Mutazioni promettenti

Nella riunione di giugno [quella che pubblichiamo in questo numero, ndr] si è descritto il processo di maturazione dell'organo politico come un processo di tipo naturale. Volevo chiedere se questo poteva essere sinonimo di continuità programmatica. Mi spiego: è stato esposto il fenomeno della formazione degli organismi parlando di biforcazione evolutiva di specie mutanti. Potremmo noi essere considerati come una specie mutante che però conserva una qualità, cioè il filo del tempo programmatico? Immagino che quando si diceva "processo naturale delle rivoluzioni" ci si riferisse specificatamente a Marx che usa questa espressione proprio sottolineando che il comunismo non è un fatto politico. Si sa che scrivendo a Engels egli cita il lavoro di Darwin, e l'un l'altro si confermano che questi stava formulando in campo biologico le stesse teorie che loro stavano formulando in campo sociale. Quindi nell'accezione di Marx il processo rivoluzionario come processo della natura dovrebbe essere inteso in questo senso: esiste un processo evolutivo col quale la natura conosce se stessa e si trasforma. Troviamo una conferma nei Manoscritti del 1844 nella parte che riguarda l'uomo-industria. Là dice se ben ricordo che il divenire dell'uomo in simbiosi con l'industria è la vera antropologia dell'uomo. Quindi siano dei mutanti non solo in senso biologico ma in senso sociale e materiale, nel senso proprio della parola, che evolviamo insieme con la materia da noi trasformata con la produzione.

 

Non lo diceva solo Marx. Elisée Réclus, un grande geografo anarchico, diceva che l'uomo non è altro che un espediente della natura per darsi memoria e intelligenza. Abbiamo fatto un lavoro su Il gesto e la parola di Leroi-Gourhan e anche questo autore sostiene che l'uomo evolve biologicamente con la natura, la quale comprende l'enorme realizzazione di strutture artificiali in cui l'uomo vive e che adopera per vivere e riprodursi. Il processo di formazione dell'organo politico non può che essere in sintonia col resto. C'è quindi continuità programmatica, perché il filone storico cui ci colleghiamo non è scomparso, fa parte di questo mondo.

Nella riunione citata sono stati utilizzati testi di illuministi francesi e altri potrebbero essere parimenti citati come in una linea evolutiva "punteggiata" da rivoluzioni, come diceva l'evoluzionista Gould. Ma chi può escludere Leonardo, Galileo o Bacone che Marx indica come uno dei padri del materialismo? Per noi una grande biforcazione programmatica sulla linea evolutiva del partito storico è avvenuta verso la metà degli anni '20 del secolo scorso e tracciamo una separazione fra il "mostro promettente" e il dinosauro destinato all'estinzione. Crediamo che tutto questo sia molto importante, perché se si pensa che il processo rivoluzionario sia un qualcosa che riguarda solo il pensiero e l'azione "voluta" degli uomini senza badare al processo evolutivo naturale, c'è il rischio di cadere nell'utopia con la sua proposta di modelli cui l'umanità dovrebbe adeguarsi.

E a questo proposito, bisogna constatare che anche i modelli utopistici si sono evoluti. Ci sono ancora oggi autori che "inventano " utopie politiche o ucronie letterarie, ma gli utopisti veri, quelli quasi contemporanei di Marx ed Engels erano ricordati con simpatia da quest'ultimi. Owen, Saint Simon e Fourier non erano già più utopisti nel vero senso della parola ma critici realistici di questa società. Basti pensare alle realizzazioni pratiche e organizzative di Owen o alla satira feroce di Fourier contro i "civilizzati" nemici della società di Armonìa.

Rivista n. 26