Ambrogi Ersilio

Castagneto Carducci (Li), 16 marzo 1883  - Venturina (Li) 11 aprile 1964.

Nato in una famiglia benestante, consegue la laurea in Legge ed esercita la professione di avvocato. Iscritto al Partito Socialista dal 1901, durante la prima guerra mondiale viene arrestato per attività antimilitarista. Nel gennaio del 1921 aderisce al Partito Comunista d'Italia (PCd'I).

Sindaco di Cecina, viene accusato di aver causato la morte di un fascista che aveva partecipato all'assalto del Palazzo comunale. Condannato a 21 anni di carcere, esce di prigione grazie all’elezione a deputato e ne approfitta per lasciare l’Italia, assumendo a Berlino la carica di rappresentante del PCd’I presso la KPD.

Nel 1924 si trasferisce a Mosca, dove rappresenta la sinistra del PCd’I nel Komintern e, contemporaneamente, lavora nella GPU con il grado di generale di divisione. Al VI Plenum dell'IC, nel 1926, difende le posizioni della Sinistra Comunista "italiana". Con altri italiani (tra cui Virgilio Verdaro e Arnaldo Silva) tenta di costituire in Russia un piccolo nucleo in contatto la Frazione italiana all'estero (Francia e Belgio), iniziativa che ne provoca l'espulsione dal partito nel 1929. Sospettato dalla GPU, viene mandato a Berlino sotto sorveglianza.

Qui, dal 1930 al 1932 svolge attività per il Komintern, collaborando anche con la Frazione di sinistra del PCd'I (e prendendo contatti con l'Opposizione tedesca). Al suo rientro in URSS nel 1934 rompe i rapporti con la Sinistra Comunista dopo essere confinato con la famiglia e costretto a dichiararsi favorevole allo stalinismo.

Nel 1936, come agente della GPU, contatta l'ambasciata italiana e, ottenuto il passaporto, si trasferisce in Belgio dove, riesce a far passare il proprio archivio attraverso canali diplomatici russi. A Bruxelles frequenta gli ambienti antifascisti, svolgendo un ruolo di informatore per conto sia dei sovietici sia del governo italiano. La Frazone riufiuta ogni contatto con lui. Nel 1940, durante l’occupazione tedesca del Belgio, scrive su un giornale in favore della politica di Mussolini. Ciò probabilmente facilita il suo trasferimento in Italia, dove pende ancora la condanna in contumacia.

Nel 1942 viene processato a Padova e assolto dai precedenti capi d'accusa. Perduta la protezione del governo fascista, viene prima spedito al confino poi deportato in Germania dal 1943 al 1945. Al suo rientro in Italia, nel maggio del 1945, riprende la professione di avvocato. Nel 1956 prende la tessera del PCI che mantiene fino alla morte nel 1964. Il Partito togliattiano lo accoglie passando sotto silenzio il suo passato.

Biografie