Relatività, determinismo e concezione "monistica" del mondo

Alle piccole scale, la materia ha un comportamento molto diverso che alle grandi scale. Ci chiediamo dunque: alle piccole scale che cosa è paragonabile alla gravitazione? Per adesso non esiste una teoria quantistica della gravitazione. [Ma] vorrei insistere sui caratteri comuni fra la legge della gravitazione e altre leggi. In primo luogo la sua espressione è matematica, come per altre; in secondo luogo non è esatta, cosa che vale per tutte le leggi che conosciamo. Può darsi che questa sia una proprietà della natura, la quale non utilizza che i suoi fili più lunghi per tessere i suoi motivi. Di conseguenza, ogni sua più piccola parte rivela la struttura dell'arazzo intero.

Richard Feynman, La loi de la gravitation.

Nel 2005 la teoria della relatività compie cento anni e ne sono passati cinquanta dalla morte del suo maggiore artefice, nel 1955. Amadeo Bordiga scrisse in quell'occasione un piccolo saggio, Relatività e determinismo, in morte di Albert Einstein. Vogliamo qui brevemente ricordarlo proprio perché tratta del confine tra la conoscenza d'oggi e quella futura, liberata dall'ideologia borghese.

Arrestato dalla polizia fascista, Bordiga aveva studiato la teoria della relatività nel 1926, in carcere a Palermo, mentre era in transito per il confino di Ustica. Nel secondo dopoguerra aveva ripreso le questioni di fisica nell'ambito di un lavoro generale sulla teoria della conoscenza, schierandosi decisamente per una concezione anti-dualistica del continuum in scienza. Si poneva così contro la "scuola di Copenhagen", basata sul dualismo onda-particella, la cui metafisica fu definita da alcuni dei suoi stessi seguaci un "ritorno ad Aristotele".

Per i comunisti è fondamentale difendere la concezione unitaria del mondo contro quella a frammenti del riduzionismo specialistico perché ne discendono conseguenze a proposito della concezione sociale. Non vi può essere contraddizione, infatti, fra le leggi che regolano il mondo fisico e quello sociale, perché anche il mondo sociale è natura, materia che si differenzia dal mondo minerale e vegetale solo in quanto organizzata diversamente. Ciò non significa che il riduzionismo in sé sia da rifiutare: nessun biologo oggi, ad esempio, potrebbe prescindere dallo studio della materia vivente a partire dalle molecole che la compongono. Lo stesso Marx dovette ridurre la complessità sociale capitalistica a categorie semplici, astratte, come la forza-lavoro e il valore. Ma è proprio a causa delle contraddizioni cui è giunta la scienza d'oggi che molti scienziati si pongono la domanda realistica se per caso esista – e perciò occorra cercare – un insieme di leggi semplici, una teoria unificatrice che stia a fondamento di tutta la fisica. Alcuni di essi estendono questa esigenza di unificazione a ogni branca della conoscenza legata ai fenomeni che oggi siamo abituati a veder raggruppati sotto il nome di "complessità".

È nota la proposizione-base del determinismo, espressa per la prima volta da Laplace mentre si stabilizzava la rivoluzione borghese: data la posizione e il moto di tutte le particelle dell'Universo in un dato istante, sarà data anche la loro posizione in un qualsiasi istante successivo nel tempo. La proposizione, per essere valida, doveva postulare una capacità di conoscenza infinita che potesse fissare lo stato del sistema e stabilirne l'evoluzione. Non esistendo questa intelligenza, non sarebbe stato possibile conoscere né le condizioni di partenza né quelle successive, ma ciò non avrebbe implicato una falsità dell'enunciato deterministico. La scuola dell'indeterminismo quantistico invece l'aveva dichiarato falso in via di principio.

La borghesia era passata dalla sua fase rivoluzionaria a quella conservatrice, e poi reazionaria, abbandonando le sue stesse certezze. Senza badare al fatto che Laplace aveva introdotto un infinito (che in scienza è sempre indice di un qualcosa di irrisolto), rinnegò poco a poco quello che chiamò "meccanicismo riduzionista" fino a riproporre, all'inizio del Novecento, le antiche forme filosofiche del dubbio, delle dicotomie fra oggetto e soggetto, fra realtà ed esperienza, fra uomo che conosce esprimendo idee e natura che farebbe da sfondo materiale impassibile. Così, al nascere della meccanica delle particelle, cui lo stesso Einstein aveva dato un contributo importante, c'erano già le premesse per una teoria anti-deterministica che ben presto si fece filosofia, peraltro vincente su tutti i fronti a causa dei grandi risultati empirici ottenuti. Einstein non fu d'accordo con questo approccio e cercò per tutta la vita una soluzione unificante senza riuscire a trovarla.

