Coppi, Bartali e le vaccinazioni

Al Bar Sport si dibatte: Coppi o Bartali? Esiste un criterio oggettivo per stabilire chi è il migliore? Bisognerebbe controllare qualche centinaio di parametri rilevabili, la capacità polmonare, lo stato del cuore, l'assimilazione del cibo, i dati statistici delle corse effettuate in determinate condizioni. Bisognerebbe prendere misure per gli stessi fenomeni e con gli stessi vincoli. Niente di tutto questo avviene: si preferisce l'uno o l'altro senza prove.

Al Bar Sport si dibatte anche sulla spinosa faccenda delle vaccinazioni. Siccome l'abitudine è consolidata, i criteri sono gli stessi. Ci si schiera da una parte o dall'altra in base a manifeste preferenze soggettive, cioè opinioni. Lo scontro reazionario sulle vaccinazioni in massa mette in ombra il vero problema: dovremmo preservare la salute, non correre ai ripari per cercare di guarire le malattie. Al Bar Sport l'irrazionale è di casa. Vaccinazione di massa, vaccinazione responsabile o niente vaccinazione? La vaccinazione di massa è prevenzione interessata, la non vaccinazione è dar libero corso alla natura in una società che di naturale non ha niente, la vaccinazione cosiddetta responsabile è una scemenza perché non si può lasciare la scelta a un individuo in un campo che ne coinvolge sette miliardi.

Qualcuno dice che i vaccini sono tossici e comunque dannosi, ma nessuno ha mai lanciato crociate contro i 40 milioni di morti all'anno per malasanità (dato università di Toronto). I vaccini, si dice, sono un business per Big Pharma, come se l'immane mercato dell'alternativismo fosse in mano a un ente filantropico. La vaccinazione di massa sarebbe d'altra parte una pratica scientifica in quanto determinata in base a esperimenti, protocolli, statistiche, eccetera. Balle. La scienza di quest'epoca produce risultati che sono immediatamente asserviti alle esigenze del capitale. Se non fosse così, aprirebbe alla ricerca e alla sperimentazione discipline millenarie che oggi sono lasciate per il 99% in balìa di ciarlatani. Scientismo contro New Age, zero a zero.

Così si dimentica, a destra e a manca, che la scienza non è aggettivabile, non è né borghese né proletaria, è il livello di conoscenza raggiunto in una determinata epoca. Altrimenti sarebbe sciocco parlare di "socialismo dall'utopia alla scienza" o di "metodo scientifico marxista". Semmai la borghesia impedisce l'avanzare della scienza sclerotizzando i risultati raggiunti, imponendo i suoi standard interessati, trascurando nuovi orizzonti a favore delle accademie, per loro natura conservatrici. La borghesia non sa se è bene vaccinare o meno, non sa se l'omeopatia ha qualche fondamento o se la medicina ayurvedica è una truffa plurimillenaria. Sa solo che cosa è per lei conveniente fare. Ma a questo dato di fatto non si può opporre un'opinione.

Rivista n. 42