Fine della preistoria umana

Nella prefazione a Per la critica dell'economia politicaMarx delinea la grande periodizzazione che inserisce nella preistoria tutte le società umane esistite, fino al capitalismo compreso. Quelle considerazioni vanno lette insieme all'altra, analoga, sul passaggio dal regno della necessità a quello della libertà:

"Di fatto, il regno della libertà comincia soltanto là dove cessa il lavoro determinato dalla necessità… La libertà in questo campo può consistere soltanto in ciò, che l'uomo socializzato, cioè i produttori associati, regolano razionalmente questo loro ricambio organico con la natura, lo portano sotto il loro comune controllo, invece di essere da esso dominati come da una forza cieca; che essi eseguano il loro compito con il minore possibile impiego di energia e nelle condizioni più adeguate alla loro natura umana e più degne di essa. Ma questo rimane sempre un regno della necessità. Al di là di esso comincia lo sviluppo delle capacità umane, che è fine a sé stesso, il vero regno della libertà, che tuttavia può fiorire soltanto sulle basi di quel regno della necessità." (Il capitale, Libro III).

Il regno della necessità è quello in cui l'uomo è completamente soggetto alle determinazioni della natura, il regno della libertà quello in cui l'uomo progetta la propria esistenza e la rende completamente consapevole del proprio futuro. Un'estensione del concetto la troviamo nella Sinistra Comunista "italiana" che, in uno schema eloquente, mostra le varie determinazioni che vanno dal livello sociale caotico degli individui agenti egoisticamente, al livello della polarizzazione che dispone le classi su fronti opposti; per cui si forma organicamente il partito della rivoluzione, l'unico in grado di trasformare le determinazioni elementari dovute ai bisogni in determinazioni orientate a influenzare il futuro. Detto in altri termini, un'applicazione di volontà derivante dalla sintesi tra partito storico e partito formale.

Tutto ciò è stato analizzato dalla Sinistra sul piano dell'evoluzione dei sistemi sociali e del loro trascendere dal comunismo originario a quello sviluppato attraverso l'affermarsi del regno della necessità fino all'ultimo sistema sociale "preistorico", il capitalismo. Il lavoro è fissato in un volume, da noi pubblicato, che raccoglie alcuni articoli sulla Dottrina dei modi di produzione (questo è il titolo) e una prefazione in cui affrontiamo soprattutto l'importanza della notazione nn+1 (transizione da… a…), la stessa che ha dato il titolo alla nostra rivista.

Quello stesso lavoro è stato da noi continuato tenendo presente il metodo che i nostri vecchi compagni definivano "dei semilavorati", che andavano a concatenarsi nel tempo giungendo a una forma sempre più precisa. Abbiamo quindi affrontato il tema delle grandi transizioni cercando di rendere evidente il passaggio dal regno della necessità a quello della libertà attraverso una modellazione storica delle varie fasi che, nell'affacciarsi al mondo, non ci hanno fatto il piacere di seguire un ordine spazio-temporale. Si sono cioè presentate in forme arcaiche in tempi recenti o in forme assai perfezionate in tempi antichissimi.

Anche noi non abbiamo seguito un ordine spazio-temporale preciso, per un motivo che ci è parso importante: abbiamo lasciato per ultima la transizione dalle società comunistiche a quelle classiste e proprietarie perché rappresenta la simmetria con la divisione fra società classiste e proprietarie e società comunista sviluppata. Il lettore troverà i primi quattro capitoli di questa storia di transizioni, nei numeri 26, 27, 28 e 35 di questa rivista: "Struttura frattale delle rivoluzioni", "La prima grande rivoluzione", "Modo di produzione asiatico?" "L'Italia nell'Europa feudale".

Rivista n. 45