Il ragionamento su cui basò la propria ricerca fu squisitamente "monistico", come è scritto nell'articolo di Bordiga. Le leggi fisiche sono valide in ogni luogo e tempo, sulla Terra e nell'angolo più remoto dell'Universo, un milione di anni fa e fra un milione di anni. Non c'è modo, sulla base delle conoscenze attuali, di supporre qualcosa di diverso. La scienza oggi rifiuta un mondo a leggi variabili. Senza un qualche principio di invarianza, che in questo caso i fisici chiamano simmetria, negherebbe addirittura sé stessa. Einstein sostenne a spada tratta che non poteva esservi dicotomia fra le leggi del mondo macroscopico, deterministiche, e quelle del mondo microscopico, presunte indeterministiche. Per la semplice ragione che non sono due universi distinti: il primo è fatto del secondo.

Al tempo dell'articolo in morte di Einstein la polemica era ancora forte e le questioni "filosofiche" avevano un grande peso, tanto che un fisico americano fu vittima del maccartismo e perse il lavoro per aver sostenuto un modello deterministico a variabili nascoste. Oggi si tende a minimizzare l'importanza della nostra imperfetta conoscenza sulla materia; si utilizzano le teorie così come sono, raccogliendone i frutti senza preoccuparsi per una coerente conoscenza delle leggi soggiacenti. La maggior parte dei fisici non interpreta più il principio d'indeterminazione in modo metafisico, lo considera come semplice impossibilità di conoscere allo stesso tempo posizione e quantità di moto delle particelle nell'ambito di un sistema comunque ritenuto del tutto deterministico. In fondo, al di là del supposto dualismo onda-particella, anche nel mondo macroscopico vale una specie di indeterminazione: ad esempio non posso misurare la mia velocità con una precisione superiore ai miei tempi di reazione nel premere il pulsante del cronometro.

Accantonato lo scoglio filosofico, la questione rimane tuttavia aperta: la teoria del continuo (relatività) è ancora incompatibile con quella del discreto (meccanica quantistica). In entrambe i calcoli portano a degli infiniti che, come abbiamo visto, sono indice di errore. Pur essendo ognuna di grande potenza per il proprio campo, non possono coesistere: o una delle due è sbagliata, o sono sbagliate entrambe, dato che, in quanto incompatibili, non possono essere entrambe corrette.

Bordiga non opta per una teoria contro l'altra. Riconosce in quella della relatività – entro i limiti ammessi dallo stesso Einstein – un nesso con la teoria marxista della conoscenza. Ma riconosce anche le acute soluzioni della meccanica quantistica, di cui rigetta soltanto la pretesa filosofica di tradurre la materia in un'idea di materia. Soprattutto ribadisce che, dietro all'apparente freddezza di formule ed enunciati, Einstein ha fatto saltare per sempre il mondo del dualismo fra materia ed energia, fra materia e spirito, fra corpo e pensiero. Lo colloca nella stessa scuola che ha contribuito a potenziare la nostra concezione unitaria, monistica, di specie e non di individuali genialità; che ha contribuito all'affermarsi di una nuova teoria della conoscenza, oggi latente, in attesa che la rivoluzione la liberi del tutto.

Come diceva il fisico Richard Feynman, non è grave se non sappiamo che cosa sia la teoria della relatività in situazioni ordinarie. Ma "la nostra intera concezione del mondo deve essere cambiata quando sappiamo che cambia anche di poco la massa col variare della velocità. Questa è la vera particolarità delle idee che stanno dietro alle leggi. Anche un piccolissimo fatto a volte richiede un profondo cambiamento nel nostro pensiero" (Feynman, The Feynman Lectures).

Letture consigliate

  • Amadeo Bordiga, Relatività e determinismo, in morte di Albert Einstein, 1955, presente sul nostro sito all'archivio storico.
  • Richard Feynman, "La loi de la gravitation, un exemple de loi physique", in La nature de la Physique, Èditions du Seuil, 1980.
  • Richard Feynman, The Feynman Lectures on Physics, Addison-Wesley Publishing, vol. 1, pag. 1.2).
  • Scienza e rivoluzione, Quaderni di n+1, 2002.

Rivista n. 18