Follia disumana

La nuova capitale della Cina si chiama Jing-Jin-Ji e avrà presto130 milioni di abitanti. Sì, avete capito bene, 130 milioni. Prima di ogni commento è necessario qualche numero: la nuova area metropolitana copre 100.000 chilometri quadrati e ingloba Pechino, il porto di Tianjin e l'intera regione del Hebei con tutte le attuali città. Pechino ha oggi solo 21 milioni di abitanti. Come dire Centocelle in rapporto a Roma. Non cerchiamo di immaginare una città unitaria come le grandi capitali del passato. In Cina queste megalopoli sono municipalità che raggruppano a grappolo città esistenti o in via di sviluppo. Ma perché questo gigantismo? Come organizzare la vita urbana di 130 milioni di persone in movimento continuo?

Gli esperimenti di giga urbanesimo condotti finora non lasciano intravedere sviluppi auspicabli, nemmeno per uno stato capitalista. Chongqing, la città al momento più grande del mondo, 30 milioni di abitanti, ha il più alto tasso di corruzione, criminalità e inquinamento mai registrato in una metropoli; a Pechino si muore di smog; Shenzhen, dirimpetto a Hong Kong, è un endemico focolaio di rivolte; Canton e Shanghai, rispettivamente a Sud e al centro della costa, sono in fibrillazione continua a causa degli indomiti distretti industriali. L'espansione urbana è causa ovunque di continue rivolte contadine. L'esuberante capitale cinese tende a bruciare le tappe nella corsa al superamento di tutto ciò che esiste, ma la frenesia di un capitalismo così feroce può incontrare limiti insormontabili.

Si dice che sarà tutto sotto controllo proprio perché si tratta di un progetto a massima pianificazione, in grado di realizzare servizi d'avanguardia basati sull'utilizzo di mezzi ultra-tecnologici. Sono previste decine di dorsali ferroviarie ad alta velocità, saranno costruiti canali navigabili, autostrade, ponti, metropolitane, aeroporti e tunnel di collegamento per evitare gli immani ingorghi attuali. Al momento8 milioni di pechinesi abitano ad almeno tre ore di strada dal lavoro. I vecchi si alzano all'alba per tenere il posto sui mezzi di trasporto per figli e nipoti che lavorano in città. Domani la nuova capitale sarà "verde", dice la propaganda, treni e metro da 300 Km/h decongestioneranno le strade, ma intanto oggi Pechino è la città più inquinata del mondo, ci si ammala con i polmoni bruciati dallo smog, il verde è sparito, la città antica pure, sostituita da palazzoni stile Stalin.

Ma perché maidomani non dovrebbe succedere quello che succede oggi? Quale mente bacata può aver pensato di dominare le forze centripete che 130 milioni di persone eserciteranno sul tessuto urbano? Nessuna mente dietro a questo disastro annunciato, solo capitale. Una volta varato un piano così mostruoso, l'energia finanziaria per mantenerlo in moto sarà amplificata dall'universale speculazione, cui parteciperanno in prima persona proprio coloro che del piano si sono fatti promotori. È sempre successo che durante le crisi la salvezza arrivasseattraverso i capitali immobiliari. Questa volta potrebbe non essere vero: si è costruito molto in Cina negli ultimi venti o trenta anni; le case possono assorbire valore da mettere in parcheggio, ma non lo si può fare troppe volte e per di più a cicli ravvicinati. Una super-città da 130 milioni di abitanti, fondata sul mito delle tecnologie salvifiche, modello per il resto della Cina, avrà bisogno di fiumi d'acqua, montagne di cibo, quantità enormi di energia; ci saranno le cittadelle del potere, scuole, fabbriche, caserme, edifici pubblici e si produrranno quantità enormi di rifiuti. Un barile di polvere sociale con la miccia accesa.

Rivista n. 38