Guerre stellari e fantaccini terrestri

Le "rivelazioni" televisive di Reagan offrono lo spunto per una analisi delle pretese nuove dottrine e per alcune considerazioni su come si muovono alcuni imperialismi minori come l'Italia.

Al di là del metodo pubblicitario, il contenuto militare di dette dottrine non ha nulla di clamoroso, essendo vecchio di almeno 15 anni e ha poco di "spaziale" se per dimostrarne la necessità sono state mostrate foto di obiettivi più terrestri che mai.

Il polverone sulla "svolta", sulle "guerre stellari", sulle armi "fantascientifiche" sollevato con l'imbecille fraseologia giornalistica, nasconde una spontanea tendenza della borghesia a superare le dottrine dell'equilibrio dovuto ai rispettivi deterrenti. Man mano che maturano condizioni per conflitti sempre più gravi, si giunge a dottrine più consone alla guerra combattuta che a quella "fredda". Le fotografie e gli argomenti usati da Reagan rimandano ad uno scenario indiscutibilmente tattico e lì ci vuole la fanteria, non l'astronave.

In articoli dell'80 facevamo notare come già da tempo le borghesie nazionali non pensassero più agli armamenti come elementi di "dissuasione" nei confronti dei reciproci attacchi, ma intendessero scendere sul terreno della previsione, della produzione e dell'adozione di tutta una serie di armi, dalla nave spaziale alla tenuta individuale del fantaccino, adatte alla conquista di obiettivi reali. Il primo assunto teorico dei dottrinari della strategia nucleare era quello secondo cui le armi nucleari non dovevano servire a combattere una guerra atomica, bensì ad evitarla. Ma non appena le esigenze dettate dai rapporti interimperialistici lo hanno imposto, quando si è incominciato a parlare di armi nucleari tattiche, la dottrina della dissuasione ha iniziato il suo declino, anche se nessuno l'ha ripudiata ufficialmente. E alla fine, parallelamente al maturare di importanti conflitti, i due massimi imperialismi hanno definito la loro strategia perfettamente e chiaramente individuando le loro "zone vitali" da difendere e da conquistare anche preventivamente in caso di tensione e di pericolo per la loro "sicurezza nazionale". Va da sé che, nell'ottica di un imperialismo alla scala mondiale come quello americano, le "zone vitali" sono praticamente dappertutto, fatto che ovviamente conduce l'imperialismo avversario a rispondere con la stessa musica.

Ricordiamo di sfuggita che tra la primavera e l'estate del 1982 erano in corso ben quattro guerre di vasta portata contemporaneamente e tutte, direttamente o indirettamente, in stretto rapporto con il cambiamento della situazione mondiale che sta avvenendo e che provoca l'obsolescenza delle dottrine militari astratte dei tempi di "pace".

Le dottrine militari attuali sono inconfondibilmente di tipo pragmatico e sarebbe sbagliato interpretarle come dottrine del militarismo tese a provocare un aumento delle commesse alle industrie o a favorire schieramenti politici oltranzisti. E' vero invece che le dottrine militari sono sempre il riflesso, oltre tutto in ritardo, di una situazione materiale matura per scenari reali di guerra. Delle quattro guerre cui si faceva cenno, Falkland, Libano, Iran-Irak, Afghanistan, non una ha origini e si combatte sul terreno esclusivamente locale e diventa sempre più improbabile un conflitto di una certa portata che abbia origine solo da tensioni locali e abbia riflessi solo nell'area in cui avviene fisicamente lo scontro.

Queste guerre hanno coinvolto e continuano a coinvolgere forze che vanno ben al di là dei due contendenti sui fronti contrapposti.

Gli occhi degli imperialismi sono puntati costantemente su ogni conflitto, sia tramite i mezzi tradizionali della diplomazia e dello spionaggio, sia tramite gli obiettivi ad alta risoluzione dei satelliti, sia tramite la gigantesca rete di ascolto e di contromisure elettroniche costantemente attiva in terra, in mare, in aria.

La "nuova" strategia di Reagan non ha di nuovo neanche la frottola dello schieramento di un apparato difensivo: quando nel 1972 fu, siglato l'accordo ABM (sui missili antimissili) la discussione verteva proprio sul fatto che gli antimissili, nonostante l'apparenza di armi difensive dato che erano studiati per distruggere i missili avversari in arrivo, erano invece armi ultraoffensive perché ponevano il loro possessore in grado di sferrare impunemente un attacco senza dover temere la rappresaglia. Per questo si finse di stabilire che il dislocamento delle difese ABM fosse limitato lasciando in "ostaggio" alla rappresaglia le città più popolate e industrializzate. In realtà questa generosa prova di buona volontà per la pace era dovuta semplicemente al fatto che le tecnologie di una dozzina di anni fa non erano in grado di assicurare una difesa ABM a un costo accettabile dalla società in rapporto al reale pericolo di guerra combattuta. Oggi il costo permane alto, ma le tecnologie, e soprattutto la situazione internazionale permettono l'adozione di una chiara dottrina altamente offensiva.

