Russo Enrico (Candiani)

Napoli, 1895 - Napoli, 1973

Lavora come operaio metallurgico impegnandosi nell’attività sindacale. Divenuto segretario della Federazione Italiana Operai Metallurgici di Napoli, si distingue durante il Biennio Rosso. Iscritto al Partito Socialista Italiano, nel 1924 si separa con i cosiddetti terzini per aderire al Partito Comunista d'Italia. E' l’ultimo segretario della Camera del Lavoro di Napoli, nonché della Federazione provinciale del PCd’I.

Nel dicembre 1926, in seguito alla condanna a tre anni e mezzo di confino, emigra clandestinamente a Marsiglia dove, passato al Partito Comunista Francese, con Nicola Di Bartolomeo e Mario La Rocca, è membro del Comitato regionale dei gruppi comunisti di lingua italiana. Espulso dalla Francia, trova rifugio in Belgio dove, escluso dal PCd’I, aderisce alla Frazione di sinistra del PCd'I, raggruppamento che si richiama alle posizioni di Amadeo Bordiga. A nome della Frazione, firma il 15 settembre 1930 il documento del Segretariato internazionale provvisorio dell’opposizione comunista Sulle prospettive e sui compiti della rivoluzione cinese. Nel 1931 pubblica l’articolo La questione sindacale e la mano d’opera straniera (Bollettino interno della Frazione di sinistra, n. 2, aprile 1931) e, nel 1935, al Congresso della Frazione, presenta con Virgilio Verdaro e Piero Corradi la risoluzione, sostanzialmente approvata, con la quale il gruppo cessa di essere la "frazione di un partito passato definitivamente nei ranghi del nemico".

L’anno dopo, con Mario De Leone, appoggia la tendenza favorevole all’intervento nella guerra di Spagna. Sul fronte di Aragona, assume il comando della Columna Internacional Lenin del Partido Obrero de Unificación Marxista (POUM) e partecipa a significativi episodi bellici, insieme con Emilio Lionello, Giuseppe Morini e Gildo Belfiore. Contrario alla militarizzazione delle milizie volontarie (ossia alla loro subordinazione alle autorità governative), ritorna in Francia nel 1937 e aderisce all’Union Communiste.

Vive in grande miseria a Bruxelles dove, allo scoppio della guerra (settembre 1939), è arrestato e internato nel campo francese di Saint-Cyprien, sulla costa mediterranea, vicino al confine spagnolo. Il 14 luglio 1940, è consegnato ai fascisti italiani. Confinato alle Isole Tremiti, è rilasciato nel settembre 1943.Si reca a a Napoli, dove in ottobre è uno dei protagonisti della cosiddetta scissione di Montesanto, che per alcuni mesi divide il PCI. Svolge un importante ruolo nella rifondazione della Confederazione Generale del Lavoro (CGL rossa), di cui è segretario e direttore del suo giornale (Battaglie Sindacali), fino a quando, nel settembre 1944, il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, la Democrazia Cristiana e gli Alleati impongono il nuovo sindacato, la Confederazione Generale Italiana del Lavoro, in nome del Patto di Roma (3 giugno 1944).

Disgustato, accentua i propri sentimenti anti-stalinisti, rifiuta le cariche pubbliche che gli vengono proposte (tra cui il Ministero del Lavoro), rompe i rapporti con il PCI e aderisce al PSIUP. Con la scissione di palazzo Barberini (XXV Congresso, 5-15 gennaio 1947), aderisce al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani di Giuseppe Saragat e fa parte della sua direzione nazionale. Dal 1953 al 1955 dirige la rivista Battaglia Socialista. Muore a Napoli nel 1973.

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