi, come sarebbe stato suo dovere, alla riunione del Comitato Esecutivo Allargato dove si doveva discutere della quistione russa e del quale egli è membro non certo soltanto a titolo onorifico; [Nel giorno della parata milanese egli avrebbe dovuto essere a Mosca al posto affidatogli dal V Congresso];

6) il Segretario interregionale, che rappresenta specialmente agli effetti del lavoro organizzativo il CE del Partito, è stato gelosamente tenuto all'oscuro della progettata manifestazione sino a dieci minuti prima del suo iniziarsi. La stessa cosa avvenne nei confronti di un membro del CC del Partito, residente a Milano, il quale è stato da tempo esplicitamente incaricato di lavorare assieme al Comitato Direttivo della Sezione di Milano;

7) la maggioranza dei militanti milanesi è stata convocata senza avere notizia degli scopi della manifestazione nei cui riguardi essa è servita come incosciente massa di manovra;

8) era noto ai dirigenti dei Comitati milanesi l'imminente arrivo in Milano di un membro del CE del Partito alla cui presenza, se si credeva veramente necessario dare a qualche compagno responsabile la prova della raggiunta efficienza dell'organizzazione locale, si doveva realizzare la progettata manifestazione.

Mai per il passato si era osato nel nostro Partito di attentare in modo così ardito ed in forme così banali nelle sue ferree leggi di disciplina e di unità. Vi sono dei compagni i quali si illudono che sia affievolita la tradizione di severità e di serietà che il Partito Comunista d'Italia si è creata nella sua breve ma gloriosa esistenza, od hanno creduto potersi nei loro confronti creare una eccezione a questo riguardo. Essi devono ricredersi rapidamente: il Partito intero, che ogni giorno più cresce la sua forza e la sua influenza ed ha quindi più che mai bisogno, per le sue lotte più ampie, di conservare la sua compattezza ideologica ed organizzativa, si stringe attorno il CC nella decisione incrollabile di impedire ogni deviazione verso i superati costumi proprii del funzionamento dei partiti centristi e socialdemocratici.

I Comitati dirigenti milanesi, che hanno creduto lecito di dimostrare contro il Partito e contro l'Internazionale, si sono di per sé stessi esautorati di fronte alla massa dei militanti che non possono riconoscere autorità a chi viola la disciplina del Partito.

Il provvedimento di scioglimento è già stato applicato. Nella impossibilità di procedere attualmente a sollecite nuove elezioni, e nella necessità di svolgere senza ritardi il lavoro di propaganda ideologica trascurata finora, un nuovo Comitato è stato nominato col concorso dei migliori compagni milanesi.

Il CE del PCI

Da APC, 299/5-6

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