Premessa - Cinque testi inediti di Amadeo Bordiga

Con questo numero doppio mettiamo a disposizione dei nostri lettori cinque testi inediti di Bordiga sulla teoria della conoscenza. Si tratta di un progetto di almeno vent'anni fa, che avrebbe dovuto avere la sua conclusione in un libro. Le cose sono andate diversamente, perciò pubblichiamo i testi nella nostra rivista proponendoci di ritornare sull'argomento con lavori specifici nei prossimi numeri.

Tra il primo e l'ultimo dei testi che pubblichiamo corre un terzo di secolo, ma tutti furono scritti con intento unitario. In tal senso li abbiamo raccolti, accompagnandoli con un saggio introduttivo e numerose note. Essi riprendono tre questioni vitali sollevate fin dagli anni Venti nel Partito Comunista d'Italia, in specie con Gramsci, alle quali rispondono:

  1. che la teoria della rivoluzione non riguarda "tesi di dettaglio" (tattica, sindacati, organizzazione, ecc.) ma il completo trapasso dal capitalismo al comunismo; essa è fondata su un programma che anticipa una nuova concezione del mondo e della sua conoscenza;
  2. che il ritorno dell'idealismo, la decadenza scientifica, l'indeterminazione filosofica, ecc., sono prodotti della conservazione sociale; il modo di conoscere di questa società non è ereditabile, va superato;
  3. che dunque la teoria della rivoluzione ci permette la critica a filosofia e scienza d'oggi, ma solo con il trapasso a un'altra società sarà possibile lo sviluppo completo di una nuova conoscenza.

Sul piano dell'epistemologia Gramsci faceva parte di quella corrente variamente definita – neokantismo, pragmatismo, vitalismo, neo-positivismo, esistenzialismo, ecc. – che Lenin, anticipando successivi invarianti, criticò in quanto empiriocriticismo. Oggi la corrente sopravvive come nuova forma di vitalismo, negando la possibilità di trattare i dati sociali con gli stessi criteri con cui si trattano i fenomeni della natura. Con il ritorno a tali vecchie dicotomie si nega quindi la possibilità stessa di conoscere, di avvicinarsi alla realtà oggettiva, di prevedere gli eventi, insomma di far scienza unitaria fra società e natura, che sarebbero mondi separati.

Gli "Appunti epistemologici"

Diverse copie dattiloscritte di questi vecchi appunti di Bordiga circolavano nelle sezioni del Partito Comunista Internazionale. I manoscritti si fanno risalire generalmente al 1928, per via di un richiamo al cinquantenario della pubblicazione dell'Antidühring (1878) contenuto nel testo. Tuttavia un duplice riferimento alla "concezione generale comunista del mondo", che troviamo nella parte in cui si accenna alla ricorrenza, ricorda direttamente la polemica fra Bordiga e Gramsci in margine al Congresso di Lione tenutosi nel gennaio 1926. Perciò è quasi certo che la data degli "appunti" sia da anticipare alla fine del '26 o all'inizio del '27, cioè al breve periodo in cui essi diedero vita, insieme, alla "scuola di partito" per gli internati di Ustica. Nel 1928, Bordiga era già stato estromesso dal PCd'I e non avrebbe potuto redigere quella che è l'evidente traccia per una riunione di partito. Essendo guardato a vista dalla polizia fascista, senza l'appoggio della rete clandestina del partito, era impossibile anche riunirsi con i compagni della Sinistra. Per questi motivi è quasi certo che si tratta di appunti provenienti da Ustica e utilizzati alla "scuola di partito". L'approccio alla teoria della conoscenza non era un modo per risolvere una discussione occasionale fra due dirigenti di partito, ma uno dei cardini su cui si stava giocando nientemeno che il futuro della rivoluzione e che a Lione aveva solo trovato un'occasione per diventare esplicito. Racconta lo stesso Bordiga:

"Dichiarai che non si è in diritto di dichiararsi marxisti, e nemmeno materialisti storici, solo perché si accettano come bagaglio di partito tesi di dettaglio, riferite vuoi all'azione sindacale, vuoi alla tattica parlamentare, vuoi a questioni di razza, di religione, di cultura; ma si è sotto la stessa bandiera politica solo quando si crede in una stessa concezione dell'Universo, della Storia e del compito dell'Uomo in essa. Sono certo di ben ricordare che Antonio mi rispose dandomi ragione sulla fondamentale conclusione da me così enunciata, ed ammise anzi che aveva allora scorto per la prima volta quella importante verità".

