Con Bordiga non riusciranno a fabbricare la solita "icona inoffensiva"

Il gruppo Lotta Comunista s'è accordato con la Fondazione Amadeo Bordiga e ha pubblicato Struttura economica e sociale della Russia d'oggi, una raccolta di articoli dello stesso Bordiga ma pubblicati anonimi dal 1955 al 1957. Non essendovi alcun bisogno di accordarsi con chicchessia e tantomeno di versare denaro per pubblicare un lavoro apparso su di un periodico mezzo secolo fa, tali accordi sono assai indicativi sulle manovre intorno alla recente "riscoperta" del grande rivoluzionario. Della strana fondazione a lui dedicata, ma nei fatti operante contro di lui, abbiamo già detto più volte. Aggiungiamo solo che un altro gruppo, Programma Comunista, che fu promotore entusiasta di detta Fondazione, ora si mostra indignatissimo, incurante del ridicolo, per quella che chiama "borghesissima iniziativa editoriale".

È noto come Bordiga considerasse il proprio lavoro parte di quello collettivo, patrimonio del partito storico, e rifiutasse perciò di riferirlo solo a sé stesso. È forse meno noto che Lotta Comunista concepisce il partito, il comunismo, la rivoluzione e il futuro dell'umanità in modo diametralmente opposto a quello di Bordiga. Ciò risulta evidente dalla premessa al libro, dove si ripetono contro Bordiga i soliti luoghi comuni che furono cari agli stalinisti. Come nel caso della sputtanata Fondazione, occuparsi di Bordiga contro Bordiga può risultare assai controproducente per l'operatore. Nemmeno Lenin riuscì a neutralizzare il coriaceo Amadeo, ci volle una controrivoluzione. Figuriamoci cosa possono fare i piccoli battilocchi di oggi.

Nel 1966, Bordiga vivente, era già comparsa un'edizione di Struttura, anch'essa curata da personaggi che nulla avevano a che fare con il contesto di partito in cui erano nati i saggi sulla Russia. Ecco, in un collage di lettere, come egli commentò la pubblicistica estranea al lavoro pratico di restaurazione teoretica come base del futuro partito:

" Non solo non ho a che vedere con lo smercio bottegaio del libro, ma nemmeno colla sua preparazione: non è stata fatta dal mio partito e questo non vi avrebbe apposto il mio nome. Si tratta di qualche fessacchiotto che ha animo piccolo borghese di lustratore di scarpe, e come piccolo borghese vive di espedienti truffaldini. Lascio perdere l'episodio, e la stessa indifferenza accoglie l'uso, il non uso e l'abuso del mio nome anagrafico. Il punto vitale è ben altro. Nell'ambiente borghese la diffusione delle idee stampate non segue il gioco dell'offerta e della domanda, ma segue le influenze capitaliste di classe. Quale che sia l'editore commerciale, il vile compromesso moderno soffocherà sempre la manifestazione di tesi che insultano il prete, il padreterno, la democrazia, la libertà e valori simili, sacri per l'enorme maggioranza. Che abbiano o no il nome di Amadeo, il raggio di diffusione di pubblicazioni stampate sarà ridotto perché la curiosità di strati ristretti non sarà mai capace di rompere la cappa di piombo del conformismo, e ne uscirà ancora meno un beneficio che possa servire di mezzo per resistere alla schiacciante superiorità del nemico".

Ed ecco il commento che Bordiga pubblicò quando vi fu il tentativo di "creare" un partito per aggregazione di forze eterogenee, presenti anche i padri dell'attuale Lotta Comunista:

"Il partito, ucciso da trent'anni di avversa bufera, non si ricompone come i coktails della drogatura borghese. Un tale supremo evento non può che essere posto alla fine di un'ininterrotta unica linea, non segnata dal pensiero di un uomo o di una schiera di uomini, presenti 'sulla piazza', ma dalla storia coerente di una serie di generazioni" (1956).

Rivista n. 25