Angoscia tecnologica metropolitana

Il computer personale compie appena vent'anni, ma è anacronistico quanto la macchina a vapore in confronto alla rete elettrica. La vaporiera, mossa da energia locale fu il cuore della manifattura chiusa, egoista, individualista, capace al massimo di federare separatezze, un sistema anarchico. Il generatore elettrico divenne invece il nodo aperto di una rete globale, una macchina in cui l'energia prodotta dipendeva dall'utilizzo organico del tutto (senza uso non c'è corrente), un sistema comunista. Quando la vaporiera mise le ruote e si mosse sulla rete ferroviaria rimase pur sempre un'isola semovente che doveva portarsi appresso l'egoistica energia. Il personal computer ha però una caratteristica negata alla vaporiera: quando è collegato in rete diventa parte di un sistema organico. Come elaboratore d'informazione all'interno di un tutto è capace, nello stesso tempo, di servire nefandezze egoistiche o di essere neurone e sinapsi di un cervello collettivo.

L'industria, che è più comunista degli individui cui vende personal superdotati in quantità assurde, li usa quasi solo in reti locali, a loro volta collegate alla rete mondiale. La logica del profitto evita ai capitalisti la malattia da quantità e da prestazioni turbo. Acquistano un solo potente computer-server e gli collegano macchine modeste, oppure di potenza calibrata sul lavoro dei dipendenti. Il privato invece consuma macchine di potenza spropositata, al di fuori di ogni realismo.

Il personal, usato in casa, è in grado di fare cose meravigliose. Sostituisce per esempio una macchina per scrivere al decuplo del prezzo, fa giocare ragazzini e adulti, è un tramite stimolante di ideologia multimediale. Prendiamone uno, con schede e periferiche adatte, un lettore DVD, un proiettore, un amplificatore riproduttore d'ambiente, casse acustiche, un sub-woofer, ecc. Mettiamogli di fronte uno schermo da due metri. Lo spettacolo è garantito. Diecimila euro basteranno per vedere come al cinema, sentir passare aviogetti come su di una portaerei, le cannonate come in battaglia e la musica come all'auditorium. Anche il grande pianista Glenn Gould diceva che il miglior modo per ascoltar musica è una buona riproduzione artificiale. Forse non al punto da far tremare i muri. Ci sarebbe qualche problema ad abitare in condominio. A meno di non insonorizzare l'ambiente e chiudersi in paranoico isolamento. Potremmo godere di una privacy tombale, al massimo con la fidanzata o gli amici. Sempre che non rompano troppo sul tipo di home-spettacolo da programmare. Un magnifico isolamento stereo-surround.

Il mezzo è straordinario, ma il suo utilizzo è cretino. Il computer personal potrebbe benissimo andare in pensione, essere sostituito con semplici terminali, linee efficienti (l'Enel ha sperimentato soluzioni per immettere segnali sulla normale rete elettrica) e accesso a potenti banche dati di programmi, film, musica e informazione d'ogni genere. Molta materia potrebbe sparire ed essere sostituita da bit: via il telefono, il cinema su pellicola, la televisione analogica, lo Hi-fi, le immense biblioteche di carta, i giornali. Via il personal, il software e gli aggeggi multimediali individuali. Via, soprattutto, la casa per famiglie mono-nucleari egoistiche, depresse e omicide, moltiplicatrici di aggeggi da mero consumo e da isolamento. In sostituzione di tutto ciò, una rivoluzione renderebbe possibile da subito forme urbane comunistiche perfettamente attrezzate per l'uso comunitario. In esse le opere dell'uomo sociale potrebbero essere godute in armonioso convivio.

Rivista n. 13