Al Congresso di Lione Bordiga parlò per sette ore, spaziando sui caratteri specifici di un partito comunista mondiale e certamente ampliando il breve riferimento alla concezione marxista del mondo già inserito all'inizio delle Tesi che la Sinistra contrapponeva a quelle dei centristi, scritte da Gramsci. Purtroppo il resoconto andò perso. La scuola di partito venne subito dopo ed è interessante notare le materie che vi si insegnavano, tra le quali troviamo una storia della filosofia. Esse sono ricordate più d'una volta nelle lettere che Bordiga scrisse da Ustica a Gramsci, trasferito in carcere a Milano in attesa di processo:

"Qui va tutto ottimamente comprese le lezioni. Faremo fare a Lauriti un corso di storia. Abbiamo sdoppiato il tedesco… I libri tuoi rimasti qui li ho divisi in due gruppi, uno dei quali ti spediremo, mentre l'altro serve per la scuola… Domani cominciamo il corso di fisica con elementari esperimenti… Quanto ai libri ci teniamo l'Economia che stiamo studiando insieme alla storia della filosofia… I confinati sono aumentati fino a circa 300 e ancora aumentano. Dunque grande numero delle scolaresche. Per ragioni pratiche la scuola ha dovuto continuare secondo il primitivo avviamento: solo ora diamo brevi vacanze, poi faremo sedute di classifica della massa scolara, e quindi si riprenderà con un piano completamente nuovo e aumentato corpo insegnante… La scuola va benino, anche come frequenza ma esige molte cure e lavoro come puoi ben credere".

Nel nostro archivio abbiamo tre fotocopie diverse degli Appunti e senza dubbio ne circolarono di più, dato che negli anni '50-60 la copiatura dattiloscritta con carta carbone era il metodo più diffuso:

1) la più vecchia fu eseguita a Ivrea nel 1969 da una precedente copia a carta carbone; è senza titolo e inizia con la traccia a punti (Il socialismo nella storia del pensiero, ecc.); i commenti e gli estratti dall'Antidühring sono posti alla fine;

2) un'altra proviene da Milano; fu eseguita nel 1973; anch'essa senza titolo, è identica alla precedente ma battuta con altra macchina per scrivere;

3) una terza proviene da Roma; è datata "agosto 1989" ed è intitolata "Appunti filosofici"; la sequenza dei testi è invertita rispetto alle copie precedenti: all'inizio, col sottotitolo "Primo quaderno", si trovano gli estratti dall'Antidühring e i commenti; alla fine, col sottotitolo "Secondo quaderno", la traccia a punti; le citazioni originali sono sostituite con le equivalenti riprese dall'Antidühring degli Editori Riuniti (edizione 1984).

Come attestano i due più vecchi documenti nel nostro archivio, l'originale non aveva dunque titolo, per cui "Appunti filosofici" è senz'altro un'intestazione successiva e anche alquanto impropria, data l'avversione di Bordiga per il filosofare moderno e dato il rilievo che nel testo assumono le tematiche sulla teoria della conoscenza più che sulla filosofia.

La struttura dei due quaderni ci dà indicazioni sulla successione logica del loro contenuto: prima viene la traccia generale, che ricalca praticamente l'indice dell'Antidühring e contiene alcune aggiunte; successivamente, viene la raccolta diretta del materiale, con citazioni e glosse; infine la Premessa, con un accenno all'eventualità di rovesciare l'ordine dei capitoli, che Engels è costretto a riprendere da Dühring, e il Capitolo primo. Questi ultimi testi sono certo posteriori al confino, forse riferibili ad un tentativo di riscrivere il libro di Engels a partire dalle premesse epistemologiche, con riferimento alle nuove scoperte scientifiche e al necessario "rovesciamento della piramide" (cui Bordiga accenna anche nella riunione di Bologna). Il titolo di questi due frammenti, "Premessa" e "Capitolo primo" è di per sé inequivocabile e per giunta il testo, benché in forma semilavorata, è molto accurato, segno evidente che non doveva solo servire da traccia a una riunione.

