Premessa

Dico che l'intelletto umano ne intende alcune (proposizioni) così perfettamente, e ne ha così assoluta certezza, quanto se n'abbia l'istessa natura; e tali sono le scienze matematiche pure, cioè la geometria e l'aritmetica, delle quali l'intelletto divino ne sa ben infinite proposizioni di più, perché le sa tutte, ma di quelle poche intese dall'intelletto umano credo che la cognizione agguagli la divina nella certezza oggettiva, poiché arriva a comprenderne la necessità, sopra la quale non par che possa esser sicurezza maggiore.
Galileo, 1630

La storia stessa è una parte reale della storia naturale, della natura che diventa uomo. La scienza naturale sussumerà in un secondo tempo sotto di sé la scienza dell'uomo, allo stesso modo che la scienza dell'uomo sussumerà la scienza della natura: allora ci sarà una sola scienza.
Marx, 1844

L'azione offensiva del partito non è concepibile che allorquando la realtà delle situazioni economiche e sociali pone le masse in movimento per la soluzione di problemi che direttamente interessano la loro sorte, e la interessano sulla più grande estensione, creando un sommovimento, per lo sviluppo del quale nel vero senso rivoluzionario è indispensabile l'intervento del partito che ne fissi chiaramente gli interessi generali, che lo inquadri in una razionale azione bene organizzata anche come tecnica militare. (...) Non si creano né i partiti né le rivoluzioni. Si dirigono i partiti e le rivoluzioni, nella unificazione delle utili esperienze rivoluzionarie internazionali.
Bordiga, 1921

Herzen ha detto che la dottrina hegeliana è l'algebra della rivoluzione. Questa definizione può essere trasferita con maggior diritto al marxismo. La dialettica materialistica della lotta di classe, questa è la vera algebra della rivoluzione. Nell'arena visibile all'occhio esterno regnano il caos, il diluvio, l'informe e l'illimitato. Ma questo caos è calcolato e misurato. Le sue fasi sono previste. La regolarità della loro successione è anticipata e racchiusa in formule d'acciaio. Nel caos elementare c'è un abisso di cecità. Ma nella politica direttiva ci sono lucidità e vigilanza. La strategia rivoluzionaria non è informe come una forza elementare, ma compiuta come una formula matematica. Per la prima volta nella storia vediamo l'algebra rivoluzionaria in azione.
Trotzky, 1922

Nella parte decisiva della sua dinamica (la conoscenza) prende le sue mosse sotto forma di una intuizione, di una conoscenza affettiva, non dimostrativa. Verrà dopo l'intelligenza coi suoi calcoli, le sue contabilità, le sue dimostrazioni, le sue prove. Ma la novità, la nuova conquista, la nuova conoscenza, non ha bisogno di prove, ha bisogno di fede! Non ha bisogno di dubbio, ha bisogno di lotta! Non ha bisogno di ragione, ha bisogno di forza! Il suo contenuto non si chiama Arte o Scienza, si chiama Rivoluzione!
Bordiga, 1960

Concentrare i sessant'anni di milizia rivoluzionaria di Bordiga in un opuscolo è un problema, ma non il maggiore. Difficile è anche rimanere fedeli alla sua classica raccomandazione di non trasformare il militante di partito in un personaggio da biografia, che sarebbe un po' come trasformarlo in quello che Lenin chiamava una icona inoffensiva.

Per essere fedeli alle direttive di Bordiga, non bisognerebbe dunque scrivere specificamente su di lui, ma sarebbe come scrivere a proposito di un processo di lavorazione senza nominare lo strumento che lo effettua. Sarebbe come parlare della Rivoluzione d'Ottobre senza nominare Lenin.

Cercheremo qui di trattare la materia come egli la trattò, appunto, parlando di Lenin in una memorabile conferenza tenuta alla sua morte, nel 1924

"Devo premettere due avvertenze; non mi propongo di seguire la falsariga delle commemorazioni ufficiali e non farò una biografia di Lenin, né racconterò una collana di aneddoti intorno a lui. Tenterò di tracciare da un punto di vista storico e critico marxista la figura e il compito di Lenin nel movimento di emancipazione rivoluzionaria della classe lavoratrice mondiale; queste sintesi sono possibili solo guardando i fatti con ampia prospettiva di insieme, e non scendendo al particolare di carattere analitico, giornalistico, spesso pettegolo e insignificante. Non credo che mi dia diritto a parlare su Lenin per mandato del mio partito il fatto di essere 'l'uomo che ha visto Lenin' o che ha avuto la fortuna di parlare con lui, ma quello di aver partecipato, da quando sono uno dei militanti della causa proletaria, alla lotta per gli stessi principii che Lenin personifica (...) In secondo luogo, data la vastità del tema propostomi, oltre a essere necessariamente incompleto, dovrò passare velocemente anche su questioni di primaria importanza e fare assegnamento che i termini di esse siano già noti ai compagni che mi ascoltano: non vi è campo nei problemi del movimento rivoluzionario che non abbia rapporto all'opera di Lenin" .

