Oh, di nuovo la Luna

Dove sono le città lunari? Dove i giardini idroponici e le comunità spaziali? E gli alberghi Hilton, che promisero il turismo cosmico? La Luna, scaduto l'effetto "Frontiera", non fa più notizia, e chi aveva comprato lotti lunari adesso deve vedersela con gli avvocati. Era una truffa, chi l'avrebbe mai detto.

La Frontiera americana, quella vera, è un mito di giovinezza capitalistico, irripetibile. Non per niente la sua celebrazione riesce così bene all'arte più arte che ci sia, il cinema. Ma è celebrazione, appunto. La Frontiera si spostò molto tardi, dall'Atlantico verso il West, superando gli Appalachi e piegando a Sud, dove il Messico ci rimise il Texas, la California, il Nuovo Messico, il Colorado, l'Arizona, il Nevada e lo Utah. Gli Indiani, che ormai erano diventati la metà degli abitanti di New York, non costituirono un grosso problema. La distribuzione del territorio alla popolazione, incoraggiata dall'Homestead Act che assegnava 80 acri ad ogni famiglia di coltivatori, fu una delle basi per l'accumulazione accelerata, dalla guerra civile in poi. La distribuzione della popolazione sul territorio con l'assegnazione dei diriitti su un pezzo di suolo americano fu una delle condizioni per lo sviluppo delle ferrovie, delle strade, della navigazione fluviale. Dalla primitiva lottizzazione, praticamente gratuita, e dall'industria nacque una nuova, grande potenza capitalistica.

Altre lottizzazioni seguirono. Quando la Frontiera del West cessò di esistere, il Capitale ne trovò subito un'altra più redditizia, estesa come l'intero territorio nazionale. Piantò nel terreno i suoi nuovi picchetti fissandosi definitivamente alla terra: c'era ormai abbastanza estorsione di plusvalore per trasformare tutto l'extra-profitto in rendita. I contadini furono spazzati via, l'appezzamento familiare fu divorato dall'azienda, esplose lo sviluppo orizzontale delle town e quello verticale delle city. La nuova frontiera s'impadronì persino della paludosa Florida, dove negli anni '20 del secolo appena passato si incominciarono a vendere acquitrini tropicali assolutamente inabitabili. Ma il Capitale sloggiò gli alligatori, le zanzare e l'acqua; l'invivibile Florida fu drenata, paesaggizzata, climatizzata, e diventò la "Venezia d'America" – a caro prezzo – per i suoi risparmiatori, in vista della pensione.

Il Capitale non si ferma mai e in America è particolarmente esuberante, non ce la fa a rimanere senza frontiera. Deve cercare nuove giovinezze, deve sempre divorare lavoro vivo per mantenersi in quanto lavoro morto. La guerra contro la Spagna del 1898 sancì l'ongresso sugli oceani e l'avvento di un imperialismo come il mondo non aveva mai visto. L'inizio del Novecento segnò la fine delle potenze concorrenti: l'America aveva bisogno del mondo intero come "spazio vitale".

Con la Seconda Guerra Mondiale, e terminato lo slancio della ricostruzione, sembrò che neppure il mondo bastasse, ma non c'era altro. Allora l'America s'inventò una frontiera speciale, lo spazio cosmico. Solo che c'era un problema più grave dei pellerossa, dei caimani, delle zanzare, della torrida umidità e dei vecchi imperialismi cannonieri: le leggi della fisica. Il carro dei pionieri era trainato da muli che trovavano cibo e acqua lungo la strada e potevano prendersela comoda in quanto a velocità; ma i missili devono portarsi dietro il carburante, e questo alla fin fine serve quasi unicamente ad innalzare sé stesso fino all'obbligatoria e altissima velocità di fuga. Niente ferrovie sulla Luna dunque, niente epopea conquistatrice, niente cowboys in scafandro.

Era inevitabile che prima o poi, proprio nelle non del tutto bonificate paludi della Florida, a Cape Canaveral, lo spirito della frontiera esplodesse in qualche altra forma. Gli scienziati hanno sempre saputo che sulla Luna non sarebbero sorte capitalistiche città e tantomeno alberghi per turisti, ma nel mondo non ci sono solo scienziati, ci sono anche i furbi e i fessi. Così nacque la ditta "Celestial Gardens" dal bel nome programmatico, e incominciò a lottizzare la Luna sulla base di mappe militari. Nel 1970 una signora di Roma acquistò due lotti per i figli a soli 100 dollari, e rimase tranquilla col suo molto simbolico acquisto fino al 1997, quando trasalì leggendo i giornali. Un tale Dennis Hope, anche lui con un bel nome che vuol dire speranza, autonominatosi ambasciatore della Luna, stava vendendo come suoi i lotti già venduti dalla "Celestial", questa volta mostrando ai clienti nientemeno che le mappe riconosciute dal demanio dell'Unione. Persino famosi attori ed ex presidenti degli Stati Uniti avevano già comprato da lui, offrendo una ulteriore base prestigiosa al suo business cosmico.

La signora romana, che ora ha 86 anni, ha portato il caso in tribunale, notificando la grave scorrettezza mercantile (non si vende la stessa merce due volte) al presidente Clinton e, per conoscenza, al segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan. Ma, mentre in ogni avamposto del West la triade sceriffo-saloon-giudice garantiva l'avanzare della civiltà, nel paese che ha il 70% degli avvocati del mondo, dove ogni movimento del capitale od ogni riferimento alla proprietà è guatato da stormi di azzeccagarbugli, non vi sono norme codificate di diritto interplanetario. La particolare merce spaziale evidentemente non si è potuta saldare con nessun valore d'uso. Gli unici due trattati internazionali esistenti si riferiscono agli Stati, non agli individui, e tra l'altro sanciscono il divieto di lucrare sulle faccende spaziali (anche se sarebbe difficile negare che tutta l'impresa spaziale in sé sia stata un gigantesco business). Ne nascerà naturalmente un processo e, data la mancanza di legislazione in merito, un gustoso precedente giuridico.

Sta di fatto che nella conquista del West i muli procedevano, i coloni picchettavano i loro lotti, le ferrovie congiungevano gli oceani, le città nascevano, gli sceriffi e i giudici rappresentavano la legge e il Capitale si accumulava, mentre la conquista dello spazio era già cadavere (sui libri di fisica se non sui media) prima ancora di iniziare. Quando tutti erano abbagliati dal "salto epocale" rappresentato dal grande balzo verso una frontiera che stava oltre i confini della nostra vecchia Terra, la Sinistra mise in guardia contro questo rigurgito di idealismo insensibile a ogni dimostrazione scientifica. Persino la maggior parte di tutti coloro che si definivano comunisti cadde nella trappola della gigantesca messinscena, senza avvedersi che la grande capacità produttiva e tecnologica raggiunta era messa al servizio non degli uomini ma della decadente propaganda per il Capitale e per la sua società.

Quelli che invece avevano capito tutto erano proprio i titolari delle ineffabili ditte "Celestial Garden" e "Immobiliare Hope". Avevano intuito che, perché rendesse quattrini oltre che assorbirne, il grande Barnum spaziale andava affrontato con gli strumenti adatti, quelli degli imbonitori da fiera. Del resto non li si sarebbe neppure potuti accusare di truffa, se messi a confronto con la maggior parte delle industrie aerospaziali, che riuscivano a vendere al governo, per cifre iperboliche e senza battere ciglio, dei disegni di copertina per romanzi di fantascienza.

Rivista n. 2