Scontri interimperialistici in Centro-America

"Per ogni marxista è evidente che la complicazione di tale rapporto storico tra le metropoli superindustriali e i paesi arretrati, di razza bianca e di altre razze, non può che generare incessanti conflitti, non solo tra colonizzatori e colonizzati, MA SOPRATTUTO TRA GRUPPI DI STATI CONQUISTATORI." (da Proprietà e Capitale)

La vicenda delle mine disseminate in prossimità dei porti del Nicaragua ha ancora una volta confermato la determinazione nord-americana di ribadire la sua egemonia sull'intero continente. E' interessante esaminare la reazione di altri imperialismi a questa tradizionale politica degli Stati Uniti. La battaglia contro Somoza aveva visto a fianco dei Sandinisti l'attivo sostegno politico e pratico dell'Internazionale Socialista; la socialdemocrazia europea, con la SPD alla testa, e il governo "socialista" francese hanno continuato le loro pressioni politiche contro il tentativo americano di schiacciare il regime di Managua. Ma l'ombra dell'imperialismo europeo nella zona non è gradita al concorrente statunitense.

Mentre il capitale tedesco risulta molto attivo in Sudamerica (Brasile e Argentina soprattutto), la Francia ha invece costituito un polo di iniziativa politica in Centroamerica, in special modo istituendo un rapporto privilegiato con i quattro paesi di Contadora (Messico, Venezuela, Bolivia e Panama) che stanno tentando una mediazione in Nicaragua e Salvador.

La vicenda delle mine è stata sintomatica: mentre la riunione del FMI si arenava sulla polemica fra USA, Europa e Giappone, le proteste europee (Francia, ma anche Gran Bretagna, il più fedele alleato degli Stati Uniti in Europa) per la violata libertà di navigazione erano una evidente difesa di particolari interessi nella zona. La Francia, giungendo a proporre l'uso dei propri dragamine per la bonifica dei porti al gruppo di Contadora, si poneva chiaramente come potenza decisa ad imporre un proprio ruolo con tutto ciò che ne deriva dai punto di vista politico e militare. Ciò che appare chiaro è che comunque gli Statu Uniti non possono tollerare alcuna ingerenza esterna nel continente: la dottrina Monroe, datata agli inizi dell'800, continua ad operare, e la politica imperialista del governo americano si configura come diretta prosecuzione del principio ''L'America agli americani" di oltre 160 anni fa.

Si parla alla moglie perché suocera intenda: il comportamento americano nelle guerre civili del Salvador e del Nicaragua, ma soprattutto l'invasione di Grenada, in risposta indiretta al comportamento europeo continentale durante la guerra delle Falkland-Malvine, è il discorso chiaro ad una suocera che incomincia a non parlare più soltanto russo.

Nell'analisi marxista una conferma tra le tante: da quando uscì L'imperialismo di Lenin, il problema dei conflitti interimperialistici va affrontato tenendo presente la globalità degli interessi che si scontrano fra tutti i paesi in tutto il mondo. L'evolversi di tali conflitti è interessante campo di analisi e di previsione: riserviamo la massima diffidenza verso coloro che affrontano il problema in modo non dialettico, continuando a coltivare il solito luogo comune dello scontro NATO-Patto di Varsavia, versione supersemplificata della propaganda americana post-bellica.

Opuscolo del 28 aprile 1984, Partito Comunista Internazionale Via Calandra 8/L - Torino

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