Scriviamo il testo che segue con l'intento di essere fedeli allo stesso spirito. La difficoltà maggiore, scrivendo oggi, è che Bordiga si rivolgeva ad una assemblea composta da aderenti a quel movimento proletario che effettivamente aveva toccato con mano la possibilità della rivoluzione mondiale, mentre noi scriviamo per lettori distanti tre o quattro generazioni dall'ultimo picco rivoluzionario in Europa. Facciamo ugualmente assegnamento, come dice Bordiga, sul fatto che chi legge sia abbastanza nauseato dalla società attuale e dall'opera dell'opportunismo da sentire il legame tra la nostra corrente e i grandi avvenimenti di allora. Solo così, anche senza conoscere a fondo i particolari della teoria del valore o le questioni del determinismo storico e dialettico, il lettore potrà sentire che questo legame è indispensabile anche per la rivoluzione futura. In fondo andiamo a spiegare il passato proprio affinché le nuove generazioni possano attrezzarsi per l'avvenire.

La nostra "non biografia" inizia con un tentativo di spiegare le basi scientifiche della elaborazione teorica di Bordiga. Ciò è importante perché occorre una spiegazione storica del formarsi di una corrente comunista rivoluzionaria, quella "italiana", che si distacca e supera già negli anno '20 i limiti della Terza Internazionale. L'individuazione di tali limiti non significa affatto disconoscere la grandezza dei risultati raggiunti fino al suo Secondo Congresso, né tantomeno rinnegarne la necessità nel travagliato affermarsi della rivoluzione anticapitalistica. L'esaurirsi della funzione storica della Lega dei Comunisti è già sottolineato da Marx nel 1860 e proprio questo fatto rende necessario il formarsi della Prima Internazionale e del succedersi ulteriore delle forme in cui il partito storico rivoluzionario si manifesta e agisce. Ecco perché lo stesso discorso di Marx vale per la Seconda Internazionale e per la Terza.

Perché dunque proprio in Italia? Se si dicesse: in Italia è nato mille anni fa il capitalismo con i suoi caratteri già statali, internazionali, imperialisti, e quindi è stato logico che anche qui nascesse il primo movimento tendente a realizzare il Partito Unico Mondiale del proletariato, si farebbe certamente una semplificazione. D'altra parte non si può prescindere da questa osservazione semplificata per giungere a una spiegazione più organica del fatto che solo in Italia si sia formata una corrente che intendeva l'Internazionale come Partito Unico Mondiale e non come federazione di partiti nazionali autonomi.

Né in Germania, né in Inghilterra, né in Francia ciò è avvenuto e i partiti proletari di questi paesi hanno avuto un peso enorme nel fallimento della Terza Internazionale, quando il partito russo dovette soccombere sotto il peso delle determinazioni sociali della Russia arretrata. Solo il Partito Comunista d'Italia (l'aggettivo "italiano" era stato evitato apposta) intese correttamente l'appello di Lenin appena giunto attraverso la Germania nel treno speciale: "Cari compagni, soldati, marinai ed operai, sono felice di salutare in voi la rivoluzione russa vittoriosa, di salutarvi come l'avanguardia dell'esercito rivoluzionario mondiale... La rivoluzione da voi compiuta ha inaugurato una nuova epoca. Viva la rivoluzione socialista mondiale!".

Quando Lenin arriva alla Stazione di Finlandia a Pietroburgo, esprime la sintesi di un'analisi scientifica della rivoluzione russa che ha bisogno della rivoluzione internazionale per vincere. Quando Bordiga impersona la battaglia contro la degenerazione dell'Internazionale esprime le condizioni matematiche necessarie per giungere al partito mondiale, unica condizione per la vittoria rivoluzionaria mondiale. Lenin ha alle spalle una rivoluzione iniziata nell'anello più debole, il posto meno sicuro per ottenere una rapida vittoria; Bordiga ha alle spalle le condizioni materiali necessarie al proseguimento della rivoluzione, si trova cioè nel posto più sicuro per trovare tutti gli ingredienti del capitalismo più maturo. Il retroterra teorico di Bordiga si forma infatti in un paese che non ha neppure avuto il bisogno di una rivoluzione antifeudale per il semplice motivo che il feudalesimo era scomparso da un pezzo, se mai vi era stato nella sua forma classica. Studia sui testi di una intellighenzia borghese lucida ed efficiente, lottando nello stesso tempo contro la politica degenerata e corrotta di una borghesia troppo vecchia che infetta con la sua sopravvivenza l'organizzazione proletaria.