Usiamo questi termini (difensivo - offensivo) per brevità, ma dobbiamo far presente che per i marxisti l'accezione usuale con cui vengono adoperati non ha senso. Di fronte ad un reale pericolo il contendente più debole è costretto a difendersi attaccando prima che la minaccia sia troppo grave per scongiurarla con una difesa passiva. Del resto neanche ai tempi di Omero le guerre avevano uno svolgimento secondo la volontà degli uomini, figuriamoci oggi, quando si sommano milioni di concatenazioni di interessi materiali e di eventi anche emotivi dall'apparenza casuale che sfuggono alla comprensione dei protagonisti.

Inoltre la strategia comunicata da Reagan non viene adottata adesso. Non solo non è una novità, ma era già in atto da tempo. Reagan non fa che registrare, come hanno fatto gli specialisti e il governo americani che l'hanno imbeccato.

La ricerca "spaziale" è uno dei più genuini prodotti del militarismo: essa nasce dai progetti militari di Peenemünde in Germania e in seguito si sviluppa parallelamente alle dottrine militari influenzandole e rimanendone influenzata.

Nello show televisivo Reagan ha parlato di un sistema difensivo permanente in grado di distruggere ogni arma che puntasse sugli Stati Uniti. Tale sistema dovrebbe essere basato sull'utilizzo delle ultime tecnologie in fase di sviluppo, in pratica un trinomio satellite-missile-emissione laser in ambiente ECM - ECCM (cioè di guerra elettronica: misure, contromisure, contro-contromisure). Ebbene, tutto l'armamentario che necessita a questo tipo di guerra è stato messo a punto e sviluppato durante la guerra del Vietnam, per cercare di sopperire in qualche modo alle difficoltà che travolgevano i "ragazzi americani" impantanati nelle risaie. L'uso del laser, della guerra elettronica, del satellite in orbita e di tutte quelle armi che la letteratura tecnica chiama PGM (Precision - guided munition, armi tattiche a guida precisa) è stato escogitato e introdotto in quel grande laboratorio che è stato il Vietnam perché la fanteria potesse conquistare o mantenere qualche posizione tra gli acquitrini malarici o le montagne desolate.

Non ci sono "svolte", non ci sono nuove dottrine da "guerre stellari", anzi: più le pratiche e le produzioni da guerra convenzionale vengono rispolverate per le necessità concrete di battaglie potenziali o in corso, più gli stati maggiori e l'industria si affannano a studiare le PGM, magari collegate alle informazioni via satellite, per stanare il fantaccino nemico dal suo buco e rimpiazzarlo con il proprio.

Osserviamo la guerra del Sud-Atlantico, pensiamo a che cosa è stato mobilitato intorno all'intero pianeta per sloggiare poche migliaia di fanti infreddoliti e sostituirli con altrettante migliaia di fanti infreddoliti che oltretutto dovranno rimanere lì, con tutto il servizio logistico e la rilevazione "spaziale" necessari a mantenerveli.

La cosiddetta nuova dottrina non ci trae in inganno: primo, perché come materialisti seguiamo i processi reali che sconvolgono il mondo capitalistico e si riflettono negli eserciti e nelle dottrine; secondo, perché in base a questa analisi troviamo puntuali conferme sia nei testi ufficiali degli apparati militari, sia nelle sceneggiate televisive tese a tranquillizzare l'opinione pubblica proprio mentre si stanziano nuovi miliardi di dollari in armamenti.

E' proprio nel contesto attuale che si vede come il pacifismo e la parola d'ordine del disarmo, e la rivendicazione di spostamenti nella spesa pubblica dal settore militare a quello assistenziale, siano assolutamente ridicoli. La guerra moderna soffre, più di quella passata, di una contraddizione fondamentale tra la potenza distruttiva delle unità combattenti o dei mezzi impiegati, e l'impossibilità di muovere, spostare, approvvigionare le masse di milioni di uomini necessarie a portare la guerra stessa verso il conseguimento di un risultato concreto, tangibile, negoziabile col nemico o utilizzabile per imporre la resa senza condizioni.

Questa è la contraddizione su cui può far leva la rivoluzione comunista, forse la più favorevole, dato che, come afferma Lenin, nulla è più favorevole alla rivoluzione di una massa di milioni di proletari in armi.

Opuscolo del 28 aprile 1983

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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Imperialismo e concorrenza militare