Realtà, utopia, modelli e simulazioni

A proposito degli articoli pubblicati sul n. 34, si rimane un po' perplessi di fronte a modelli sociali del tutto descrittivi e però, nello stesso tempo, emergenti dal profondo della realtà capitalistica in movimento verso un'altra forma di società. Utilizziamo questo termine "realtà" come se fosse in contrapposizione con un qualcosa che reale non è, mentre in effetti, senza scomodare la filosofia, tutto quello che esiste e succede è reale. Più di una volta voi stessi avete utilizzato l'esempio: esiste Paperino? Sì, esiste, è disegnato su carta o altro supporto, stampato e distribuito, venduto per realissimo denaro il quale serve a ripetere il ciclo di disegno e stampa in modo da avere più denaro ancora. Paperino è una merce e per essere tale deve esistere, soddisfare un bisogno reale, che sia dovuto allo stomaco o all'immaginazione è lo stesso, come dice Marx nelle prime pagine del Capitale. Il movimento peer to peer è certo più reale del Venus Project, e anche il realismo socialista, pardon, il tentativo russo di pianificare l'intera società fu più reale delle fabbriche democratiche e partecipative immaginate da alcuni. Dunque vi sono diversi gradi di realtà? Sembrerebbe di sì, se ammettiamo la realtà di Paperino. Di fatto, però, per giungere al modello realizzato, alla non-simulazione, alla red plenty platform funzionante come il supercomputer di Wal Mart, occorre un passo squisitamente politico. È qui che casca l'asino: nessuno degli ingegnosi progettisti di società future ci mostra il realissimo percorso per giungervi. E, classicamente, non è pensabile chiedere semplicemente alla borghesia di scansarsi perché il suo tempo è finito e tocca a noi.

 

Non è strano che anche i borghesi di questi tempi si stiano interrogando sulla realtà. E ne confessano i motivi: la crisi attuale sarebbe dovuta a una separazione fra la realtà vera e quella virtuale. In pratica, mentre gli operatori economici si dedicavano alle varie attività con titoli derivati e altri strumenti "esotici", cioè appartenenti a una sfera ormai indipendente dalla soggiacente produzione di valore, le due sfumature di realtà si allontanavano fino a diventare incompatibili. Questa spiegazione ha il difetto di essere raffazzonata con il senno di poi, mentre ogni discorso scientifico sulla realtà, virtuale o meno, deve contemplare una conoscenza preventiva rispetto ai risultati che si vogliono ottenere con un certo metodo.

Questa conoscenza preventiva non è più contemplata nell'azione dell'umanità capitalista. Ovviamente sappiamo progettare una casa o un'automobile ottenendo con una certa precisione il risultato voluto, sappiamo fare esperimenti sull'atomo e verificare puntualmente ciò che aveva previsto la teoria, ma non sappiamo progettare una società priva dei mostruosi difetti di cui l'attuale trabocca, ad esempio non sappiamo nemmeno sfamare buona parte della popolazione del pianeta mentre l'altra si ammala perché supernutrita. Insomma, la realtà virtuale che avrebbe provocato questa crisi fa parte della realtà realissima di questo modo di produzione. È un suo prodotto. È una sua esigenza. Così, non è strano che la stessa realtà soggiacente, quella della produzione di merci e di plusvalore, quella che viene chiamata "economia reale" (come se ve ne fosse una irreale), produca progetti, modelli, scenari, che sembrano virtuali ma sono anch'essi realissimi.

Che gli uomini lo vogliano o no, le conoscenze si stanno amalgamando ed è vero che ci sarà una sola qualità nella conoscenza, una "sola scienza", è solo questione di tempo… rivoluzionario. Ciò ha provocato una ritirata della filosofia verso il dubbio, lo scetticismo, l'indeterminismo, la realtà come semplice interpretazione, tanto che qualcuno parla già da tempo di "morte della filosofia". Ma proprio per questo la realtà vera, non più interpretata dal pensiero debole, si affaccia con realizzazioni potenti: peer to peer: fatto; red plenty platforms: fatto; Venus project: realisticamente possibile con tutto ciò che si conosce nella società così com'è, quindi fatto. Questa è realtà non solo in marcia ma effettiva. Quanto può mancare per essere anche effettuale? Per produrre effetti sugli uomini affinché finalmente si liberino del capitalismo?

Rivista n. 36