C'è una differenza fondamentale tra la borghesia rivoluzionaria francese e quella italiana che è dovuta solo in parte al secolo che le separa. La rivoluzione illuminista è una macchina di distruzione per il vecchio ordine feudale; ma se la sua grandezza politica sta in questa distruzione, il suo limite economico sta nella necessità di liberare il mercato e di distribuire la terra ai contadini. In Italia la rivoluzione nazionale avviene in presenza di un capitalismo sviluppato non solo dal punto di vista mercantile; come in Inghilterra, il modo dominante della conduzione agraria è già capitalistico, basta guardare alle grandi tenute rinascimentali, a quelle veneziane e a quelle del "latifondo" meridionale. Il partito rivoluzionario non ha più di fronte a sé la realizzazione delle istanze implicite nell'illuminismo, come nella prima rivoluzione russa, ma la battaglia contro una borghesia pragmatista, il cui esponente di spicco in campo amministrativo non è tanto filosofo innovatore quanto ingegnere, organizzatore, razionalizzatore dell'esistente a scopi di conservazione sociale.

Dalla nascita della Sinistra all'avvento del fascismo Bordiga combatte contro la concezione che nel capitalismo vi sia ancora qualcosa da realizzare, una democrazia da raggiungere, dei diritti per i lavoratori da conquistare sulla strada per la rivoluzione. Egli si fa sostenitore della rivoluzione totale. I suoi maestri del politecnico e i maggiori scienziati italiani della sua epoca hanno le idee estremamente chiare sulla natura della materia che trattano e, anticipando tendenze posteriori, comprendono nei loro studi più discipline. Non si poteva parlare di Bordiga, potente sintetizzatore di tutte le discipline nel marxismo, senza parlare dell'epoca e dell'ambiente che l'ha formato. Questo vale per tutti, ma le epoche di rivoluzione forgiano i loro strumenti in modo più netto di quanto avvenga in epoche grigie come la nostra.

Dedichiamo questo lavoro ai giovani che non hanno mai sentito parlare della storia del Partito Comunista d'Italia. Che hanno a disposizione solo una storia falsata dallo stalinismo e che hanno sentito parlare al massimo di Gramsci e di Togliatti. Che non hanno conosciuto direttamente l'azione devastatrice dello stalinismo ma che ne vivono gli effetti a posteriori nell'orgia democratoide, nell'omologazione totale dei rimasugli staliniani alle esigenze della borghesia.

I giovani lettori non troveranno nelle pagine che seguono una descrizione del Personaggio, una serie di aneddoti sulla sua vita che pure è stata ricchissima, un argomento da "dibattito" o da "confronto". Troveranno materiale di studio elaborato da Bordiga in quanto militante di una rivoluzione che mette alle sue basi la scienza sociale e non la politique politicienne cui sono abituati. Non era nostra intenzione fornire il "catalogo" completo degli argomenti "bordighiani" e gli argomenti sono stati scelti per una sintesi essenziale, cercando di non cadere nella didattica pedestre. Con questo scopo sono stati riuniti gli elementi più importanti che in Bordiga hanno caratterizzato la potente continuazione teorica dell'opera di Marx e di Lenin.

Note

[1] Lenin nel cammino della rivoluzione, in "Prometeo" n. 3 del 15 marzo 1924. Reprint Quaderni Internazionalisti, Torino 1983.

[2] L. Trotzky, Storia della rivoluzione russa, Mondadori 1969.

[3] Sono state pubblicate due biografie di Bordiga: Andreina De Clementi, Amadeo Bordiga, ed. Einaudi, Torino 1971 e Franco Livorsi, Amadeo Bordiga, Editori Riuniti, Roma 1976. Per quanto redatte in modo "professionale", o proprio per questo, non servono affatto per capire che cosa sia la Sinistra italiana e quale sia stata la vera lotta di Bordiga. Segnaliamo anche: Liliana Grilli, Amadeo Bordiga. Capitalismo sovietico e comunismo, ed. La Pietra, Milano 1982. Pur non essendo una biografia e trattando specificamente dell'economia russa, il libro spazia su molti argomenti che anche qui trattiamo.

Prima di copertina
La passione e l'algebra
Amadeo Bordiga e la scienza della rivoluzione

Quaderni di n+1.

Scritto per i giovani lettori che non conoscono la storia della Sinistra, cancellata dalla memoria per opera congiunta dello stalinismo e della storiografia borghese.

Indice del volume

La passione e l'algebra