La struttura tripartita degli "Appunti", cioè 1) lo schema generale a temi, 2) la documentazione estratta dall'Antidühring in base allo stesso schema e 3) l'inizio della stesura di un testo esteso suddiviso in capitoli, è una sequenza che dà indicazioni sul metodo di lavoro utilizzato da Bordiga, ma non solo: le prime due parti sono anche riconducibili ad un tutto unitario, è possibile cioè riunirle semplicemente riportando la serie delle citazioni da Engels e i relativi commenti sotto lo schema generale a temi, fondendo il tutto in un unico testo. In questo modo risulta evidente quali parti sono svolte e quali no; quali parti sono tratte da Engels e quali sono aggiunte da Bordiga. L'operazione è facilitata dal fatto che lo schema a temi e la raccolta della documentazione hanno molti titoli in comune, perciò abbiamo senz'altro proceduto a riunire i due primi frammenti in un testo unico. Ad esso segue il terzo frammento, che dà un'idea di come potesse essere impostato un Antidühring riscritto senza essere costretti a seguire le stupidaggini di un Dühring e tenendo conto dei nuovi risultati raggiunti dalla scienza e dall'epistemologia.

Le tre riunioni sulla teoria della conoscenza

È risaputo che Bordiga non voleva far circolare i nastri delle registrazioni e anzi, di norma, non voleva nemmeno vedere registratori in funzione mentre parlava. Il motivo era molto semplice: la mole di lavoro che egli svolgeva era tale da non lasciargli il tempo di preparare, per ogni argomento, relazioni "finite", e quindi voleva essere libero di "dire eventuali fesserie" e riprendere poi gli argomenti per iscritto, in modo più meditato. Le registrazioni venivano dunque effettuate solo quando servivano da promemoria, come quando, negli anni precedenti, i compagni prendevano appunti stenografici. Del resto è un metodo che continuiamo a usare anche noi: registriamo le riunioni per averne una traccia, poi cancelliamo tutto quando l'argomento si affina e passa in un semilavorato scritto o nella rivista.

Le riunioni di Firenze, Casale Monferrato e Bologna sulla conoscenza ci furono consegnate nel 1974 da un vecchio militante del Partito Comunista Internazionale, della sezione di Winterthur, durante una riunione generale. Si trattava di registrazioni eseguite su diverse bobine di piccolo formato, tramite apparecchi amatoriali piuttosto primitivi, riprodotte da copia a copia non con cavo diretto ma da altoparlante a microfono; era persino variata la velocità di registrazione per cui la voce dell'oratore da un nastro all'altro passava dal basso strascicato al falsetto. La presenza di un gran numero di sovrapposizioni e lacune dimostrava che le bobine di partenza dovevano essere di diverso formato rispetto a quelle di arrivo e che non si era badato a congiungere correttamente le parti del discorso. Infine, siccome le registrazioni, a partire da quelle originali, erano state eseguite con microfoni scadenti, sui nastri vi era un soverchiante sottofondo di eco ambientale. Insomma, in quelli a noi pervenuti, così com'erano, quasi non si non si coglievano le parole del relatore. Perciò decidemmo di intervenire tecnicamente per tentare di migliorare l'audibilità delle registrazioni. Ottenuto l'accesso ad un laboratorio di acustica con le apparecchiature necessarie, facemmo una copia delle bobine e riuscimmo, nei limiti degli strumenti analogici di allora, a "restaurare" la voce fino a farla diventare passabilmente comprensibile. Gli originali furono restituiti e le nuove registrazioni furono riversate in cassetta.

Alcune parti sono dunque frammentarie, e questo spiega la necessità delle molte ricostruzioni, sempre fedeli al contesto, che il lettore troverà nella trascrizione. Ma si tratta anche di riunioni in cui Bordiga parlava a braccio, senza approfondire i temi sfiorati, senza neppure finire le frasi, nella foga del discorso, per i motivi sopra ricordati. Perciò vi sono ripetizioni e vuoti, minuziosi dettagli e argomenti incredibilmente condensati che hanno richiesto sia un intervento sul testo che un gran numero di note. Bordiga avrebbe certamente cancellato nastri del genere non appena ne avesse avuto una traccia scritta, anche grossolana. Ma il motivo della loro conservazione è chiaro, e lo espone Bordiga stesso in apertura della riunione di Bologna: la loro trascrizione definitiva, più volte annunciata restò un progetto, e ciò fece sì che ne circolassero alcune copie "di lavoro" fra i compagni, in deroga alla consuetudine. Consuetudine che era ancora forte dopo la morte di Bordiga, tanto che nel 1975 il centro del partito di allora, saputo che circolavano le bobine, requisì quelle di Winterthur, proponendosi di trarne una pubblicazione mai realizzata. Quando il vecchio partito si dissolse, alcuni giovani compagni, con lavoro encomiabile, spremettero dalla pista magnetica restaurata tutto ciò che essa poteva dare. Nonostante ciò, come sa bene chi abbia provato a trascrivere un parlato non "ufficiale", il risultato aveva bisogno di essere ripreso per la forma scritta. Ciò, nel nostro caso, comportava alcuni problemi non indifferenti.

