Perrone Ottorino (Vercesi, Philippe)

L'Aquila, 9 maggio 1897 - Bruxelles, 17 ottobre 1957.

Durante la Prima Guerra Mondiale è al fronte come artigliere con il grado di sergente. Inviato a un corso per allievi ufficiali, è giudicato inadatto. Finita la guerra studia scienze economiche e commerciali a Venezia, dove avviene la sua maturazione politica. Nel 1920 è nominato segretario della Camera del Lavoro e partecipa all'occupazione delle fabbriche nella vicina Mira.

Nel 1921 partecipa a Livorno alla fondazione del Partito Comunista d'Italia, condividendo, come quasi tutti i giovani, le posizioni della Sinistra Comunista. Nei mesi seguenti, svolge attività di giornalista a Padova e a Trieste, come redattore de Il Lavoratore. Assume quindi l'incarico di organizzare le federazioni provinciali di Venezia e dell'Aquila.

Al II Congresso del Partito Comunista (Roma, 20-24 marzo 1922), è scelto come uno dei cinque segretari interregionali, carica che conserverà anche in seguito ai mutamenti organizzativi avvenuti con l'ingresso nel partito dei cosiddetti terzini imposto dall'Esecutivo dell'Internazionale Comunista nel giugno 1923.

Principale organizzatore della conferenza clandestina di Como (che in realtà si svolge sulle Prealpi del triangolo lariano) del 18 maggio 1924, riesce a superare gli ostacoli della repressione del fascismo e dell'opportunismo centrista, assicurando il successo dell'iniziativa, con la netta affermazione delle posizioni della Sinistra.

Nel giugno 1924 è delegato al V Congresso dell'Internazionale Comunista. Al suo rientro in Italia, il 18 agosto, è arrestato al confine italo-svizzero nei pressi di Luino; accusato di espatrio illegale, è rispedito alla sua città natale.

Nel rapporto di polizia che viene stilato, è descritto come "abile e scaltrissimo propagandista e per la sua intelligenza, per le sue relazioni e la sua cultura è da ritenersi pericolosissimo. Con l'autorità mantiene contegno cortese tanto da rasentare l’ironia".

Approfitta della forzata inattività politica per presentare a Venezia la sua tesi di laurea. Nel 1925 riprende l'attività politica a Milano, ma è emarginato dalla nuova direzione di centro del partito. Nel 1926 è destituito d'ufficio da segretario del Comitato sindacale centrale comunista, incarico che deteneva dall'agosto 1924, nonostante ottenga una maggioranza schiacciante all'elezione per le Commissioni interne la lista comunista.

Al III Congresso del partito (Lione, 20-26 gennaio 1926), assieme ad Amadeo Bordiga difende strenuamente le tesi della Sinistra. Rientrato in Italia, ne diventa il punto di riferimento. Nel dicembre dello stesso anno, per sfuggire alle persecuzioni fasciste, è costretto a trasferirsi a Parigi, dove svolge attività nell'ambito degli organismi politici e sindacali nei quali i militanti della sinistra italiana sono in maggioranza.

Nel frattempo, i contrasti con la Direzione centrista, eletta a Lione, passano dalla polemica alla rottura aperta, mentre si diffonde la consapevolezza che l'Internazionale sia ormai sulla via di una inarrestabile degenerazione.

Espulso dalla Francia nell'agosto 1927, ripara in Belgio stabilendosi a Bruxelles. Sempre colpito dal decreto di espulsione francese, non può essere presente al convegno di Pantin ( presso Parigi) quando nell'aprile 1928, per suo impulso, è costituita la Frazione di sinistra del PCd'I, di cui sarà instancabile e appassionato dirigente.

Con lo pseudonimo Vercesi è, con Virgilio Verdaro, il principale redattore di Prometeo, di Bilan e delle altre pubblicazioni della Frazione. Nella drammatica situazione in cui versa il movimento comunista, Perrone ha il coraggio di assumere posizioni controcorrente, come in occasione della Guerra di Spagna, nella quale intravvede un contrasto tra paesi imperialisti in grado di bloccare ogni possibilità di autonomia proletaria.

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, formula le tesi sull'economia di guerra e l'annichilimento del proletariato come classe. Condivise da molti militanti, provocano - agosto-settembre 1939 - la disgregazione della Frazione, aggravata dalla condizione di clandestinità cui sono costretti quasi tutti i suoi militanti durante l'occupazione tedesca (maggio 1940 - ottobre 1944).

Perrone, che abita nel quartiere operaio di Anderlecht e lavora come contabile del sindacato dei tipografi, è costretto a nascondersi per sfuggire alla Gestapo. La sua sopravvivenza è favorita dalla coerenza politica, dirittura morale e generosità, qualità che gli assicurano il rispetto e la solidarietà di esponenti socialisti belgi, tra cui Spaak e Vermeylen, e degli esuli italiani, che in altre occasioni egli ha aiutato. Costoro, alla liberazione di Bruxelles nell'ottobre 1944, costituiscono un Comitato di Coalizione Antifascista e assumono gli incarichi rappresentativi lasciati vacanti dalla fuga delle autorità della Repubblica Sociale Italiana, nominando Perrone responsabile ad interim della Croce Rossa Italiana.

Benché l'incarico abbia soprattutto il delicato compito di provvedere al rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani, suscita la disapprovazione politica da parte di alcuni militanti della Sinistra Comunista che, già in precedenza, non hanno condiviso le sue tesi sulla guerra.

Con la fine del conflitto, Perrone rimane a Bruxelles e aderisce al Partito Comunista Internazionalista. Anche se considera prematura la formazione del partito, fa parte del Comitato Centrale, condividendo le posizioni di Amadeo Bordiga che segue dopo la separazione del 1952.

Biografie