In primo luogo occorreva affrontare quello delle lacune vere e proprie, cioè delle parti mancanti del tutto o incomprensibili. Risultò subito evidente che, lasciando le cose com'erano, la sequenza del discorso sarebbe stata troppo frammentaria e che sarebbe stata pregiudicata la comprensione da parte del lettore. Decidemmo perciò di "riempire i vuoti" con materiale originale, anche se non presente nel testo specifico. In nota abbiamo sempre segnalato sia gli inserti prelevati da altri testi di Bordiga e adatti a fare da ponte, sia le ricostruzioni in base al linguaggio dell'autore e soprattutto al significato del contesto.

In secondo luogo occorreva decidere se limitare al minimo l'intervento sul testo in generale, presentandone l'ossatura senza interventi (come fanno oggi gli archeologi con i reperti antichi) o se invece sarebbe stato più utile eseguire un minimo di "correzione di bozze" in sintonia con il contenuto generale. Si trattava cioè, da una parte, di ottenere una semplice "pulitura" del linguaggio parlato con la sistemazione della punteggiatura, lasciando le solite parentesi quadre con puntini di sospensione per indicare parole incomprensibili o frasi lasciate a metà, ecc.; dall'altra, di metterci decisamente nei panni dell'autore e tentare di fare almeno quegli interventi minimi che avrebbe potuto fare egli stesso.

Decidemmo di procedere tenendo conto di entrambe le esigenze: preparammo una prima sistemazione minimale del testo riascoltando attentamente i nastri in cuffia, evidenziando sullo scritto le parti poco chiare, le ridondanze, le interruzioni e le parti del discorso che Bordiga, esuberante oratore napoletano, sottolineava con la voce, effetti ovviamente impossibili da riportare sulla carta; in un secondo tempo riprendemmo il testo completo ricostruendo, ovunque fosse possibile, le parti mancanti, facendo insomma un lavoro di editing sul parlato in modo da ottenere una versione che si potesse definire filologica.

Il metodo è quello utilizzato in tutti i casi nei quali occorre colmare delle lacune ricorrendo esclusivamente a materiale originale. Naturalmente c'è una differenza fra gli oggetti e il linguaggio: un vaso rotto si può certo ricostruire, a condizione però che si ritrovino tutti i pezzi; dove mancano, la lacuna si deve lasciare o, se si vuole colmare con materiale non originale, dichiarare che è falso. Un discorso non è un vaso, possiede una sua dinamica, ridondanze, toni, accenni, ecc. Soprattutto non è campato in mezzo al nulla, essendo la continuazione di altri discorsi che l'autore ha già fatto lungo tutta la sua esistenza, lavorando, comunicando con gli altri. E quindi è possibile terminarlo senza stravolgerlo, lasciandolo vero.

Lavoriamo da decenni con materiale di Bordiga e della Sinistra Comunista "italiana" in generale. Non lo facciamo per diletto o per passione archeopolitica ma come militanti che cercano di continuarne il lavoro. Quindi è un lavoro comune, svolto con gli stessi metodi: abbiamo il contesto, abbiamo la serie storica, abbiamo la padronanza del loro linguaggio, abbiamo lo stesso fine. Insomma, per dirla in termini di teoria dell'informazione, abbiamo sufficiente ridondanza "globale" per colmare ogni mancanza "locale" di dati. Tecnicamente il procedimento è lo stesso che si usa, ad esempio, per ricavare un'immagine nitidissima da una ripresa eseguita con videocamera amatoriale o con altro mezzo a bassa risoluzione: ogni singola immagine può non avere informazione sufficiente per ricostruire nei dettagli voluti un volto, una scritta, un particolare qualsiasi, ma la sequenza di molte immagini ci dà l'informazione mancante per ricostruire, con materiale assolutamente originale, ciò che non si ha. D'altronde il lettore si accorgerà che, a parte il nostro "restauro", nell'insieme dei testi di Bordiga c'è assai più informazione di quanta ne appaia dalla semplice somma dei paragrafi.

Rivista n. 15-16